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Diritto di critica | May 8, 2024

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Il governo di Gheddafi annuncia: "basta petrolio all'Italia". Poi l'apertura a Francia e Stati Uniti - Diritto di critica

Il governo di Gheddafi annuncia: “basta petrolio all’Italia”. Poi l’apertura a Francia e Stati Uniti

Basta petrolio all’Italia. Le autorità libiche hanno annunciato la fine della loro cooperazione energetica con il nostro Paese. Data la partecipazione dell’Italia alle operazioni Nato, in futuro il governo di Gheddafi non concluderà più accordi con l’Eni, i cui investimenti nel settore petrolifero libico sono stati stimati intorno ai 30 milioni di dollari.

Contro l’Italia ma prudenza con Francia e Stati Uniti. È il primo ministro libico M. Mahmoudi ad annunciare pubblicamente questa decisione, accusando l’Italia della morte dei bambini libici e della distruzione delle infrastrutture nazionali. “Siamo noi che non vogliano e non possiamo fare contratti perché la Libia è sotto embargo” è la risposta giunta dal ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. Tuttavia, il primo ministro del regime nordafricano non ha usato gli stessi toni aggressivi nei confronti della Francia e degli Stati Uniti che avevano dato l’avvio ai bombardamenti sulla Libia. “I due paesi hanno cominciato a rivedere le proprie posizioni” dichiara Mahmoudi, sottolineando che la Libia è pronta a ringraziarli se in futuro compieranno dei passi nella sua direzione.

Priorità a Russia e Cina. La Libia è pronta a rivedere tutti i contratti petroliferi dando la priorità assoluta a Russia, Cina e ai paesi dell’America latina. La Russia si astenne dal voto del Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione che avrebbe dato inizio all’intervento internazionale in Libia e si è più volte distinta per le critiche contro le operazioni Nato. La Cina invece ha sempre seguito una politica di non ingerenza nel conflitto e per questo sono stati già conclusi dei contratti tra rappresentanti cinesi e quelli dell’opposizione libica.

Il petrolio arma a doppio taglio. La Libia è membro dell’OPEC e prima della guerra esportava circa 1,49 milioni di barili di petrolio al giorno il cui 85% era destinato all’Europa. Le operazioni militari nell’area del golfo della Sirte, dove si trovano i terminali petroliferi, ha determinato una drastica riduzione della produzione. La Compagnia nazionale del petrolio (NOC), gigante pubblico libico, sta attualmente subendo le sanzioni internazionali. Per questo Mahmoudi ha affermato che “il petrolio è stato utilizzato come arma contro di noi e le compagnie europee che hanno approfittato della situazione interna della Libia sono state le prime ad applicare le sanzioni contro la NOC senza concederle alcuna possibilità di trattativa”.

L’indecisione dell’Italia su un possibile intervento in Libia inizialmente fu palese. Accusata di ambiguità e poca chiarezza della sua posizione, fino all’ultimo aveva tentato di trovare una soluzione per evitare di mettere a rischio anni ed anni di cooperazione ed investimenti in un paese di importanza vitale. Alla fine l’Italia non solo ha perso un importane alleato ma si è anche indebolita sul piano internazionale a favore di chi aveva insistito per iniziare questa guerra.

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