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Diritto di critica | March 15, 2024

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Nucleare, dopo l'incidente francese torna l'ipocrisia italiana - Diritto di critica

Nucleare, dopo l’incidente francese torna l’ipocrisia italiana

EDITORIALE – L’emergenza francese è rientrata: non era un incidente nucleare bensì industriale. La grande ipocrisia italiana, dunque, può tornare sui tranquilli binari di sempre: continuiamo ad acquistare energia dall’atomo targato Parigi perché è essenziale fare in modo che i telefonini, le lavastoviglie, i condizionatori e tutto il ben di dio che abbiamo, pretendiamo e mettiamo in funzione – appunto – funzionino. Salvo poi – al prossimo incidente – lamentarci che il nucleare francese (e svizzero), da cui arriva il 75% dell’elettricità importata, ci fa paura. E che tutto va spento.

L’energia nucleare, dunque, ci piace – e tanto anche – fino al prossimo incidente, quando si invocheranno le sempiterne ma mai risolutive energie alternative. Già perché per la situazione in atto, con le energie alternative si andrebbe poco lontano. E il petrolio? Inquina e uccide nel silenzio in modo sconsiderato. E il carbone? Anche quello non è certo salutare e costringe i minatori cinesi a morire a decine nelle miniere. Eppure, finché il nucleare è a un tiro di schioppo dal confine – ma non proprio a casa nostra – e i minatori cinesi muoiono – ma non proprio a casa nostra – tutto va bene, tutto si accetta. Fino al prossimo incidente. Coerenza vorrebbe che per lo meno l’Italia smettesse di acquistare energia nucleare. Ma non avviene nemmeno questo. Anche perché si bloccherebbe l’intero Paese.

L’ipocrisia, però, si perpetua ogni giorno in cui ambientalisti e antinuclearisti restano in silenzio, salvo protestare “ad referendum”. La mobilitazione, invece, dovrebbe essere permanente (e non lo è, se non a parole). Anche perché in Francia un dossier  ha rivelato che ci sono almeno otto reattori a rischioA circa 250 chilometri dalla frontiera con l’Italia, inoltre, si trovano le sei centrali francesi di Phenix, la centrale di Marcoule, e quelle di Tricastin e Cruas, e in direzione nord, gli impianti di Saint-Alban, Bugey e Fessenheim (alcune di queste nell’elenco degli impianti non in linea con gli standard del dopo-Fukushima). In totale – in un raggio di duecento chilometri circa dal nostro territorio – sono oggi attive ben 27 unità nucleari. Tutti reattori regolarmente in funzione e su cui – salvo qualche raro borbottio – gli ambientalisti tacciono, sfruttandone a loro volta benefici e attività. Così come il resto del Paese fa ogni giorno. E non ci si illuda che le Alpi possano bloccare le radiazioni: è una favoletta per ingenui. Tutte le centrali sono a pochi passi da noi, sono nostre dirimpettaie.

Nell’Unione europea, invece, la situazione è addirittura peggiore. Se l’Italia ha rinunciato al nucleare pensando così di poter andare a dormire tranquilla, i reattori attivi nei 27 Paesi membri sono ben 160, 58 di questi nella sola Francia: ancora una volta a pochi passi da noi. In totale, nel mondo ad oggi lavorano 436 centrali nucleari, dislocate in 31 Paesi. E per non andare troppo lontano da casa, basti sapere che, oltre alla Francia, la Slovenia ha un reattore, il Belgio sette, la Svizzera cinque, la Germania 17, la Spagna otto, la Finlandia quattro, la Repubblica Ceca sei, l’Ungheria quattro, la Bulgaria due, l’Ucraina 15, la Svezia dieci, la Slovacchia cinque, la Lituania uno, mentre Parigi ne ha altri due in costruzione. Germania e Svizzera hanno detto di voler limitare il ricorso all’atomo, ma non certo da domani: nei prossimi quindici anni. E si sa che in 15 anni può accadere tutto e il suo contrario.

