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Diritto di critica | April 22, 2024

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Sergio Mattarella in pole per il Quirinale, il suo cursus honorum - Diritto di critica

Ma sul candidato Pd pesa il ''niet'' di Silvio Berlusconi

di Rossella Assanti

E’ il punto di domanda esteso su tutta l’Italia in queste ore: chi sarà il nuovo presidente della Repubblica? Da giorni i media sono invasi da le ipotesi e illazioni. Un nome spicca: Sergio Mattarella, candidato del PD.

Figlio della politica degli anni ’80, eletto deputato nel 1983. Una risposta chiara, la sua, a chi ai tempi cercava di zittire a colpi di arma da fuoco quella parte della politica che non chinava la testa. Rispondeva alla morte del fratello Piersanti, Presidente della Sicilia, freddato con colpi di pistola da Cosa Nostra per aver a lungo lottato contro di essa. Entrava pacato e deciso in politica abbracciando la corrente della Democrazia Cristiana. Sulla base della sua inclinazione politica, De Mita lo scelse per bonificare la DC siciliana attorno alla quale ruotavano Vito Ciancimino e Salvo Lima.

Nel 1987 fu rieletto alla Camera tenendo sempre al suo fianco il segretario De Mita che nell’88 venne a capo del governo nominando Mattarella ministro dei rapporti con il Parlamento.

Gli anni successivi, con il governo Andreotti furono anni di fuoco. Nel ’90 quando il governo pose la fiducia sul disegno di legge Mammì – dal quale scaturì una specie di monopolio della televisione privata da parte della Fininvest – Mattarella si dissociò dimettendosi dall’incarico di Ministro della Pubblica Istruzione. Dimissioni esplicitamente spiegate e rese pubbliche: “Riteniamo che porre la fiducia per violare una direttiva comunitaria sia, in linea di principio, inammissibile…”. Fu questo uno dei momenti in cui maggiormente lo spirito oppositore della linea berlusconiana scalciava nell’ex ministro per farsi valere.

Il 18 Aprile 1993, nacque dalle mani del relatore Mattarella la legge che prende il suo nome, successivamente rinominata dal politologo Giovanni Sartori: “Mattarellum”.L’anno seguente si mise all’opera per fondare il Partito Popolare Italiano, abbandonato in seguito all’avvicinamento del segretario Rocco Buttiglione nei confronti del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Quest’ultimo avanzava e Mattarella cercava di retrocedere pur di stargli alla larga.

Rieletto deputato alla Camera nel ’96 con D’Alema, divenne successivamente ministro della difesa anche con il governo Amato. Abbracciò nel 2001 la Margherita e nel 2006 l’Ulivo. Salutò nel 2008 il Parlamento con la caduta del governo Prodi.

Per Renzi Mattarella è: “l’unico nome”. Sì anche per Civati e Fassina. Un PD unanime mentre Berlusconi tiene ancora sulle spine e sarebbe in riunione con Alfano.

Una partita, pare, ancora tutta da giocare.

@RossellaAssanti