Alta velocità Torino-Lione, a che punto siamo?
Si potrebbe definire “progresso all’italiana”. Progetti faraonici proiettati al futuro, osannati da alcuni tanto quanto ostacolati da altri, e la sensazione per il resto degli italiani di non sapere più cosa è giusto e cosa è sbagliato. La linea ferroviaria Torino-Lione, nonostante tutto, è una certezza, almeno per i programmi dell’Unione Europea e per il governo italiano: «La Tav è un’opera fondamentale per il nostro Paese», ha ribadito il premier Monti agli inizi di settembre, in un incontro con il suo omologo a Parigi, Francois Hollande. Il capo di governo francese, dopo un’iniziale reticenza all’alta velocità dovuta ai notevoli costi dell’opera, sembra ora disposto a discutere del progetto. La Torino-Lione sarà anche il tema centrale del vertice bilaterale Italia-Francia, previsto per il prossimo dicembre. Il movimento No Tav tornerà invece a dare battaglia sabato 29 settembre, con una manifestazione in Val di Susa.
I lavori e la stazione internazionale di Susa. Nell’area della Maddalena, nel comune piemontese di Chiomonte, sono in corso i lavori preliminari di cantiere (perforazione ed indagine delle rocce della zona), ma nel 2013 partirà la prima fase della nuova Torino-Lione, ovvero la costruzione della galleria transfrontaliera che in dieci anni collegherà la valle alla Francia, per una lunghezza di poco più di 50 chilometri, da Susa a St. Jean de Maurienne. Proprio la stazione ferroviaria di Susa sarà destinata ad un grande cambiamento. L’architetto giapponese Kengo Kuma, il cui progetto ha convinto la Ltf (LyonTurin Ferroviaire), ha presentato qualche giorno fa a Torino come sarà il nuovo capolinea della Tav: grande, moderno ed integrato nel territorio. A Susa convoglieranno i treni della linea storica, quelli internazionali passeggeri della nuova tratta e quelli che abitualmente provengono o sono diretti alle stazioni montane italiane e francesi: «Il nodo di Susa è stato progettato non solo per essere luogo di partenza o arrivo dei viaggiatori – ha precisato l’architetto Kuma – ma per diventare un “condensatore sociale”, con servizi e aree panoramiche per la città e l’intera vallata. L’edificio sarà dotato di impianti solari e fotovoltaici, ed un sistema di ventilazione naturale». Costo dell’opera, 48,5 miliardi di euro, durata dei lavori 3-4 anni, a partire dal 2014.
La protesta dei No Tav. La tensione è tornata a salire dopo le parole del premier Monti. Prima i lacrimogeni nascosti in un cesto introdotti in una chiesa della valle durante la messa, poi i cartelli ironici di inizio lavori apparsi al cantiere della Maddalena, con rimandi ad infiltrazioni mafiose o illegali nei finanziamenti dell’alta velocità. Ora i No Tav si riuniranno il 29 settembre prossimo al torrente Clarea per una «manifestazione pacifica ma determinata contro un’infrastruttura imposta manu militari al territorio valsusino», come si legge nel comunicato sul sito del movimento. E sarà presente anche Luca Abbà, caduto sette mesi fa dal traliccio della luce durante una giornata di proteste e scontri con la polizia: «Per me sarà l’occasione di superare il trauma dell’incidente – ha detto Abbà in un video – e dimostrare che la Val di Susa e i No Tav non vogliono mollare la presa e continueranno a contrastare questo cantiere».