Accordo Usa-Taiwan per l’ammodernamento degli F16. E la Cina protesta

Tensione diplomatica e non solo tra gli Stati Uniti e la Cina dopo l’annuncio fatto dall’amministrazione Obama che offrirà un ‘pacchetto’ di aggiornamenti per la vecchia flotta di caccia F-16 e per l’addestramento dei piloti dell’aeronautica taiwanese. Il tutto, comprendente anche bombe intelligenti, missili teleguidati ad altra precisione (JDAM), uno studio di fattibilità per potenziare gli F-16, gli high tech radar (AESA) e strumenti per la guerra elettronica, sarà venduto per circa 5,85 miliardi di dollari. Tutto previsto da un accordo di qualche settimana fa; l’unica sorpresa è rappresentata dal costo dell’operazione: circa 1 miliardo di dollari in più rispetto alle previsioni iniziali.

Ora si attende solo il via libera del Congresso degli Stati Uniti, ma c’è già chi sostiene che il pacchetto sia di per sé insufficiente. Occorre, secondo i rappresentanti taiwanesi nell’Assemblea, un provvedimento che includa la vendita degli F-16 C/D (versioni avanzate). Una commessa che consentirebbe a Taiwan di difendersi da eventuali attacchi dall’aeronautica cinese e che darebbe una boccata d’ossigeno, in termini di posti di lavoro, al settore della Difesa statunitense. La Cina, dal canto suo, considera Taiwan parte del suo territorio e ha risposto con indignazione all’annuncio americano. Il ministro degli Esteri cinesi ieri ha convocato l’ambasciatore americano Gary Locke e il portavoce ha definito l’operazione “un’ingerenza estrema negli affari interni della Cina, che danneggia gravemente la sicurezza nazionale, il processo di unificazione, nonché le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, la pace e la stabilità nello stretto del Taiwan”.

Già nel 2010 la Cina ruppe le relazioni militari con l’America, dopo l’annuncio dell’accordo, e trascorse più di un anno (gennaio scorso) prima che il presidente cinese Hu Jintao si recasse a Washington per una visita di stato. In quel caso gli Stati Uniti, per circa 6,5 miliardi di dollari, vendettero carichi d’armi a Taiwan. Grande risalto, ora, è stato posto dai media cinesi sulla vicenda. In un’intervista al People’s Daily, il vice-segretario generale della Difesa Luo Yuan ha sostenuto che la Cina dovrebbe seguire l’esempio della Russia, che ha permesso di schierare missili nucleari a corto raggio lungo il confine occidentale dopo che gli Stati Uniti avevano proposto di sviluppare uno scudo missilistico in Polonia e Repubblica Ceca, a protezione dagli eventuali attacchi dell’Iran (poi messo da parte nel 2009).

Di Alessandro Proietti

romano, 28 anni, è giornalista professionista, iscritto all'Ordine dei giornalisti del Lazio. Mi sono laureato in editoria, comunicazione multimediale e giornalismo alla Sapienza. Ho collaborato con le redazioni “All News” e “Sport” di Radio Rai, con l’emittente televisiva 7 Gold. Nel 2007 ho conseguito un diploma di “Cinema e televisione” presso l’Ucla di Los Angeles. Ho collaborato, inoltre, con l’Agi nelle redazioni “Nazionale”, “Esteri” e “Olimpiadi 2008”. Nel 2009 ho fatto uno stage alla redazione romana della Gazzetta dello Sport e nel 2010 uno stage nella redazione giornalistica di RDS. Ho conseguito un diploma di “Dizione e fonetica”, con il doppiatore Rai Alberto Lori. Ho partecipato ai seminari di formazione annuali, nel 2008 e 2009, organizzati dalla Comunità di Capodarco e dall’agenzia Redattore sociale. Ho preso parte al seminario “Mass media, salute e Migrazioni”, presso l’ospedale Bambin Gesù. Mi interesso di sport, cronaca nera, cinema e sociale.