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Diritto di critica | October 5, 2024

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E l'Italia invia 4 Tornado in Iraq - Diritto di critica

Il governo decide di rafforzare la presenza italiana in funzione anti-Isis. Ma dimentica che il fronte caldo (e più vicino) è quello libico

E l’Italia invia 4 Tornado in Iraq

I Tornado voleranno presto in Iraq. L’Aeronautica militare italiana implementerà il proprio impegno contro l’Isis. Attualmente, infatti, l’Aeronautica è già impegnata su quel fronte con due Predator, cioè droni militari anche se nella configurazione senza armamento, e con un aereo cisterna per i rifornimenti in volo.

Tornado da ricognizione (ma idonei alla guerra elettronica). I quattro Tornado, secondo fonti militari, verranno impiegati per operazioni di intelligence e ricognizione e non verranno impiegati direttamente nei bombardamenti. Tuttavia, questi aerei, di cui l’Italia dispone di una versione aggiornata e potenziata per la guerra elettronica (ECR) sono già stati utilizzati nello scenario libico con il compito di sopprimere i radar della difesa aerea. Non sappiamo se al momento l’Isis sia dotato o meno di sistemi radar, ma è probabile che ai quattro caccia italiani venga assegnato anche un compito di supporto agli attacchi aerei, magari non subito ma nel giro di qualche mese.

Parlamento informato ma nessuna autorizzazione. Il 16 ottobre scorso, in Commissione Difesa, il ministro Pinotti aveva annunciato l’invio di alcuni aerei militari italiani in Kuwait per un impiego in Iraq e Siria, oltre all’invio di 280 militari con compiti addestrativi. Il Parlamento non ha votato l’autorizzazione anche con il via libera del MoVimento 5 Stelle, in quanto il passaggio parlamentare non è stato ritenuto fondamentale da parte delle forze politiche.

Rimane scoperto il fronte sud. Tuttavia, di fronte a ristrettezze economiche, l’impegno militare italiano si sta concentrando su un’area in cui il Paese ha pochi interessi da difendere, mentre al momento nulla si sta facendo a due passi dai confini nazionali, cioè in Libia dove l’Italia ha enormi interessi energetici (soprattutto ora che i rapporti europei con la Russia si sono raffreddati). Il rischio, quindi, è quello di concentrare le forze ad est quando il fronte più caldo e pericoloso è quello meridionale dove il fondamentalismo sta dilagando.

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