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Diritto di critica | September 1, 2024

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Emergenza rifiuti, Strasburgo condanna l'Italia per cattiva gestione - Diritto di critica

Emergenza rifiuti, Strasburgo condanna l’Italia per cattiva gestione

Lo Stato non può costringere i suoi abitanti a vivere tra la spazzatura: lo ha stabilito la Corte dei Diritti dell’uomo di Strasburgo, condannando l’Italia per violazione del diritto alla salvaguardia della vita privata e familiare durante la cosiddetta “emergenza rifiuti” in Campania. Una condanna simbolica – non sono stati infatti riconosciuti risarcimenti o indennizzi – ma che ha reso ben chiara la posizione dell’Europa in merito all’atteggiamento assunto dal nostro Paese nella gestione della crisi della munnezza: in quel frangente le autorità italiane sarebbero state infatti incapaci di «assicurare il funzionamento regolare del servizio di raccolta, di trattamento e di eliminazione dei rifiuti».

Tutto è partito dal ricorso presentato da 18 cittadini di Somma Vesuviana, in Campania, alla Corte di Strasburgo, che ha riconosciuto loro la violazione del diritto alla salvaguardia della vita privata e familiare: non sono state quindi «cause di forza maggiore» ad impedire la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti dalle strade durante il periodo dell’emergenza – tra il 1994 e il 2009, anche se il picco massimo fu toccato nel 2007 – ma una cattiva gestione della problematica da parte delle autorità italiane. Tuttavia la Corte non ha riconosciuto ai ricorrenti il danno alla salute come era stato invece richiesto: secondo i giudici, infatti, non ci sarebbero risultati scientifici certi che testimonierebbero una correlazione tra l’emergenza rifiuti e l’aumento dei casi di cancro nell’area considerata.

«Viviamo un paradosso – ha affermato al riguardo il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, sottolineando una pesante eredità del passato per quanto riguarda la gestione dell’emergenza rifiuti-: noi siamo impegnati a risolvere i problemi della città ma paghiamo i disastri fatti da altri. Il nostro compito resta quello di superare i disastri, migliorare e convincere le istituzioni europee che la musica a Napoli è cambiata». Un parere condiviso anche dall’assessore all’Ambiente della Regione Campania Giovanni Romano, secondo il quale si sta proseguendo «sulla strada giusta. Sapevamo di aver ereditato un disastro. Siamo al lavoro per superare questo vent’anni di ritardi e inadempienze».

Soddisfatto della condanna è anche Stefano Ciafani, responsabile scientifico e vice-presidente di Legambiente, che in una nota l’ha definita «assolutamente condivisibile» e ha evidenziato la necessità di «mettere in campo una volta per tutte la giusta cura per risolvere l’emergenza rifiuti e contrastare le attività delle ecomafie», in particolare con l’estensione di un sistema di raccolta domiciliare a tutta la regione e la diffusione di politiche di prevenzione.

Sulla questione “munnezza” è intervenuto martedì anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che ha annunciato come entro lunedì prossimo sarà pronto il piano rifiuti per la Campania da presentare in Commissione Ue. Un incontro con il commissario europeo all’Ambiente Janez Potonik è invece previsto per il prossimo 25 gennaio. «Siamo riusciti a mettere insieme tutti – ha affermato Clini – e stiamo lavorando su un piano che comincia ad essere consistente. Cercare una qualità della vita migliore è un diritto di ogni cittadino. Il ministero, e io personalmente, siamo impegnati per dare agli abitanti del napoletano un ambiente più pulito».

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