La Francia taglia gli stipendi del governo e insegna ad essere un buon ministro - Diritto di critica
Il neo presidente francese Francois Hollande si è già buttato a capofitto nei delicati impegni internazionali che riempiono la sua agenda politica, ma ha fatto in tempo, alla prima riunione del nuovo governo (34 ministri, la metà esatta sono donne) a tirare fuori il coniglio dal cilindro. Come promesso in campagna elettorale, infatti, il capo dell’Eliseo ha annunciato la sua ricetta contro i costi della politica: taglio del 30 per cento per gli stipendi di ogni membro dell’esecutivo, dal Presidente fino ai sottosegretari. Al suo fianco il primo ministro Jean Marc Ayrault, preferito in questo ruolo alla leader del partito socialista Martine Aubry, che per protesta lascerà la coalizione alla fine delle prossime elezioni legislative di giugno.
Ma almeno per ora la “grana” Aubry passa in secondo piano di fronte alla decisione di Hollande, il cui stipendio scenderà dai 21 mila ai 14.900 euro lordi al mese, la stessa cifra che verrà guadagnata da Ayrault. Meno di 10 mila euro (9.940), invece, andranno ai ministri (prima ne percepivano 14.200). Per le due cariche principali sarà necessario preparare un progetto di legge, mentre per gli altri basterà un decreto varato dal governo stesso.
La scelta, intrapresa per mostrare ai francesi esasperati un’azione concreta in tempi di crisi, va in controtendenza con il precedente governo Sarkozy, che aveva addirittura aumentato i compensi del 170 per cento appena insediatosi. Immediato comunque il commento del partito popolare dell’ex presidente, che ha definito la mossa come «imbroglio e demagogia», puntando il dito contro l’aumento dei ministeri, 14 in più rispetto al 2007: «La realtà è che questo esecutivo verrà a costare molto di più per i contribuenti – ha dichiarato il segretario dell’UMP, Jean-Francois Cope – ai ministri bisogna aggiungere infatti anche tutte le decine di colleghi che li affiancheranno». È importante però precisare che nell’ultimo periodo il gruppo di lavoro di Sarkozy contava 31 persone, tra membri del governo e sottosegretari, quindi poco meno del numero attuale.
Polemiche interne a parte, il socialista Hollande è andato diritto alla meta, e dopo aver distribuito ai suoi un codice etico per chi fa politica, ha varato una sorta di “carta deontologica” per combattere quei conflitti di interessi mal digeriti dagli elettori francesi. In essa si evidenziano i doveri e i comportamenti da osservare quando si diventa ministro: no agli sprechi, ai doppi mandati e agli inviti per vacanze o soggiorni; e ancora non favorire in alcun modo i propri familiari, non accettare regali oltre i 150 euro, usare con parsimonia e solo per effettiva lontananza l’aereo, rispettare rigorosamente il codice della strada quando si viaggia con l’auto di servizio, affidare azioni di borsa e portafoglio investimenti ad un gestore esterno. Tutti provvedimenti che dovrebbero essere scontati e ovvi, ma che hanno richiesto la firma su un documento scritto ufficiale.
«Siamo qui non solo per gestire il Paese – ha commentato il ministro per i diritti delle donne Vallaud-Najat Belkacem – ma per riformarlo e superare i privilegi. Vogliamo migliorare la vita del popolo francese». Speriamo che il governo italiano prenda nota.
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speriamo…
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Non è chiaro. Nel governo Sarkozy erano in tutto 31 contando i sottosegretari, che adesso quanti sono? E cosa vuol dire esattamente “Nell’ultimo periodo”? A quanto ammonta effettivamente il risparmio?
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