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Diritto di critica | April 23, 2024

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Montepaschi, ecco le responsabilità di Bankitalia e Tesoro

draghi-grilli-foto-214531Oggi il Ministro Grilli interverrà in Parlamento: deve parecchie spiegazioni per i controlli del Tesoro sui bilanci del Banco del Monte dei Paschi di Siena – dalla concessione forzata dei Tremonti-Bond a quella, appena passata, dei Monti-Bond per 3,9 miliardi di euro. Ieri Grilli ha incontrato Draghi, ex presidente Bankitalia che autorizzò l’acquisizione Antonveneta. Le responsabilità si allargano, mentre il Codacons chiede al Tar del Lazio di bloccare il “travaso” dell’Imu.

Sarà un pomeriggio caldo a Montecitorio. Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli dovrà spiegare al Parlamento perché Montepaschi è riuscito a falsificare i bilanci degli ultimi 3 anni senza essere scoperto. I controlli del Ministero – insieme a Bankitalia – avrebbero in teoria dovuto rilevare il peso e il rischio dei titoli derivati generati dall’operazione Antonveneta: in particolare, da Via XX Settembre avrebbero dovuto chiedere spiegazioni al Cda Montepaschi per le operazioni Nomura e Alexandria, che insieme hanno prodotto un debito netto da 700 milioni di euro. Il controllo doveva essere ferreo: perché già nel 2009 la banca senese usufruì dei Tremonti-Bond per 1,9 miliardi di euro, che a tutti gli effetti costituivano un prestito agevolato dallo Stato alla Banca. Com’è possibile prestare soldi senza controllare minuziosamente i bilanci?

Non paghi del prestito in Tremonti-Bond, però, i vertici del Tesoro hanno acconsentito – insieme a Bankitalia – all’emissione dei Monti-Bond, nuovo prestito per la Montepaschi, stavolta da 3,9 miliardi di euro. L’approvazione del comitato finanziario di Bankitalia è di appena quattro giorni fa. Contro questa decisione il Codacons ha presentato ricorso al Tar del Lazio, chiedendo il blocco immediato dei Monti-Bond: a nessun altro, pare, era venuto in mente di interrompere il finanziamento, mentre la magistratura indaga su presunte tangenti. Il rischio è che vada avanti lo stesso, in barba al buonsenso: d’altronde, da lunedì la Borsa ha ricominciato ad apprezzare i titoli del Montepaschi, ora che sono contendibili (la Fondazione vende, anche se in pancia MPS ha moltissimi debiti).

I governatori di Bankitalia c’entrano eccome, nella vicenda. Ignazio Visco, governatore in carica dal 2011, ha avuto in mano il piano industriale del Montepaschi, con le ristrutturazioni interne e i bilanci previsionali. Compresa la sezione finanza, in cui – secondo le regole contabili – avrebbero dovuto comparire le operazioni incriminate. Invece no, non comparivano, e anzi scivolavano in voci oscure e trafiletti vari di altri capitoli di spesa. In ogni caso, Visco ha letto le carte e non ha trovato nulla di strano nei conti: quindi via libera a 3,9 miliardi di prestito tramite Monti-Bond.

Mario Draghi, enfant  prodige della finanza europea, ha avuto per le mani le carte Montepaschi per 5 anni buoni, dal 2006 a l 2011. Fu proprio lui ad autorizzare l’acquisto di Antonveneta – comprato dal Montepaschi al Santander per 10,1 miliardi di euro, contro un valore effettivo di 6,6 miliardi. L’operazione parve, all’attuale presidente della Bce, naturale: Montepaschi andava a strapagare un’altra banca (3,4 miliardi di sovrapprezzo, a 2 mesi di distanza dalla precedente valutazione della disastrata banca padovana), peraltro spendendo denaro contante. Con i debiti già presenti in Antonveneta, l’esborso saliva a 17 miliardi di euro, e per pagarlo Montepaschi ha dovuto “coprire” la perdita secca con operazioni in derivati drammaticamente costose. La Fondazione Montepaschi decise di usare il denaro contante – invece di un normale scambio di titoli e l’ingresso di nuovi azionisti nella banca – per non perdere il 51% di proprietà su Rocca Salimbeni. Ora rischia di fallire.

Tutto questo era sotto gli occhi di Bankitalia – i titoli sui giornali erano a 6 colonne – sotto gli occhi dell’Abi, della Consob e della politica.Draghi, nè Visco, nè Tremonti, nè Grilli hanno trovato nulla di strano in questi conti. Ecco dove sono le responsabilità, la “complicità dei controllori”. Che forse no
n deve stupire: le operazioni bancarie degli ultimi 10 anni (dalla Popolare di Lodi a Unipol, peraltro tutte legate a Banca Antonveneta) dimostrano un intreccio sporco tra controllori e controllanti – clientele e amicizie consentirono a banchieri senza scrupoli operazioni opache e illegali. Su cui ancora oggi la magistratura indaga.

 

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