Comments

  1. paolo

    75% ? bugia

  2. Luca

    E rieccoci con questa storia dell’ipocrisia, che se ce l’abbiamo di la del confine tanto vale farlo anche da noi ecc.
    Gli Italiani hanno votato NO al nucleare (SI al referendum) perchè non si fidano della gestione del nucleare in Italia!
    Ma le case dell’Aquila, rase al suolo da un terremotino perchè fatte di sabbia, le grandi opere iniziate e mai finite, o finite in tempi biblici, rassicurano?
    Ogni giorno si sente di rifiuti industriali, pericolosi e tossici come l’eternit, sepolti nei campi dalla malavita e da imprenditori senza scrupoli, l’inchiesta per le innumerevoli navi cariche di rifiuti pericolosi fatte affondare nei nostri mari, vi fanno stare tanto tranquilli?
    Come le costruiamo le centrali? Quanto ci mettiamo? Quanto costano? Chi le controlla e gestisce? E le scorie?
    Sicuri che c’è un vantaggio economico per noi cittadini? Perchè io credo che anche con 50 centrali nucleari, la bolletta resterebbe invariata, o si alza forse, per ammortizzare le spese delle centrali, senza mai riabbassarsi (vedi le tasse sulla benzina per eventi datati 1935, mai tolte).
    L’ipocrisia non è cercare fonti alternative (se le rinnovabili non bastano, vanno incrementate, vanno portati avanti studi su altre fonti, invece di spendere 4 miliardi di € per una centrale, si devono investire in ricerca per nuove fonti, si deve obbligare ogni edificio a montare pannelli solari e migliorare l’efficienza energetica); l’ipocrisia è pensare che il nucleare (magari pulito e sicuro, ma non certo eterno) sia la soluzione nel lungo periodo.

    • franco

      Non hai capito. Indipendentemente dalle proprie opinioni sull’opportunità o meno del nucleare, coerenza vorrebbe che chi si oppone al nucleare in Italia si oponesse anche all’importazione di energia prodotta dalle centrali nucleari all’estero.
      Questo fin da subito, anche se le energie alternative non sono ancora pronte, perchè sennò vuol dire che per non fare rinunce accettiamo che il rischio sia dei Francesi, Sloveni, Svizzeri ecc.
      Questa è l’ipocrisia di cui parla l’articolo.

  3. Giacomo

    Per quale motivo adesso noi con “la situazione attuale” potremmo raggiungere utilizzando le rinnovabili solo 8-10%?
    Citate qualche fonte cazzo. Dato che la spagna è già al 30% (e quell’energia non è che sia qualitativamente inferiore a quella prodotta da una centrale nucleare! E’ la stessa, e di più)

    E quella italiana non è ipocrisia ma uno dei pochi evidenti casi di coscenza collettiva.
    Il punto non è che “esplodono” le centrali francesi” e ci friggono con le radiazioni. Gli incidenti di questo tipo accadono con una frequenza minima, anche se non per questo non vanno considerate.

    Si tratta invece di tutti quei micro incidenti, quelle tonnellate di acque radiattive, quei fumi dopo incendi che fanno aumentare in modo CERTO cancri e leucemie nelle zone prossime alle centrali.
    Per non parlare delle solite e ormai noiose tematiche dello smaltimento, della gestione in un paese così corrotto come il nostro e bla bla bla.

    Esattamente con che scopo avete scritto questo articolo?

    • Emilio Fabio Torsello

      Caro Giacomo,
      le energie alternative in Italia non copriranno mai l’intero fabbisogno nazionale. Per due motivi: la ridotta estensione del nostro territorio e la mancanza di un piano energetico nazionale capace di sostenere in modo vigoroso una progettazione di questo tipo. Gli interventi realizzati ad oggi sono spot, limitati a regioni o paesi che si attrezzano in modo autonomo.
      Di contro, il nostro Paese continua ad acquistare energia nucleare dall’estero. Coerenza vorrebbe che tutti scendessero in piazza quantomeno per chiedere al governo di smettere di approviggionarsi dalla Francia, dalla Svizzera e dalla Slovenia dato che – come scrive lei – un eventuale incidente ci friggerebbe tutti. E invece nulla di tutto questo: si protesta, si fanno referendum e la situazione resta esattamente come prima. Non un piano energetico, non una soluzione. In attesa del prossimo incidente o del prossimo blackout.
      Grazie per il Suo commento

