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Diritto di critica | July 27, 2024

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Non solo Gaza: in Congo è guerra, scontri tra Onu e i ribelli

Mentre tutti gli occhi dell’opinione pubblica internazionale sono puntati sulle vicende di Gaza, in Congo sono ripresi gli scontri. Dopo tre mesi di tregua relativa, infatti, sono ricominciate le ostilità tra l’esercito regolare e i ribelli del Movimento 23 Marzo (M23). Gli insorti sono giunti ormai alle porte di Goma, nella parte orientale del paese: sarebbe la prima volta che arrivano così vicini alla città dal 2008, circostanza che ha giustificato l’entrata in azione di quattro elicotteri dei caschi blu della missione Monuc, attiva nel Paese a sostegno delle forze di Kinshasa.

Secondo quanto riferito dal portavoce della missione Kieran Dwyer, i ribelli sarebbero ormai a poche miglia dall’aeroporto della città: l’avanzata è iniziata lo scorso giovedì dopo tre mesi di tregua relativa ed è culminata in violenti scontri nella zona di Kibumba (nel Nord Kivu, regione dell’est del Paese al confine con il Ruanda), che hanno causato la morte di circa 150 uomini tra le fila dei ribelli e un esodo di migliaia di profughi civili verso aree più sicure. I caschi blu  sono invece entrati in azione nella giornata di sabato: gli insorti del Movimento 23 Marzo avevano già minacciato ritorsioni contro la missione dell’Onu per la stabilizzazione della Repubblica Democratica del Congo (Monusco) qualora avesse continuato ad appoggiare l’esercito regolare nei combattimenti in corso nell’area orientale del Paese. Il portavoce militare del movimento Vianney Kazarama aveva infatti intimato all’Onu di «mostrare la sua neutralità sul terreno. Se continuano a colpire, allora reagiremo». Lo stesso Vianney ha confermato al Guardian l’intenzione degli insorti di prendere Goma entro lunedì e dirigersi poi a Bukavu, a un’ottantina di chilometri di distanza.

Un clima di tensione, quello nella Repubblica Democratica del Congo, che non accenna a migliorare e che rischia di portare ad una nuova esasperazione di quei conflitti che da anni si susseguono nel Paese africano. Il gruppo M23 è formato dagli insorti dell’ex Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), gruppo filo-tutsi ruandesi che mise in atto nel 2008 violenti scontri contro le FARDC – le milizie regolari di Kinshasa – nell’area del Nord Kivu, nonostante la debole pace siglata poco prima nello stesso anno: gli scontri avevano portato i ribelli ad un passo da Goma e avviato lunghe negoziazioni diplomatiche. Un nuovo trattato di pace era stato infine firmato il 23 marzo 2009, data che segna il dissolvimento del CNDP e che dà ora il nome all’attuale M23: l’accordo siglato con Kinshasa in quella data, infatti, prevedeva l’integrazione dei ribelli nell’esercito congolese in cambio della fine delle ostilità nell’est del Paese.

Tuttavia la scorsa primavera centinaia degli ex soldati dal CNDP avevano disertato, sostenendo che il governo congolese non avesse rispettato i patti del 2009, ed avevano preso le armi contro le milizie regolari, esacerbando nuovamente tensioni e violenze. Secondo numerosi rapporti delle Nazioni Unite, il movimento M23 sarebbe attivamente supportato dal Ruanda e gli scontri sarebbero legati alla lotta per il controllo delle ricchissime risorse minerarie del Congo, quali ad esempio diamanti, oro e coltan.

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