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Diritto di critica | August 29, 2024

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Italia, meglio di così non si poteva fare - Diritto di critica

di Matteo Martone

La Nazionale italiana esce al primo turno del mondiale in Brasile e subito dopo la decisiva sconfitta contro l’Uruguay il commissario tecnico Cesare Prandelli e il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete si dimettono. Potenzialmente il miglior risultato possibile per l’Italia al mondiale. Non ovviamente della Nazionale, ma proprio dell’Italia, quella calcistica almeno.

I valori tecnici di questa nazionale erano piuttosto limitati, la confusione tattica evidente, eppure sarebbe potuta andare peggio di così. Ipotizziamo.

Scenario 1: l’Italia passa il girone e viene eliminata dignitosamente agli ottavi o ai quarti

Scenario 2: l’italica fortuna calcistica porta la Nazionale a un piazzamento più che decoroso, magari tra le prime quattro.

In entrambi i casi la squadra probabilmente sarebbe andata avanti con la convinzione di aver intrapreso la strada giusta, di aver iniziato un nuovo ciclo per il calcio italiano o peggio ancora di aver portato sul campo i valori di rinnovamento che l’Italia insegue a livello politico.

Ma la realtà, amaramente, è un’altra: questa Nazionale, oltre ad essere scarsa, era anche invisa a molti (articolo) perché guidata da un allenatore incoerente, privo di qualsiasi carisma ma carico di supponenza e arroganza, nutrita da una stampa mai così amica di un ct. Invisa anche perché si identificava con un unico grande blocco, quello juventino, e aveva eletto come uomo della provvidenza il più contradditorio e sopravvalutato dei calciatori italiani, Balotelli. Invisa, infine, perché costruita sul falso mito del codice etico e dei comportamenti corretti, intrisa di quell’apparenza e perbenismo che molti di noi già si trovano a combattere nella vita di tutti i giorni.

Per questo dico che, se tutto sarà confermato, non potevamo chiedere di più a questo mondiale: mandare a casa un commissario tecnico che si è dimostrato inadatto e incapace, ma rappresentativo della vecchia classe dirigente calcistica, e liberarci di chi, da dirigente, può ben essere annoverato tra i principali responsabili del disastro del sistema calcistico italiano.

La speranza è che l’irrevocabilità di queste dimissioni sia rispettata e, soprattutto, che si abbia la forza e la volontà di andare avanti, andare oltre le vecchie dinamiche di potere dello sport e del calcio italiano. Questa è la vera sfida e stavolta non ci si può accontentare di un pareggio. Ma, visto come è andata a finire quando il pareggio sarebbe bastato, forse è meglio così.

@MatteoMartone