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Diritto di critica | September 1, 2024

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Il cortocircuito dei media su Nigeria e Arabia Saudita - Diritto di critica

Immaginate se in una capitale europea due bambine imbottite di esplosivo venissero fatte saltare in aria in mezzo alla folla in un mercato oppure se – ipotesi altrettanto raccapricciante – un gruppo armato assaltasse alcune cittadine in uno dei Paesi nel nostro continente e uccidesse duemila persone, rapendo le giovani donne. I media di tutto il mondo si concentrerebbero su tanto orrore, si parlerebbe di “Occidente colpito al cuore”, di scontro di civiltà, ci sarebbero marce per la pace, per il dialogo, si minaccerebbero guerre e quant’altro.

Eppure, tutto questo è successo ma non in Occidente: in Nigeria, dove Boko Haram ha fatto strage radendo al suolo interi villaggi, rapendo giovani donne e massacrando le persone a colpi di macete. I morti sarebbero almeno duemila. E in Nigeria decine sono anche le vittime di diverse stragi compiute nei mercati cittadini, dove alcune bambine di appena dieci anni sono state fatte saltare in aria dai terroristi di Boko Haram: i pezzi dei loro corpicini sono stati trovati a 500 metri di distanza.

Ma in questa gara all’orrore tra gruppi terroristici, l’Occidente si mobilita in modo deciso sempre e solo quando gli attentati colpiscono il “proprio” territorio. Se nei giorni degli agguati a Charlie Hebdo l’hashtag più diffuso era “#JeSuisCharlieHebdo”, ben pochi si sono ricordati della Nigeria o del blogger Raif Badawi – accusato di aver insultato l’Islam e violato le leggi sulle comunicazioni elettroniche – che venerdì scorso in Arabia Saudita ha ricevuto la prima dose da cinquanta frustate, sulle mille previste, dilazionate in venti giorni. In pochi hanno scritto #JeSuisRaif. Come se la distanza anestetizzasse tutto, anche la capacità dei giornalisti, degli editori e dei direttori, di dare il giusto risalto a una notizia, a una strage, di smuovere l’opnione pubblica.

Sulla vicenda si è schierato anche il direttore di Reporters sans frontieres Lucie Morillon, con parole che testimoniano certa ipocrisia mediatca: “Anche se l’Arabia Saudita ha condannato l’attacco codardo al settimanale satirico francese Charlie Hebdo, ora sta impartendo una punizione barbara su un cittadino che ha solo usato la sua libertà di espressione e informazione, la stessa libertà che è costata la vita ai giornalisti francesi”.

Mai come oggi, dunque, i media europei dovrebbero chiedere a gran voce – e non in modo occasionale e di facciata – che si metta fine a queste atrocità, dando una scorta mediatica e una voce alle vittime, raccontando per giorni e nelle aperture di giornale le realtà locali, le atriocità compiute dai governi e dagli estremisti, per sensibilizzare l’opnione pubblica e smuovere – di conseguenza – politica e governi.

@emilioftorsello

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