      PERCENTUALE APPLICAZIONE ENERGIE ALTERNATIVE IN ITALIA – FONTE: GSE, GESTORE SERVIZI ENERGETICI
      Lombardia 17,4%
      Trentino-Alto Adige/Südtirol 14,6%
      Piemonte 11,4%
      Toscana 9,3%
      Veneto 7.1%
      Valle d’Aosta 4,6%
      Calabria 4,5%
      Puglia 3,9%
      Emilia-Romagna 3.8%
      Abruzzo 3,6%
      Campania 3,3%
      Friuli-Venezia Giulia 3,3%
      Sicilia 2,4%
      Lazio 2,2%
      Sardegna 2,2%
      Umbria 2,2%
      Basilicata 1,4%
      Marche 1,2%
      Molise 1,0%
      Liguria 0,6%

  4. Enrico

    Articolo parzialmente errato e fuorviante. La solita stampa PRO-ATOMO!
    Balle
    1) L’italia è morta senza il nucleare francese
    2) Dite pure che l’Italia prenda il 6% del fabbisogno energetico dal nucleare francese, anziche scrivere 75% della energia importata.

    Se acquistiamo energia nucleare, lo facciamo per CONVENIENZA: a noi costa poco più di niente, in quanto il vero costo lo sostengono i FRANCESI CON LA FISCALITA’ GENERALE (tasse militari su scorie). Produrla con il termoelettrico ci costerebbe di più.
    Abbiamo centrali per quasi 100GW di potenza e un buon 40% di potenza NON viene usata: se fossimo in crisi di approvigionamento elettrico non avremo NESSUN problema

    • Già, infatti nel 2006 siamo rimasti completamente al buio proprio perché NON avevamo bisogno dell’energia svizzera (proveniente dal nucleare): ci hanno tranciato i cavi oltrefrontiera e c’è stato un blackout NAZIONALE. Ciò detto: è talmente vero che a noi l’energia francese “costa poco più di niente” che tutti chiedevano il ritorno al nucleare anche e soprattutto per ridurre i costi in bolletta.

  5. Isa

    Tutti bravi a parole, come sempre. Date voi una soluzione.

    • La soluzione deve darla la politica e il Parlamento. Vengono eletti per governare il Paese.

  6. giggi

    Questo signore E.F. Torsello, evidentemente nostalgico dell’energia nucleare, continua a proclamare notizie ingannevoli, ad esempio del tipo:”… a noi l’energia francese “costa poco più di niente” che tutti chiedevano il ritorno al nucleare anche e soprattutto per ridurre i costi in bolletta.”
    Infatti è risaputo che la fornitura di energia francese avviene di notte quando in Francia la richiesta è bassa e dato che le centrali nucleari continuano a produrre (il fuoco nucleare NON si spegne) all’Italia non conviene importare energia e non produrla.
    Viceversa le centrali nucleari sono una scelta pericolosa, e insostenibile economicamente. I paesi sviluppati stanno progressivamente uscendo dal nucleare. Gli italiani hanno capito che tali investimenti sarebbero stati una decisione contro l’interesse di tutti per soddisfare gli interessi di poche lobby industriali.
    Evidenzio infine che In Italia esiste una potenza energetica istallata di 105 mila MW a fronte di un picco di 57 MW registrato solo nel 2007. Allora a cosa servirebbe il nucleare se non c’è richiesta e se l’investimento è onerossissimo ed anche estremamente pericoloso??!!

    • Il nucleare è un capitolo chiuso. Il Popolo si è espresso e i costi insostenibili di uno sviluppo nucleare in periodo di recessione sono stati ampiamente documentati. Grazie per il suo commento, buona giornata.