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Diritto di critica | October 6, 2024

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L'editoriale - Crisi libica: l'Italia si riscopre pacifista. C'è il trattato di amicizia - Diritto di critica

L’editoriale – Crisi libica: l’Italia si riscopre pacifista. C’è il trattato di amicizia

Ricorderete che in questi anni e ad ogni nuova missione di guerra, una parte politica pacifista ripesca istantaneamente l’articolo 11 della nostra Costituzione: «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo». E’ stato tirato in ballo per contrastare politicamente  la missione Nato del 1998 in Kosovo (governo di centrosinistra, premier D’Alema) e per le successive guerre in Afghanistan e Iraq (Governo di centrodestra, premier Berlusconi). Tutte missioni che hanno visto titubare ben poco i vari governi italiani, subito pronti ad intervenire a fianco degli alleati americani e inglesi, per «esportare la democrazia».

Un comportamento però completamente diverso nel caso dell’odierna crisi libica. Il ministro degli Esteri Frattini recentemente ha dichiarato che «la democrazia non si esporta» e  subito dopo le dichiarazioni di Sarkozy, dichiaratosi pronto a bombardare Gheddafi, il ministro italiano ha invece detto che «l’Italia non parteciperà a bombardamenti mirati su territorio libico» riferendo però  che i membri della UE hanno avuto «una reazione positiva» all’idea per rafforzare l’embargo delle armi verso il regime del leader libico. Ma da cosa nasce tutto questo neo pacifismo?

Tralasciando per un attimo tutti i legami economici tra il nostro paese e la Libia, di cui abbiamo già precedentemente parlato, c’è un altro motivo che potrebbe spiegare la nostra attuale non belligeranza. E’ l’articolo  4 del Trattato dell’Amicizia firmato da Gheddafi e Berlusconi nell’agosto 2008: «Le parti si astengono da qualunque forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra parte, attenendosi allo spirito di buon vicinato» e nel suo comma 2 continua così:«L’Italia non userà, né permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia e la Libia non userà né permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro l’Italia». Secondo il senatore PD Furio Colombo quest’accordo, oltre a introdurre «un obbligo che contraddice la nostra sovranità, la nostra Costituzione, i trattati e impegni internazionali firmati dall’Italia» è tuttora valido, nonostante le parole del ministro La Russa che invece lo ha definito  «inoperante», «sospeso» , che «non c’e’ più».  Se gli alleati decideranno di intervenire, cosa farà realmente l’Italia?

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