Rifugiati nel mondo, il rapporto dell'Unhcr: «paesi in via di sviluppo accolgono di più» - Diritto di critica
Colpo di spugna all’idea che a farsi carico dei rifugiati siano soprattutto i paesi industrializzati del ricco nord del mondo: ad accogliere il maggior numero di persone sradicate dalla loro terre nel 2010 sono stati i paesi in via di sviluppo. A renderlo noto è il rapporto statistico annuale Global Trends 2010 stilato dall’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (Unhcr) e pubblicato lo scorso 20 giugno, secondo il quale i 4/5 dei rifugiati nel mondo lo scorso anno sarebbero stati accolti da paesi del terzo mondo: un trend a cui si affiancherebbe da parte degli stati più avanzati un atteggiamento sempre più ostile verso chi è costretto a lasciare la propria terra e cercare protezione in un altro stato.
«Assistiamo al giorno d’oggi a preoccupanti rappresentazioni dei rifugiati e del paradigma della protezione internazionale – ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres – La paura di una presunta invasione di rifugiati nei paesi industrializzati è fortemente esagerata o erroneamente associata alle questioni migratorie. Nel frattempo, sono i paesi più poveri a farsi carico dell’onere». Nello specifico, ad ospitare oggi il maggior numero di rifugiati (1.9 milioni, 1.1 milioni, e 1 milione) sarebbero Pakistan, Iran e Siria, ma il Pakistan risentirebbe anche del maggiore impatto economico della situazione, con 710 rifugiati per ogni dollaro pro capite del PIL. Impatto decisamente superiore rispetto a quello che invece ha il numero di rifugiati sulla Germania – primo paese industrializzato per l’accoglienza – che ne ospita 17 per ogni dollaro pro capite del PIL (per un totale di 594 mila). L’Italia, al contrario, accoglie invece un numero relativamente limitato di rifugiati (56 mila, meno di uno ogni mille abitanti) rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea.
Il Global Trends 2010 evidenzia come le persone costrette alla fuga dal loro paese a causa di guerre o persecuzioni siano in tutto il mondo 43.7 milioni: di esse, 15.4 milioni sono rifugiati (secondo la definizione stilata dalla Convenzione di Ginevra nel 1951, secondo cui sono rifugiate quelle persone che “temendo a ragione di essere perseguitate per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale od opinioni politiche, si trovano fuori del paese di cui hanno la cittadinanza, e non possono o non vogliono, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”), 27.5 milioni sono sfollati interni a causa di conflitti e circa 850 mila sono richiedenti asilo. Numeri forti, a cui si aggiungono anche le circa 15.500 domande di asilo presentate da minori – in particolare somali e afghani- non accompagnati o separati, oppure i dati – non considerati nel rapporto – relativi agli spostamenti forzati verificatisi nei primi mesi del 2011, ad esempio in Siria, Libano o Costa d’Avorio. E sempre per l’anno 2011, anche la Caritas – durante il convegno “MigraMed“, il coordinamento delle Caritas del Mediterraneo – sottolinea il crearsi di una particolare condizione completamente nuova, mai verificatasi in precedenza: per la prima volta nella sua storia anche la Tunisia, paese di emigrazione, si è trovata a fronteggiare un esodo di persone in fuga dalla Libia a causa della guerra.
Secondo l’Unhcr, una delle cause principali del perdurare della condizione di rifugiato è il prolungarsi dei conflitti internazionali, che hanno generato lo scorso anno il numero più alto di persone in esilio protratto (situazioni di esilio che, secondo la definizione dell’Alto Commissariato, durano da più di 5 anni) dal 2001 ad oggi: 7.2 milioni. «Il mondo sta abbandonando queste persone, – ha aggiunto ancora Guterres – che attendono inesorabilmente lo stabilizzarsi della situazione nel loro paese di origine, vivendo una vita in sospeso. I paesi in via di sviluppo non possono continuare a sopportare quest’onere da soli e il mondo industrializzato deve occuparsi di questa sproporzione. E’ necessario aumentare le quote di reinsediamento e accelerare le iniziative di pace dei conflitti di lunga durata, così che i rifugiati possano far ritorno nelle proprie case. Ogni rifugiato senza speranza – ha aggiunto infine – è un rifugiato di troppo».
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l’ipocrisia alla base di questo articolo, i dati volutamente non contestualizzato atti a voler far sembrare cose che in realtà stanno diversamente mi fanno rabbrividire.
cosa cambia tra rifugiato e immigrato?? morire per la guerra non mi sembra peggiore che morire di fame. l’Italia è già stracolma di immigrati, basta! se la vostra idea è quella di accogliere tutti beh.. teneteveli! portatevi a casa vostra chi spaccia, ruba, stupra, accoltella e non vuole integrarsi fomentando l’odio interreligioso e anzi, manteneteli pure a spese vostre! sapete quanti abitanti ha il Pakistan? quasi 1 600 milioni, e che sono 1.9 milioni di rifugiati per loro? in ogni caso se vi basate sui dollari è già di per sè un sintomo della vostra coscienza sporca nel dare dati, perché il reale valore di quel dollaro in quel territorio è completamente diverso dal valore che ha per noi e induce ragionamenti completamente sbagliati.
a casa mia basta extracomunitari!
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