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Diritto di critica | December 3, 2024

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Clima, ecco l'America che va avanti senza Trump

Sono sindaci, amministratori locali, università, e continuano la battaglia per contrastare il cambiamento climatico. Una “guerra” intestina che avrà presto ripercussioni economiche e politiche?

Uscita formale dagli accordi di Parigi, incentivi all’industria del carbone, tagli alla ricerca. E ancora ridimensionamento generale dell’agenzia federale EPA (Environmental Protection Agency), nel cui piano strategico quadriennale il termine “cambiamento climatico” non appare nemmeno. In un solo anno Trump ha stravolto tutta la politica ambientale di Barak Obama. Eppure la scellerata strada presa dal Presidente, tra proclami e inciampi clamorosi via social, non sembra essere la stessa di molti governatori locali e cittadini americani, che proseguono nella lotta al cambiamento climatico e hanno sempre più voce in capitolo davanti alla Comunità Internazionale. Una sorta di “seconda America”, dissociata dall’amministrazione Trump e formata da città, Stati, aziende del settore. In testa il Governatore della California Jerry Brown e l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg. Gli Stati più virtuosi dovranno contare di fatto sulle proprie forze, anche perché l’amministratore dell’EPA, Scott Pruitt, ha annunciato l’abrogazione (per ora bloccata dagli ambientalisti) del “Clean Power Plan”, il programma che incentiva rinnovabili ed efficienza energetica, ed impone ai governatori la riduzione delle emissioni in base al consumo individuale di ogni Stato.

Le azioni concrete Già nel giugno scorso era partita la campagna “We Are Still In”, sottoscritta da almeno 380 città statunitensi con l’appoggio di associazioni, università e imprese. Poi il summit internazionale a Bonn, in Germania: da una parte, la delegazione di Washington che promuoveva il carbone; dall’altra, un comitato guidato da Brown che difendeva gli accordi di Parigi. Per arrivare, un mese fa, al meeting sul clima svoltosi a Chicago, al quale erano presenti molti esponenti politici locali da ogni angolo degli Stati Uniti, rappresentanti di quell’ “America’s Pledge” che tanto sta facendo parlare di sé: tutte le entità firmatarie di questo “impegno” a rispettare i patti mondiali sul clima e a ridurre le emissioni di Co2 equivalgono a più della metà del valore economico e della popolazione americana, e se fossero uno Stato indipendente sarebbero la terza potenza mondiale. Non si tratta, quindi, di una semplice opposizione alla politica della Casa Bianca, ma di un fenomeno senza precedenti.

Nomi importanti Tra i sostenitori dell’ “America’s Pledge”, che di fatto si occuperà di sviluppare, monitorare e segnalare tutte le azioni dei settori subnazionale e locale in materia di emissioni, numerose metropoli e città di Florida, Massachussets, New York State, New Mexico, Michigan, Texas, California. Ma, già firmatarie della campagna “We Are Still In”, appoggiano la causa anche università prestigiose e aziende (non solo di ambito energetico) del calibro di Adidas, eBay, Facebook, Nestlè, Nike, Microsoft, Starbucks e molte altre.

 

Il modello California Lo Stato maggiormente rappresentato è la California, da anni in prima linea nella lotta al riscaldamento globale e con un’economia sempre più improntata sulle rinnovabili: ne è emblema l’agguerrito “predicatore” Jerry Brown, governatore per la seconda volta (in 40 anni) e in aperto scontro con la Casa Bianca: «Trump disprezza la verità e le conseguenze anche esistenziali che potranno scatenarsi con il cambiamento climatico – ha dichiarato alla Cbs – chi non ha paura ignora la realtà dei fatti». Brown ha viaggiato e viaggia per il mondo, dalla Cina al Vaticano, per dimostrare che il “modello California” funziona e può colmare il vuoto lasciato dal governo federale: «Da qui al 2030 otterremo il 50 per cento dell’energia elettrica da fonti pulite, anzi supereremo questa percentuale. Abbiamo un sistema molto efficace per ridurre i gas serra. Abbiamo un mandato per veicoli zero emissioni, standard di efficienza energetica per gli edifici e gli elettrodomestici. La California sta dimostrando che affrontare la questione clima fa bene all’economia, non male».

Fuga dei cervelli La questione ambientale e l’intransigenza di Trump stanno avendo conseguenze politiche, economiche e sociali: fa discutere il caso di una ventina di scienziati che lavoravano negli Usa sul cambiamento climatico e si sono trasferiti in Francia, su invito del Presidente Macron, dopo la decisione di Trump di tagliare i fondi a questa ricerca. Tra di loro la biologa Camille Parmesan, dell’Università del Texas, che studierà sui Pirenei l’effetto del riscaldamento globale su alcune specie animali: «L’impatto del Presidente sulla comunità scientifica è stato molto forte, non si tratta solo di soldi, ma di pressioni e limitazioni che ci hanno colpito duramente. Questa non è una questione di parte o politica, riguarda il futuro dell’America».

Comments

  1. Rinaldo Sorgenti

    Una narrazione, quella sopra citata, che non nasconde la propria posizione di parte.
    Quale parte>’
    Quella dei predicatori e dei catastrofisti che, ormai da troppo si riempiono la bocca di teorie fuorvianti e teoremi che non danno riscontri quanto messi alla prova dei fatti.
    Ma sappiamo quanto sia difficile smascherare il plagio pseudo buonista che è stato alimentato dai cosiddetti “salvamondo”.
    Che poi a rappresentare quella “elite” sia la California, la dice tutta. Infatti, la California è nota per le sue scelte e strategie in tema di energia che hanno prodotto risultati molto sconcertanti e fatto crescere il costo dell’elettricità, in totale divergenza a quella che è la situazione generale di quel grande Paese.
    Ora, sarebbe davvero il caso di suggerire al governatore Jerry Brown di documentarsi un attimino su quella che è stata la storia del clima nel passato, lontano ma anche recente: gli ultimi 3-4.000 anni basterebbero per riscontrare che il clima ha sempre subito variazioni in positivo e negativo, alternate e questo è sempre avvenuto anche ben prima che l’uomo potesse avere una qualche interferenza con queste dinamiche, chiaramente dovute a fattori esterni al pianeta, dove il Sole è tra i principali elementi che lo determinano.

  2. Rinaldo Sorgenti

    Una narrazione, quella sopra citata, che non nasconde la propria posizione di parte.
    Quale parte>’
    Quella dei predicatori e dei catastrofisti che, ormai da troppo si riempiono la bocca di teorie fuorvianti e teoremi che non danno riscontri quanto messi alla prova dei fatti.
    Ma sappiamo quanto sia difficile smascherare il plagio pseudo buonista che è stato alimentato dai cosiddetti “salvamondo”.
    Che poi a rappresentare quella “elite” sia la California, la dice tutta. Infatti, la California è nota per le sue scelte e strategie in tema di energia che hanno prodotto risultati molto sconcertanti e fatto crescere il costo dell’elettricità, in totale divergenza a quella che è la situazione generale di quel grande Paese.
    Ora, sarebbe davvero il caso di suggerire al governatore Jerry Brown di documentarsi un attimino su quella che è stata la storia del clima nel passato, lontano ma anche recente: gli ultimi 3-4.000 anni basterebbero per riscontrare che il clima ha sempre subito variazioni in positivo e negativo, alternate e questo è sempre avvenuto anche ben prima che l’uomo potesse avere una qualche interferenza con queste dinamiche, chiaramente dovute a fattori esterni al pianeta, dove il Sole è tra i principali elementi che lo determinano.