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Diritto di critica | October 3, 2024

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Oscar Giannino contro Monti, quello scontro verbale di qualche anno fa

Tra i “nemici” di Mario Monti c’è sicuramente Oscar Giannino, il conduttore e giornalista specializzato in economia che è tra i fondatori di Fermare il Declino. Un movimento politico – composto e fondato da eminenti economisti cresciuti alla scuola americana: Boldrin, Zingales, etc.. – che sta riscuotendo un certo successo a partire da posizioni neoliberiste che richiamano la scuola economica di Chicago. La stessa che formò i Chicago boys cileni – prima oppositori delle politiche socialiste di Allende e poi al servizio di Augusto Pinochet – e influenzò molto giganti degli anni ottanta come Ronald Reagan e Margaret Thatcher.

Giannino contro Monti. Giannino sostiene, da sempre, che le politiche attuate da Mario Monti non sono assolutamente l’unica scelta possibile, in compenso, però, sono senz’altro la peggiore. Le tasse altissime unite ad investimenti pari a zero e all’incapacità di liberalizzare veramente, affidando al merito il posto che spetterebbe, non hanno fatto altro che consegnarci in mano alla recessione. L’impoverimento legato all’incapacità di produrre – che è solo il sintomo di un più grande impoverimento del Paese e della sua classe dirigente – non sarebbe stato veramente combattuto dal governo che, al contrario, sostiene la necessità di seguire un’unica strada possibile.

Via gli sprechi. Giannino ha sempre combattuto il fatto che per ridurre gli sprechi generati da una classe politica inetta e collusa con le lobby si sia ricorso ai soldi dei privati. Uno sforzo continuo richiesto ai cittadini che non ha nessuna contropartita né in termini di servizi offerti, né, tanto meno, è utile a frenare il precipizio in cui l’Italia sempre più sembra avventurarsi tra crisi, malapolitica e corruzione. Secondo il giornalista dal look eccentrico quello che si doveva fare era innanzitutto vendere i numerosi asset in mano allo Stato, alienare alcune delle ricchezze pubbliche in modo da liberare energie vitali imbrigliate dalla mancanza di concorrenza e dal conflitto d’interesse, dalla corruzione e dall’opprimente mano dello Stato. Per Giannino e gli economisti raccolti intorno a lui si deve in tutti i modi scongiurare la possibilità che a pagare la patrimoniale siano i cittadini incolpevoli, piuttosto che lo Stato.

“Meno Stato, stop alle élite”. Le responsabilità sono tutte lì, nella forma istituzionale che abbiamo creato per difendere e far proliferare al suo interno le storture di un’economia in cui a decidere non sono le leggi di mercato – la libera concorrenza – ma il placet dei sindacati e dei padroni di un capitalismo di sistema retto sulle relazioni interpersonali, la vera élite che decide e ordina tutto per tutti. Di fatto, bypassando le regole e costringendo i diversi attori ad adeguarsi o a togliere il disturbo, ma sempre e comunque sulla falsariga di un copione già scritto che è vietato stravolgere.

Lo Stato “ladro”. Insomma, se Monti è considerato il difensore dello Stato, per Giannino lo Stato è un “ladro” che mette le mani in tasca a chi lavora e produce per alimentare solo sé stesso. Ecco, in estrema sintesi, un esempio sommario, minimamente utile, forse, a capire la distanza incolmabile che separa professore e giornalista. Con il secondo che si oppone fieramente alle ricette del primo, passate come fossero l’unica e indiscutibile medicina per affrontare la crisi. E non da oggi, perché la rivalità di pensiero è antica e rimanda anche a uno scontro verbale avvenuto tra i due.

Lo scontro verbale. Martedì mattina, mentre conduceva il suo programma La versione di Oscar, in diretta su Radio 24, l’emittente di Confindustria, Giannino ha raccontato un episodio interessante a proposito del suo rapporto con il “professore” della Bocconi. Diversi anni fa – quando Monti non era ancora ciò che è oggi – Giannino è stato oggetto della sua ira. L’editorialista ha ricordato di una telefonata durissima giuntagli direttamente dal premier tecnico. In un articolo il giornalista aveva espresso alcune critiche – a riguardo di alcuni dei punti sopra elencati – riferite alla concezione economica espressa da Monti all’epoca in cui era Commissario Europeo, incarico ricoperto per dieci anni, prima al mercato interno e poi alla concorrenza. Nella sua rivelazione, Giannino offre un quadro inedito del presidente del Consiglio. Non l’uomo mite, l’umile servitore della patria che sa stare al proprio posto. Icona di uomo moderato e capace che, però, non mostra alcuna superbia, né velleità di comando, al punto che spesso parla e si comporta come se ad andare a palazzo Chigi ce l’avesse costretto qualcuno. Dall’affresco che – non senza una certa soddisfazione – ha offerto Giannino, è uscito un Monti inviperito per le critiche. “È bastato un articolo per sentirmi chiamare dal Commissario europeo in persona” – questo ha raccontato Giannino – che con “disprezzo, mi diffidava dal nominarlo ancora, visto che io non avevo assolutamente i fondamentali per poter sostenere un discorso con lui”. Un trattamento vagamente intimidatorio, che nel finale Il conduttore accosta a quello ricevuto da un altro presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che lo costrinse ad andar via da Rai Uno. A questo punto la domanda è: ma, allora, se con Monti e Berlusconi i rapporti sono fermi a quanto raccontato, se si presenterà alle elezioni, Oscar Giannino con chi si alleerà?

Comments

  1. Pareggiamoiconti

    chi mai potrebbe immaginare Monti come “l’uomo mite, umile servitore della patria”??? si vede da un chilometro che ha zanne ed artigli… e che non si fa scrupolo ad usarli

  2. Non era necessario essere messi a conoscenza di questo episodio, comunque assai interessante, per capire che “personaggio” sia il “mite” Monti: presuntuoso, supponente, assai poco propenso ad ammettere le tante sue manchevolezze. Mi ricorda molto un certo Cavaliere.
    Sergio Baldini

  3. La domanda finale in cui l’autore allude al fatto che Giannino consideri le alleanze solo in base alle sue personali simpatie/antipatie è ridicola. Alleanze con quanti hanno ampiamente dimostrato di non essere in grado di risolvere i problemi, anzi, ne sono spesso la causa, sono escluse a priori. Fermare il Declino è aperto ad alleanze con chiunque condivida i 10 punti del programma, che è ben chiaro e dettagliato. C’è la volontà di rappresentare chi crede in questi valori, non di conquistare poltrone, perciò niente compromessi.