L'Egitto contro l'Etiopia: "Pronti a tutto per salvare il Nilo"
Come per il petrolio. O quasi. In Africa presto potrebbero scoppiare conflitti per il controllo delle risorse idriche. La chiamano “oro blu” o talvolta “petrolio blu”. L’acqua, sempre più scarsa in alcune aree del mondo, rimane la risorsa più importante per la sopravvivenza di un popolo. Ma se per il petrolio di guerre ne sono scoppiate un’infinità, per l’acqua non ci sono ancora stati conflitti su larga scala. Le fonti energetiche fossili hanno rappresentato e in parte rappresentano tutt’ora quello spartiacque tra progresso economico e decadenza di un popolo. Una nazione che non è in grado di garantire un adeguato approvvigionamento energetico è una nazione destinata a soccombere. Ma senza acqua si muore. Per questo negli ultimi giorni sta salendo la tensione tra Egitto, Etiopia e Sudan per la costruzione di una diga sul Nilo Azzurro.
Un’opportunità per l’Etiopia, una minaccia per l’Egitto. Si tratta di un progetto faraonico che potrebbe presto vedere la luce in Etiopia, per opera di una ditta italiana, la Salini. La diga servirà ad alimentare un’enorme centrale idro-elettrica in grado di produrre, a regime, una quantità di energia pari a sei volte quella prodotta da una centrale nucleare di medie dimensioni, tre volte l’energia utilizzata attualmente in Etiopia. Per il grande paese del Corno d’Africa rappresenta, quindi, consistente investimento per il proprio sviluppo economico. Ma, allo stesso tempo si tratta di un grosso problema per gli altri paesi che vengono bagnati dalle acque del Nilo.
Rischio siccità e danni all’ecosistema. Addis Abeba ha garantito che le risorse idriche non verranno sottratte al corso naturale del fiume: “Tanta acqua entrerà nella centrale elettrica, tanta ne uscirà”. È vero, ma rimane un problema non da poco: l’enorme diga dovrà essere riempita e per questo potrebbero volerci anni. Ciò comporterebbe non solo uno sconvolgimento dell’ecosistema del fiume a valle, ma ripercussioni sulle popolazioni che vivono a ridosso del grande fiume e che dal fiume traggono il loro principale sostentamento, dall’agricoltura alla pesca, fino alla navigazione fluviale.
Un conflitto improbabile. Per questo il presidente egiziano Morsi si è detto di essere “pronto a tutto per il Nilo”. La scelta etiope potrebbe avere serie ripercussioni diplomatiche o addirittura qualcosa in più. L’Egitto non si trova nelle condizioni di poter affrontare un eventuale conflitto, per lo meno senza l’aiuto estero, vista la situazione economica complessiva del paese. Quindi, per il momento, si attende il rapporto dettagliato della Commissione tripartita (nella disputa partecipa anche il Sudan, ma con un peso politico ben più limitato) prima di riflettere su azioni diplomatiche o meno da intraprendere. Se l’opera sarà poi realizzata, sarà una vera e propria miniera d’oro: 770 milioni di euro l’anno per la vendita dell’energia.
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Saluto al Camgagna Italiana- Le Salini. Italy and Ethiopia are great friendly Nations. Ethiopians like everything from Spaghetti to their Macchiato. Ethiopia is one of the best customers for Italian products judging by my cursory look at report. We have given the Great Italian company a multi bilion contract to work on many of our Dams and we expect support from the Great Italian public in this just cause for we haven’t been awarded a single drop of the water despite 86% of the water originating in our Etiopia. Ethiopia is your best friend in Africa. Viva les amite entro Italia i Etiopia. Grase Dio Nonche Male!
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