Libia, solo la Cina guarda oltre il petrolio e punta alla ricostruzione

Tempo di spartizione per la guerra di Libia. A Parigi i “vincitori” Nato sgomitano e si contendono qualche barile di petrolio in più. Solo la Cina sembra capire che il bottino è un’altro: la ricostruzione. Ovvero un polo industriale a meno di 14 ore di nave dai nostri mercati. L’Impero di Mezzo si radica nel Mediterraneo, anche senza l’amico Gheddafi.

I volenterosi si preparano a riscuotere i crediti della guerra di Libia. Sarkozy invita tutti quanti a casa sua per discuterne, mettendo in chiaro che “chi tira la prima bomba meglio alloggia”. Gas de France-Suez ha già preparato le bozze di contratto da far firmare al Cnt, per garantirsi una buona fetta di terra libica da esplorare. Cameron sostiene le ragioni di British Petroleum con malcelata invidia del collega francese, mentre da noi Frattini lavora con impegno agli interessi di Eni. Tutti si preoccupano di avere più terra da trivellare o meno tasse sulle proprie concessioni.

Peccato che la torta vera, in Libia, non sia il petrolio. Per quanto la Libia ne abbia tantissimo (è la 5° potenza dell’Opec in termini di quantità), l’oro nero fa la fortuna di pochi e con molta fatica: costa estrarlo e soprattutto costa venderlo su altri mercati, visto che il paese ospitante ci fa una gran cresta sopra. Certamente le grandi compagnie petrolifere ne guadagneranno, ma che indotto si forma nel paese di origine? Nessuno o quasi.

La ricostruzione, invece, è un’altra cosa. Significa costruire strade, porti, industrie, pozzi, sistemi di irrigazione: significa, in sostanza, mettere le basi per una nuova economia. E farne parte. Chi paga tutto questo progresso civile? I paesi che hanno tanto voluto il petrolio: saranno loro (cioè noi) a finanziare il governo libico comprando a man bassa concessioni e barili di greggio.

I soldi andranno ai costruttori. In prima fila quelli cinesi. La China Railway Construction Corporation detiene da anni il monopolio delle linee ferroviarie di nuova edificazione, la China Civil Engineering Construction sta lavorando ad un mega progetto di irrigazione nel Sahara orientale; nel sudest del paese stanno sorgendo 5 nuove città dai cantieri del China Gezhouba Group. Non solo cemento, però: la China Communication Constrution e la Huawei Technologies stanno realizzando le infrastrutture per la telefonia mobile e fissa. Miliardi di dollari e 36 mila tecnici, portati in salvo già a febbraio.


Di Sirio Valent

Giornalista professionista, 25 anni, ho iniziato con una tesi sul tracollo del Banco Ambrosiano, braccio finanziario della loggia massonica P2, per la facoltà di Economia. Due stage nella redazione economica dell'Agenzia Italia e una breve parentesi dietro le quinte di Confindustria mi hanno aperto gli occhi sulla realtà quotidiana del cronista economico. Mi piace lavorare su questioni di geopolitica, macroeconomia e retroscena finanziari, difficili da spiegare in modo semplice ma fondamentali per capire la realtà dietro lo specchio.