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Diritto di critica | October 7, 2024

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Di Pietro, Vendola e Grillo: parte il valzer delle alleanze improbabili

Di Pietro, Vendola e Grillo: parte il valzer delle alleanze improbabili

di Chiara Baldi

Aria di alleanze dentro e fuori dal Parlamento in vista delle elezioni di aprile 2013, o forse, come vocifera qualcuno, addirittura di novembre di quest’anno. Dopo Berlusconi, anche Di Pietro si lascia affascinare da Grillo, con il quale, per la verità, ha sempre avuto un ottimo rapporto. Sarà un po’ per quell’enfasi dialettica che li accomuna, o per quel ritornello che fa “siete tutti morti” riferito ai partiti tradizionali e ai parlamentari di sempre (più brutale Grillo, più soft Di Pietro), ma sta di fatto che tra i due scorre buon sangue. Tanto che, appunto, il leader dell’Idv, ieri, ha lanciato l’asse dei “non allineati”, forze politiche e movimenti sociali che non stanno appoggiando il governo Monti in Parlamento: M5S, Sel e, appunto, Idv.

Vendola con il freno a mano. Ma Vendola è cauto su quest’ipotesi, dal momento che in cima alla lista dei suoi desideri rimane l’alleanza con Idv e Pd, al momento però troppo impegnato in un ammiccante tête-à-tête con il Pdl e con l’Udc. Insomma, la gloriosa foto di Vasto viene strappata brutalmente in queste ore, nel nome di coalizioni politiche bisognose di voti, piuttosto che di intenti comuni. Grillo, dal canto suo, fino a qualche giorno fa negava la possibilità di alleanze con un qualsivoglia partito, per poter continuare ad essere “il guastafeste” dei partiti tradizionali.

Le alleanze? Dipende dalla legge elettorale. Vulnus su cui si decidono le future alleanze, neanche a dirlo, è la legge elettorale. Per Di Pietro, Pdl e Pd «vogliono una legge che assicuri, a chi è già in Parlamento, di mantenere la maggioranza e alle persone di rimanere sulle loro poltrone: avrebbero trovato un accordo su un sistema in parte proporzionale, in parte uninominale. Una legge – avverte l’ex magistrato – scritta in modo che si sappia prima chi sono gli eletti e chi invece deve restare fuori». E, dagli studi di Radio Radicale, fa un appello a Napolitano: «chiedo al Capo dello Stato che non permetta la costruzione di una legge elettorale che non consenta ai cittadini di essere rappresentati: sarebbe un’altra pagina buia che offende la democrazia».

Ma Grillo non piace a tutti. Ma nell’Idv c’è chi storce il naso al solo sentire il nome di Grillo: è il caso di alcuni esponenti di spicco del partito, tra cui Massimo Donadi. Forse a loro, più che a Di Pietro, è abbastanza evidente il paradosso di coalizzarsi con chi da anni attacca il sistema partitico italiano di cui fanno parte. Ora bisognerà capire se anche stavolta Di Pietro tirerà dritto per la sua strada senza guardare in faccia a nessuno, riconfermando nuovamente il carattere fortemente leaderistico del partito, oppure se asseconderà le voci contrarie per formare una coalizione più duratura e meno strampalata. Che, sarebbe il caso di ricordarlo, quello che conta non è tanto vincerle, le elezioni, ma anche saper governare bene un Paese per cinque anni.

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