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Diritto di critica | April 15, 2024

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Governo tecnico, demagogia elettorale - Diritto di critica

Governo tecnico, demagogia elettorale

Scritto per noi da Enrico Ruffino

“Noi votiamo contro”, “l’Italia ha fallito: meglio la secessione”, “se Di Pietro non vota, vada per la sua strada”, “il parlamento ha perso la sua legittimità, convochiamo il parlamento padano”. Tutto a Montecitorio, tutto per riconquistare l’elettorato. Nel momento più difficile per l’Italia, i politici pensano già alle prossime elezioni e sfruttano il governo Monti per fare campagna elettorale.

La Lega ha iniziato da tempo scegliendo l’opposizione. Bossi ha fiutato l’occasione e da subito ha convocato il parlamento padano. E come se non bastasse ha invocato la secessione e promosso Maroni capogruppo alla camera perché, come vuole l’elettorato, è lui adesso l’uomo più popolare del partito: nei talk show è onnipresente, lancia proclami, detta il suo “no” a Berlusconi, sostiene che con la ricetta Monti non si esce dalla crisi.

Diversa la tattica di Berlusconi. L’ex premier non si espone più di tanto. Nell’ombra prepara la campagna elettorale e manda avanti Alfano: non aspetta il provvedimento ma il momento giusto per staccare la spina. E sebbene non lo dica vorrebbe fare opposizione in chiave elettorale.

Di Pietro, si sa, è uno storico oppositore e ha capito che fare opposizione adesso è conveniente. Non ci sta a sostenere questa manovra e annuncia di voler votare contro, allineandosi così all’elettorato che di aumento dell’età pensionabile non ne vuole proprio sentir parlare.

Nell’Italia della demagogia sembra che il Pd non si tiri indietro. Il partito di Bersani ha una doppia tattica: si pone come responsabile, così da far vedere che ha a cuore il Paese, ma non richiama all’ordine quel Fassina che la manovra proprio non la digerisce eppure, “ per evitare che il paese affossi, la vota”. Bersani, inoltre, sa benissimo che in questo momento è leader del primo partito Italiano e di certo non vuole farsi sfuggire l’occasione di salire a palazzo e Chigi. E allora, anche se offre piena collaborazione a questo governo, appena vedrà PdL e Lega in risalita, staccherà la spina. I ben informati ipotizzano anche una data: a febbraio il Pd scaricherà Monti.

Casini tace, sapendo di essere ogni giorno di più l’ago della bilancia.

In Parlamento, però, basta toccare il tassello sbagliato che da una grande maggioranza, si passa a una grande opposizione. L’Italia è ferma lì. Il governo di responsabiltà sembra proprio che stia diventando un governo di campagna elettorale.