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Diritto di critica | July 23, 2024

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Assolto a Roma il "piccolo Pinochet" Podlech. Era accusato dell'omicidio Venturelli - Diritto di critica

Assolto a Roma il “piccolo Pinochet” Podlech. Era accusato dell’omicidio Venturelli

La Corte di Assise di Roma ha assolto, a più di due anni dal suo arresto avvenuto in Spagna, Alfonso Podlech, l’ex militare cileno ritenuto responsabile della morte dell’italiano Omar Venturelli, nel lontano 1973. Venturelli, insegnante di pedagogia all’università di Temuco, nel sud del Cile, fu catturato dalla polizia del dittatore Pinochet e rinchiuso in carcere. Da lì non è più uscito.

Vittima come le migliaia di desaparecidos dei regimi militari sudamericani, Venturelli militava nell’associazione “Cristiani per il socialismo”, che aveva sostenuto il socialista Salvator Allende, e anni prima era stato sacerdote, poi sospeso dalla sua funzione per aver partecipato alle occupazioni delle terre da parte degli indios Mapuche. L’ex parroco difendeva strenuamente la causa delle minoranze etniche cilene.

Dopo quasi quarant’anni la sentenza arriva come una spada nel fianco dei familiari di Venturelli: Podlech è stato assolto dalle accuse di omicidio per insufficienza di prove, e da quelle di sequestro e torture per prescrizione dei termini. Assolto semplicemente, invece, dall’accusa di strage.

Inutili le parole di decine di testimoni giunti a Roma per confermare l’appartenenza di Podlech all’apparato repressivo del regime cileno. Un apparato che si è macchiato negli anni di crimini atroci e che ancora oggi non è stato del tutto svelato all’opinione pubblica. Al fianco di moglie e figlia di Venturelli, hanno chiesto giustizia per anni anche la nipote di Allende, e le centinaia di parenti delle vittime della dittatura. Maria Paz Venturelli, che aveva tre anni alla morte del padre, non si rassegna: «Aspetteremo le motivazioni, questo uomo ora torna libero e sappiamo che clima c’è in Cile, dove testimoni di questo processo sono stati messi sotto accusa».

Alfonso Podlech oggi ha 76 anni. A breve uscirà dal carcere e potrà ritornare in Cile (dove è già stato scagionato), per godersi, parole sue, «i pochi anni che mi rimangono nel mio Paese e in pace».

Sospettato per trent’anni della scomparsa di decine di persone nelle carceri cilene, l’ex militare era stato arrestato all’aeroporto di Madrid nel 2008, su ordine del giudice Balthazar Garzón, mentre tentava di raggiungere Praga. Poi la Procura di Roma era riuscita a condurlo in Italia e a farlo rinviare a giudizio.

Intanto proseguirà un’altra tranche dell’inchiesta sul “Piano Condor”, iniziato alla fine degli anni Settanta, una cospirazione internazionale dell’intelligence sudamericana per dare la caccia agli oppositori (anche di origine italiana) in qualunque Paese si fossero rifugiati. Tra gli indagati, più di cento esponenti dei governi e dei servizi di sicurezza di numerosi Paesi latini, come Argentina, Brasile e Perù.