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Diritto di critica | September 1, 2024

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Yara, tutti i punti deboli dell'inchiesta - Diritto di critica

Bossetti è accusato di essere l'omicida, ma la situazione non è lineare come sembra

Alla risoluzione del caso Gambirasio mancano alcuni elementi fondamentali alla definizione della verità processuale e quindi delle relative colpe. Mancano, innanzi tutto, arma e movente. Certo c’è il DNA, ma l’attendibilità della prova scientifica, si sa, è qualcosa che dipende dalla metodologia utilizzata e spesso sono state proprio le metologie ad aver diviso periti e giudici. Da non dimenticarsi poi un dato fondamentale: che il DNA di una persona venga ritrovato sul cadavere di una vittima di omicidio, non significa certo che chi ha lasciato la traccia sul quel corpo sia l’assassino. Il nesso tra DNA e omicidio è tutto da provare, come anche l’attendibilità della metodologia con cui si èarrivati a individuare Bossetti.

Ci sono però altri elementi chiave da tenere in considerazione: il movente. Sul corpo di Yara, infatti, non ci sono tracce di violenza sessuale e sarebbe stata anche giustificata la presenza dell’uomo a Brembate, dove vivono il fratello e il commercialista.

La stessa traccia del DNA tramite cui è stato individuato Bossetti è molto piccola, tanto da far dubitare sulla possibilità di una nuova perizia cui pure la difesa ha diritto, per verificare il corretto esito dell’esame.

E non incastrano il presunto assassino nemmeno i tabulati. Bossetti e Yara, infatti, agganciano la stessa cellula telefonica ma a un’ora di distanza e non contemporaneamente, circostanza quantomai strana se si ipotizza che il presunto assassino abbia voluto aspettare la vittima. Ma non è tutto. Il cellulare di Bossetti, infatti, non ha mai agganciato la cellula del luogo in cui è stato poi ritrovato il corpo di Yara, Chignolo d’Isola.

Ma veniamo alle polveri respirate dalla piccola Yara, nei cui bronchi è stata ritrovata polvere di calce. Secondo la Procura sarebbe un indizio che accuserebbe Bossetti. Eppure anche il padre di Yara è muratore. Per non parlare del fatto che la palestra frequentata dalla bambina aveva diverse attività in cui si usava – ad esempio – del gesso.

Ci sono poi le testimonianze. Secondo il fratellino di Yara, la bambina avrebbe raccontato di un uomo “grassottello” che la seguiva, con la barbetta appena tagliata e una lunga macchina scura. Secondo quanto emerso, sarebbe stata la stessa Yara a indicargli l’uomo. E il fratellino nei giorni scorsi non avrebbe invece riconosciuto Bossetti.

La domanda fatta dall’accusato alla madre quando si è saputo che l’omicida era il figlio illegittimo di Guerinoni, infine, potrebbe essere tutt’altro che una prova, anzi, una domanda dettata dalla curiosità “paesana” tipica dei piccoli centri, dove tutti si conoscono. A questo, ovviamente, si aggiungano movente e arma del delitto. Che ancora mancano del tutto. Mentre il diretto interessato, intanto, continua a dichiararsi innocente.

C’è quindi da chiedersi cosa accadrebbe se – all’improvviso – si scoprisse che la magistratura – per tacer di Alfano – ha sbagliato. Ma ve lo immaginate? Non può essere. Questione di opinione pubblica. Ormai non può più essere.

@emilioftorsello