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Diritto di critica | October 6, 2024

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Revisione del processo Contrada: la Corte deciderà a novembre - Diritto di critica

Revisione del processo Contrada: la Corte deciderà a novembre


L’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, condannato nel 2007 a dieci anni di carcere per concorso esterno all’associazione mafiosa, ha ottenuto dalla Corte d’Appello di Caltanissetta la revisione del processo. Anzi no.

Dopo varie notizie d’agenzia e smentite da parte del Tribunale, di certo c’è solo una data: l’8 novembre, giorno della convocazione di Contrada dopo un’ulteriore richiesta di revisione inviata dal suo legale Giuseppe Lipera. Già due richieste sono state rigettate negli ultimi quattro anni. Tra poco più di un mese, quindi, la decisione definitiva. Anche se la Procura avrebbe già espresso un parere negativo in merito.

L’ottantenne Contrada, che sta scontando la pena ai domiciliari dal 2008 per motivi di salute, si è detto pessimista sull’esito della sua vicenda giudiziaria: «Sono frastornato – ha riferito per lui l’avvocato Lipera – è una cosa che mi sembra impossibile; il tempo stringe e la salute scarseggia, ma la speranza è l’ultima a morire».

L’ex poliziotto dell’antimafia, che negli anni Settanta ha diretto la Squadra Mobile di Palermo, è stato arrestato per la prima volta ben 19 anni fa, quando alcuni pentiti di Cosa Nostra, tra i quali anche Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo, lo accusarono di passare informazioni alla mafia e di aver consentito la fuga di latitanti come lo stesso Totò Riina, già vicino all’arresto nel 1981 e nel 1984.

Dopo più di due anni di carcere preventivo, la condanna da parte del Tribunale di Palermo, nel 1996. Poi l’assoluzione in appello, nel 2001, e l’annullamento della sentenza da parte della Cassazione, che l’anno dopo fa riaprire il processo. La condanna definitiva arriva nel 2007, ma a detta del legale di Contrada alcune cose non sono state sufficientemente esaminate.

Lipera ha depositato infatti, assieme alla richiesta di revisione, alcuni incartamenti a suo dire fondamentali per rivedere le accuse nei confronti di Contrada: alcune pagine del libro “Nel labirinto degli Dèi” del pm Antonio Ingroia e una consulenza psicologica che ritiene non conciliabili il carattere dell’imputato e la collusione con un sistema osteggiato tutta una vita, la mafia appunto. L’avvocato dell’ex poliziotto punta soprattutto sul libro di Ingroia, che in alcuni punti dimostrerebbe l’inattendibilità del pentito Vincenzo Scarantino, che aveva mosso accuse a Contrada durante gli interrogatori sulla strage di Via D’Amelio del luglio 1992, nella quale rimase ucciso il giudice Paolo Borsellino.

Proprio Scarantino è stato nuovamente sentito sul caso Contrada nel giugno scorso, e le sue dichiarazioni verranno considerate in vista dell’udienza dell’8 novembre.

Quel giorno l’avvocato di Bruno Contrada chiederà anche la citazione dei magistrati Alfredo Morvillo, Giancarlo Caselli e lo stesso Antonio Ingroia, come persone informate dei fatti.

Comments

  1. Francesco Spinelli

    La richiesta di riapertura del processo contrada è un fatto che rientra nella procedura penale. Quello che non invece non ci rientra è il travisamento della sentenza, cosa che è avvenuta con il processo Andreotti: con la complicità di quasi tutti i media e dirigenti politici, infatti la sentenza che ha riconosciuto Andreotti colpevole del reato di concorso esterno in associazione mafiosa, fino al 1980 mentre per il periodo successivo è stato assolto con la formula della insufficienza di prove è stata ribatata per cui Andreotti è stato assolto, punto. Come ebbe Pier Luigi Battista del Corriere.
    Nicola Mancino, per dimostrare che non ha incontrato Paolo Borsellino, ha usato le stesse parole chel Giudice ebbe a dire a Gaspare Spatuzza, in quale vedendolo tutto arrabbiato, agitato preoccupato- ” gli domanda :
    ” Dottore, ma che cosa ha! E lui, molto preoccupato e serio, mi fa che viceversa del Ministro si è incontrato con il Dott. Parisi e il Dott Contrada“ .
    Ecco Contrada dovrà finalemente spiegare che cosa successe in quell’incontro; cosa dissero a Paolo Borsellino di tanto grave per cui
    quando ritornò era arrabbiato, agitato preoccupato.