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Diritto di critica | July 25, 2024

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La Turchia guarda in cagnesco Damasco. La guerra è a un passo

L’esercito turco minaccia di entrare in Siria dopo che nella giornata di mercoledì dei colpi di mortaio sparati dall’esercito siriano hanno colpito la cittadina di Akcakale, nel sud-est della Turchia, uccidendo 5 persone e causando un numero imprecisato di feriti. La Turchia ha risposto bombardando postazioni dell’esercito di Assad nei pressi di Tal al-Abyad e numerosi soldati siriani sono rimasti uccisi.

Nonostante Damasco si sia scusata per l’ennesimo attacco in territorio turco, affermando che episodi del genere non si ripeteranno, il parlamento turco ha concesso l’autorizzazione al governo per condurre operazioni militari all’interno del territorio siriano, con 320 voti favorevoli su 550 seggi. Dunque migliaia di soldati turchi, già schierati da tempo sul confine, minacciano di entrare in Siria con l’appoggio di blindati e batterie missilistiche. Il governo Erdogan ha affermato che non è interesse della Turchia  entrare in guerra con la Siria; si tratta di una misura “dissuasiva” per scongiurare ulteriori episodi dato che la situazione ha raggiunto un livello intollerabile e sta mettendo a repentaglio la sicurezza nazionale.

In seguito a un vertice richiesto dal governo di Ankara, è intervenuta anche la NATO con una dura condanna: “L’Alleanza è accanto alla Turchia e chiede l’immediata cessazione degli atti di ostilità nei confronti di un alleato e la fine delle violazioni delle leggi internazionali da parte della Siria”.

La Francia ha chiesto che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu emetta una dichiarazione ufficiale di condanna per l’attacco in territorio turco e chieda la fine di tali ripetute violazioni; dichiarazione che tarda ad arrivare a causa del rinvio chiesto da Russia e Cina, entrambi alleati di Assad.

Nel frattempo è proprio la Russia ad essere stata messa in serio imbarazzo dopo che l’emittente araba Al Arabiya ha divulgato la notizia che un alto ufficiale dell’esercito russo, il generale Vladimir Kojeve, è stato ucciso in territorio siriano dalle milizie legate all’opposizione. Secondo tali fonti il generale lavorava come consulente militare per il regime di Assad e nella sua valigetta sarebbero stati trovati numerosi documenti tra cui una carta d’identità speciale rilasciata dal regime che permetteva al militare l’accesso a tutti gli istituti di sicurezza siriani, nonché una richiesta di ferie in accordo con termini e contratti speciali spettanti ai consiglieri militari russi in Siria. Al Arabiya sarebbe poi entrata in possesso di alcune fotografie dell’auto appartenente al generale, rigorosamente con i vetri oscurati per motivi di sicurezza, su permesso del regime. Lo scorso agosto l’ambasciata russa in Siria aveva negato che militari russi fossero deceduti in Siria e un uomo presentatosi come Vladimir Koje aveva dichiarato alla Interfax di essere vivo e vegeto.

I documenti reperiti dall’emittente araba mettono però in discussione tali dichiarazioni e a questo punto, se l’autenticità di tali informazioni dovessero venire confermate, sarà veramente complicato per il governo russo riuscire a giustificare l’episodio e a questo punto anche le mani di Mosca si tingerebbero di sangue.

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