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Diritto di critica | March 27, 2024

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Uniti contro il gigante cinese, il Giappone "benedice" i nuovi accordi dell'Asean - Diritto di critica

Japan's Prime Minister Shinzo Abe raises a toast with Brunei's Sultan Hassanal Bolkiah and other ASEAN countries' leaders during a welcome dinner of ASEAN-Japan Commemorative Summit in TokyoI Paesi del Sud-Est asiatico, con la “benedizione” del Giappone, hanno già fatto i propositi per l’anno nuovo. Riuniti a Tokyo per il meeting dell’Asean (la lega di cooperazione delle nazioni orientali), i capi di Stato hanno fatto fronte comune per provare a tener testa al gigante cinese. Una dichiarazione di intenti non troppo esplicita, ma confermata in realtà dagli accordi stipulati. Primo su tutti quello che i dieci Paesi aderenti all’associazione hanno siglato per «rafforzare e approfondire la cooperazione sui legami navali ed aerei, rinunciando ad ogni tipo di minaccia sull’uso della forza». In altre parole, unirsi per contrastare la politica sempre più aggressiva della Cina nel Mare cinese orientale e meridionale. L’annuncio, qualche tempo fa, da parte di Pechino di una nuova zona di difesa aerea aveva infatti suscitato le proteste di Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud.

E ora anche gli Stati dell’Asean (tra i quali le Filippine, Indonesia, Singapore e Thailandia) si preparano ad arginare il predominio commerciale e politico di Pechino. Dal summit è emersa la volontà e l’importanza di «mantenere pace e stabilità nella regione, promuovere la sicurezza marittima, la libertà di navigazione e di commercio, secondo i principi universalmente riconosciuti della legge internazionale». Un poco velato rimprovero alla prepotenza cinese.

Un nuovo incontro, questa volta tra i ministri della Difesa, è previsto nel 2014. Intanto però ad incassare una vittoria politica e diplomatica è il Giappone, il vero traghettatore del summit. Il Primo ministro Shinzo Abe ha dichiarato che vorrebbe «costruire per l’area asiatica del Pacifico un futuro rispettoso delle culture di ognuno, e un sistema economico basato sulle leggi, non sulla forza». Dopo anni di diffidenza da parte dei Paesi del Sud-Est asiatico, e visto il continuo crescere della potenza cinese, lo Stato nipponico torna così ad essere il “supervisore” di fiducia nella coalizione anti Cina e il mentore del progresso dei suoi vicini, forte anche di una miracolosa crescita economica del 1,4 per cento nel 2013. Non solo: a Tokyo stanzieranno nei prossimi cinque anni ben 2 trilioni di yen (più di 14 miliardi di euro) per l’assistenza allo sviluppo dei Paesi Asean, sviluppo nei settori sanitario, delle infrastrutture, nei trasporti e perfino progetti per una partecipazione più attiva delle donne nella società. Nell’ultimo anno esponenti del governo hanno fatto visita a tutti i dieci Paesi membri dell’Asean, a caccia di accordi e promuovendo investimenti privati da parte delle imprese giapponesi.

Ma l’argomento più spinoso è sempre quello della Difesa. Alla fine del meeting Abe ha sottolineato che «il clima riguardante la sicurezza è diventato molto più duro nell’Asia dell’Est, facendo sì che, intorno alla regione dell’Asean, le spese militari e il commercio d’armi abbiano registrato una tendenza alla crescita». Il riferimento è chiaramente alla Cina. E d’altra parte il Giappone non sta a guardare: dato che «Pechino ha intrapreso azioni pericolose che possono provocare imprevisti», come riferito dal Ministero della Difesa, il governo in carica ha annunciato l’aumento delle spese militari del 5 per cento da qui al 2109, un totale di 17 miliardi di euro per completare il riarmo nazionale, uno dei temi chiave del mandato di Abe.