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Diritto di critica | October 7, 2024

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Di Pietro torna alla casa del Padre

Lo ha annunciato venerdì su Facebook. Di Pietro rientra nel centro-sinistra. E lo fa annunciando di andare a votare alle primarie e di voler appoggiare Bersani e Vendola, “le uniche due persone che hanno criticato l’operato di questo governo”. Bersani dal canto suo tace. Probabilmente l’ex magistrato non ha chiesto il permesso, ma i suoi voti – in decisa caduta libera – potrebbero comunque far comodo.

Di Pietro, il figliol prodigo. “Non possiamo seguire il progetto di Grillo che è un progetto di mera protesta, che noi rispettiamo e che porta avanti molti dei temi che ci stanno a cuore”, spiega Di Pietro. “Noi sentiamo l’obbligo e la responsabilità di costruire un’alternativa progressista e di governo. Puntiamo invece ad un’alleanza con altre forze politiche che con noi vogliono costruire un’alternativa”.

Le paure del giovane Renzi. E mentre Di Pietro allinea il partito su una nuova rotta dopo un anno dalla frattura con il Pd sull’appoggio al governo Monti, Renzi invita tutti ad evitare “vendette” dopo il voto. “Se per caso si perde non scappo, non faccio un altro partito. Ma se toccano anche solo uno dei nostri in periferia, toccano ciascuno di noi. È bene che quelli del partito lo sappiano”. Ma la paura più grossa dei renziani sono i brogli. “Qui a Prato le registrazioni sono arrivate via telefono, con firme false”, spiega uno dei coordinatori nella città toscana. Un meccanismo diabolico, spiegano i renziani, che in pratica faciliterà il voto dei supporter di Bersani, il quale ha in mano la macchina organizzativa di queste primarie.

Rosy non molla. Intanto, Rosy Bindi ha annunciato che chiederà al partito la deroga per ricandidarsi. Non vuole seguire l’esempio di D’Alema e Veltroni. Lei non ci sta a farsi rottamare. “Lo statuto del Pd prevede che, per restare in Parlamento più di 15 anni, occorre presentare domanda di deroga agli organi di partito”, spiega la presidente del Pd. “Io la presenterò, anche se vincesse Renzi. Sarà poi il partito a decidere se sono più o meno utile”. Evidentemente 18 anni fra i banchi di Montecitorio non le bastano.