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Diritto di critica | April 19, 2024

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A Lampedusa riprendono gli sbarchi, arrivati in 244. Ma il Cie resta vuoto - Diritto di critica

A Lampedusa riprendono gli sbarchi, arrivati in 244. Ma il Cie resta vuoto

Sono 244 i migranti approdati sulle coste delle isole Pelagie dall’inizio dell’anno, provenienti soprattutto da Tunisia ed Egitto. Di questi 167 solo a Lampedusa. Complici le rivolte che stanno sconvolgendo il Nord Africa, gli sbarchi verso l’Italia sono ripresi nel quasi totale silenzio dei media nazionali. Il Centro di identificazione ed Espulsione di Lampedusa, però, è ormai ridotto ad un avamposto dimenticato, un guscio vuoto dove lavorano 25 dipendenti (di cui 15 in cassa integrazione in deroga e dieci della cooperativa “Lampedusa accoglienza”) che a turno garantiscono il normale servizio. Eppure, nonostante la struttura sia ancora funzionante, nei giorni scorsi una parte dei 244 migranti sono stati ospitati in diversi alberghi dell’isola e non nel Cie.

Fallito l’avamposto Lampedusa – inteso in origine come primo luogo di smistamento dei migranti – l’ordine del Ministero degli Interni è di trasferire gli extracomunitari nella tensostruttura di Porto Empedocle. Sull’isola – ove possibile – non deve pernottare nessuno. Il Cie resta così aperto e vuoto a spese dello Stato. L’impressione è che non debba trapelare la notizia che i migranti sostano ancora nel Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, probabilmente considerato dal governo e dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, come il simbolo di un fallimento ancora capace di toccare le corde e i sentimenti degli elettori, soprattutto leghisti. Che si arrivi in Italia, dunque, ma non si nomini Lampedusa e il suo Cie. Tutti a Porto Empedocle.

Il dato che ad oggi sembra sfuggire agli esperti di immigrazione e ai media nazionali è che la Porta d’Europa sta lentamente tornando ad essere l’ingresso preferenziale per quanti fuggono dal Nord-Africa. Il controllo libico sulle partenze è ancora forte ma la cronistoria degli ultimi sbarchi racconta uno stillicidio quasi quotidiano di arrivi.

Gli ultimi hanno varcato la porta d’Europa il 1 febbraio scorso. Sono sbarcati in 94. Il 30 gennaio, invece, erano approdati in undici, tutti individuati e spediti con il primo volo disponibile a Porto Empedocle, in Sicilia. Il giorno prima, il 29 gennaio, all’alba erano sbarcati altri tredici migranti, quasi tutti tunisini, mentre poco più tardi – quasi avesse fatto la spola – un peschereccio con a bordo altri 15 extracomunitari era stato individuato dalla la Guardia di Finanza. Intercettato dai nostri militari, il natante aveva tentato di speronare la motovedetta. Arrestati gli scafisti, tutti i “passeggeri” sono stati portati a Porto Empedocle, in Sicilia. Il 26 gennaio, invece,erano stati intercettati altri quattordici migranti, giunti nella notte con due distinte imbarcazioni. Per loro non l’aereo ma il traghetto verso la tensostruttura di accoglienza di Porto Empedocle. Appena due giorni prima, il 24 gennaio, erano stati individuati sull’isola tre tunisini già espulsi dall’Italia nel 2004 e sbarcati nuovamente a Lampedusa il venerdì precedente: per loro è scattato il carcere, in ottemperanza alla legge Bossi-Fini. Sempre il 24 gennaio erano sbarcati sull’isola anche nove maghrebini, sorpresi la mattina dai Carabinieri in via Madonna. Anche per loro la destinazione è stata sempre la stessa: Porto Empedocle. Il 21 gennaio, invece, era stata la volta di un barcone intercettato da una motovedetta della Guardia di Finanza a largo della “Porta d’Europa”: a bordo tredici persone, tutte trasferite nel centro di prima accoglienza in provincia di Agrigento. Mentre il 15 gennaio venivano intercettate due imbarcazioni con a bordo rispettivamente sette e 24 migranti.

Particolarmente drammatico, invece, il salvataggio di diciannove migranti avvenuto il 21 dicembre scorso. Stipati su un barcone di legno di appena cinque metri che stava per affondare, sono stati salvati da una motovedetta della Guardia Costiera. Qualcuno tra loro era riuscito a far partire una chiamata d’aiuto alle forze dell’ordine sull’isola.

(Fotografie: Mauro Seminara – fonte: internet)

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