I terroristi con la camicia verde - Diritto di critica
La butta sul ridere Maurizio Belpietro che in prima pagina su Libero riporta la notizia del rinvio a giudizio di 36 militanti della Lega Nord per “costituzione di banda armata“. I “giudici politicizzati” questa volta hanno davvero esagerato. Secondo il direttore del noto quotidiano vicino all’attuale maggioranza, le famose camicie verdi della Guardia Nazionale Padana, immortalate anche in un documentario storico che ne ha reso noti i lati più assurdi, sarebbero «un nucleo disarmato che non ha mai fatto male ad una mosca, non andando mai oltre il folklore delle loro comparsate”.
Tralasciando i contenuti “folkloristici” sopracitati dal direttore di Libero e rimarcati dal video proposto, vorrei tornare sull’aspetto centrale della vicenda. Citai già questa organizzazione in occasione dell’entrata in vigore delle “ronde”. Ricordai che era il 1996 quando il procuratore di Verona Guido Papalia mise sotto inchiesta i vertici della Lega Nord per la presunta costituzione di un governo della Padania, il cui “presidente del consiglio” risultava proprio Roberto Maroni. Le carte della procura di Verona testimoniano infatti che tredici anni fa Maroni era il “portavoce” del “Comitato di liberazione della Padania” il cui statuto prevedeva la non collaborazione, la resistenza fiscale e la disobbedienza civile come forma di lotta democratica per garantire il diritto di autodeterminazione dei popoli, il tutto grazie all’uso delle camice verdi (Guardia padana). Ma il direttore di Libero questo non lo ricorda, o non ritiene fosse utile renderlo noto nel suo articolo. Per fortuna Belpietro sottolinea che, grazie all’immunità concessa ai membri del Parlamento, Bossi, Maroni e Calderoli sono già stati estromessi dalle indagini. Se colpevoli saranno dichiarati, a pagare saranno solo i piccoli militanti di poco conto.
L’accusa infatti sostiene, basandosi su diverse intercettazioni telefoniche, che la Guardia Nazionale Padana sarebbe stata creata con lo scopo di realizzare attraverso un’organizzazione armata la resistenza e l’eventuale secessione. Luca Zaia, Ministro leghista per le politiche agricole, ha attaccato da copione la magistratura sostenendo che «la giustizia dovrebbe occuparsi di ben altro che di fatti accaduti in epoche ormai lontanissime. In realtà, al di là del paradosso di una complessa macchina giudiziaria impegnata per decenni in materie nebulose, va registrata ancora una volta la distanza tra quanto accade e quanto si attendono i cittadini». Per la serie, dato che ora “Roma ladrona” ci riempie il portafoglio, dimentichiamoci che volevamo fomentare una “secessione”. E il giuramento sulla Costituzione italiana chi se lo ricorda più? Per dirla alla Greggio… «suvvia, sono ragazzi!».
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“Banalita’ del Male”.
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l’unica cosa che posso dire è che su un reato del 1996 arriva il rinvio a giudizio nel 2010 c’è solo da farsi grasse risate.poi è chiaro che qualcuno parla di giustizia a orologeria..
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