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Diritto di critica | April 27, 2024

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Passera, il momento della crescita. "Nuove leve: lotta all'evasione, liberalizzazioni e frequenze" - Diritto di critica

Passera, il momento della crescita. “Nuove leve: lotta all’evasione, liberalizzazioni e frequenze”

«Abbiamo recuperato in credibilità che è un pre-requisito di tutte le altre cose». In questa frase pronunciata ieri da Corrado Passera a “Che tempo che fa” su Rai3 è racchiusa forse la condicio sine qua non della manovra e più in generale del Governo Monti. Frequenze tv, tobin tax europea («ne servirebbe una mondiale» per il superministro) e abbassamento del debito sono alcune questioni di cui, senza un minimo di credibilità, non si sarebbe nemmeno potuto parlare. Con buona pace di Giulio Tremonti che poche ora prima era stato capace di scontentare amici (?) e nemici con una discussa intervista da Lucia Annunziata in cui aveva dato l’idea di essere tornato da un viaggio lungo dieci anni su un altro pianeta.

Passera ha annunciato la fase-due dell’esecutivo, rispedendo al mittente (sempre l’ex ministro dell’economia) ogni possibilità di nuovi adattamenti di bilancio. Non prima di aver rivendicato il primo obiettivo centrato, almeno a suo dire: «Abbiamo messo in sicurezza l’Italia ed evitato il rischio-Grecia che era ad un passo». Secondo Passera è proprio arrivato il momento della «ripresa degli investimenti, per le infrastrutture, per la scuola». Dopo i sacrifici per il ceto medio, il lavoro dipendente soprattutto dopo la stretta sulle pensioni che ha stritolato privilegi ma in parte pure trattamenti bassi, a pagare davvero dovranno essere gli evasori fiscali: «Il nostro impegno sarà senza pace. Si tratta di 120 miliardi, di soldi veramente rubati agli altri, da andare a recuperare per consentire di fare investimenti sulla crescita». Un progetto non messo in campo prima, perché se la manovra fosse stata solo «basata solo su promesse di lotta all’evasione nessuno l’avrebbe comprata». Le parole magiche sono finalmente giunte e rischiano di determinare una svolta nella politica del Governo Monti.

La richiesta di equità e crescita è da settimane sulla bocca di tutti, dalle forze politiche a quelle sindacali, dai vertici della Cei alla gente comune, tanto da pensare che non parlino tutti della stessa cosa. Esigenze così diverse concentrate sotto il cappello giustamente esigibile del “devono pagare tutti” rischiano di trovare soddisfazione nella dichiarata svolta annunciata da Passera, visto che «l’Italia oggi non è attrattiva per investimenti». Non essere riusciti a chiudere su alcune liberalizzazioni ha provocato «un’arrabbiatura pazzesca» nel ministro per lo sviluppo che ha promesso un nuovo impegno sulla questione. «Il caso dei farmacisti – ha detto – è emblematico. Un grande peccato anche per loro, ma ci torniamo». E sull’argomento più caldo della rete, stretto dalla solita finta pacatezza di Fazio l’ex numero uno di Banca Intesa ha tradito un po’ di difficoltà («Su questa domanda posso giocarmi il jolly?»), per poi affermare sicuro: «Di fronte ai sacrifici chiesti algi italiani, verosimilmente non tollereremo l’assegnazione gratuita delle frequenze tv».

Prudenza quindi, senza promesse, così come sul come, non escludendo forme diverse dall’asta ma comunque bocciando le decisioni dei suoi predecessori: «Mi sono preso l’impegno di approfondire il tema e a fare proposte al Governo; probabilmente le ragioni di mercato e tecnologiche che hanno portato alla decisione del beauty contest si sono modificate negli ultimi anni». Ecco il messaggio sotteso al ragionamento: la situazione economica e politica era e resta difficile e quella legislativa nel Paese altrettanto. L’esecutivo dei professori ha ancora da lavorare, ma passate le norme “dei dieci giorni” può cominciare a pensare a percorsi di più ampio respiro, per investimenti, risparmi di spesa e riduzione delle tante iniquità di cui è infarcito il Paese. Magari anche dei tanti conflitti d’interesse, a cominciare da quelli dello stesso ministro, possessore di un congruo pacchetto azionario del gruppo Intesa-San Paolo: «Non c’è, e non era mia intenzione fare questo annuncio, ma le vendiamo e basta. È una disgrazia – ha affermato sempre ieri sera – è sbagliato, ma così ci togliamo il dubbio». Su questo, come su tutto l’impianto di idee per il 2012, alle parole sono attesi i fatti. Parlamento permettendo, ovvio: ad approvare le norme ci dovranno pensare ancora le Camere, le stesse che hanno determinato la pessima condizione politica in cui siamo immersi ormai da anni.