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Diritto di critica | March 27, 2024

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No Tav come le Br, l'accusa è terrorismo

Dai cordoni di polizia alle perquisizioni della Digos. Le Forze dell’ordine alzano il tiro in Val di Susa: ora l’accusa è di eversione e terrorismo per i dissidenti No Tav, punibile da 6 a 20 anni di carcere. Come le Brigate Rosse del Caso Moro, come i fascisti coinvolti,  secondo molti, nella bomba sul treno Italicus, a Piazza Fontana e a Bologna. Eppure a Chiomonte continuano a sfilare pacificamente sindaci, cittadini e amministratori della Valle. La democrazia può essere terrorismo?

I pm di Torino Andrea Padalino e Antonio Rinaudo non hanno dubbi, dopo aver visto la notte del 10 luglio gli scontri a Chiomonte: è terrorismo. Da dietro le linee della Polizia, le mosse dei guerriglieri No Tav sono sembrate strategie militari, semplicemente perché non limitate all’assalto frontale. (Violenza sempre da condannare, beninteso, ma è difficile aspettarsi ingenuità da parte degli attivisti contro gli scudi, i lacrimogeni e gli idranti sui blindati della polizia). Per questi motivi, i due procuratori hanno emesso gli avvisi di garanzia per 12 attivisti No Tav, a cui la Digos ha subito perquisito le abitazioni e gli alloggi temporanei. Perché, a loro parere, c’è aria di Brigate Rosse.

La sproporzione appare notevole. Le Br gambizzavano imprenditori, uccidevano magistrati sotto casa, piazzavano ordigni esplosivi. Peggio ancora Prima Linea e l’eversione “di Stato”, quella del treno Italicus, di Piazza Fontana e della Stazione di Bologna. E’ davvero così violenta la protesta in Val Susa? O semplicemente, si cerca di ridurre ad un problema di ordine pubblico (totale, visto che viene fatto passare come un “attacco allo Stato”) questa crisi democrazia? 

Due facce della democrazia. Nel cantiere di Chiomonte c’è l’essenza della democrazia “delegata”: una commissione di esperti a Roma ha deciso, in un salotto buono, che la Torino-Lione è nell’interesse di tutti e va costruita. Altri esperti hanno convinto i politici della bontà dell’idea (o viceversa) e l’Alta Velocità si è trasformata nell’ottava meraviglia del mondo, da realizzare a tutti i costi, senza dubbi e senza intralci. Chiunque minacci questo miracolo del progresso è nemico della democrazia e, da oggi, anche terrorista.

L’altra faccia della democrazia è quella “diretta”, cioè vedere con i propri occhi di cittadini i pro e i contro di un progetto ed esprimere il proprio parere. E’ quel che sta facendo il Movimento No Tav, che da 15 anni protesta contro l’insostenibile treno e da 15 anni non viene né ascoltato né preso in considerazione. La contestazione cresce, negli anni, e si radicalizza: si arriva alla sassaiola, ai sit in forzati, all’occupazione fisica. Ci si mette dentro, fisicamente, ad una questione etica, rischiando i fumogeni, le botte, il carcere. Ora fino a vent’anni.

Se si vuol credere alle favole, possiamo pensare che isolare i No Tav violenti aiuterà la protesta pacifica. Peccato che nessuno vuole ascoltare chi protesta pacificamente. Proprio ieri un corteo pacifico ha sfilato intorno al cantiere, guidato dai sindaci di Val Susa. Oggi, insieme ai rappresentanti del Movimento No Tav, quegli stessi sindaci hanno inviato a Napolitano e ai presidenti di Camera e Senato l’appello a fermare l’Alta Velocità. Mettiamoci ad un tavolo e confrontiamoci, chiedono dalla Val Susa. Da Roma risponde solo il silenzio, da Torino la Procura.

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