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Diritto di critica | November 9, 2024

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Quel muro che trasforma i padani in terroni - Diritto di critica

Quel muro che trasforma i padani in terroni

Umberto Bossi e Giuliano Bignasca

Si erano tanto amati fino a qualche tempo fa. Ma da qualche giorno tra i leghisti svizzeri e quelli italiani c’è un po’ di maretta. “Costruiamo un muro lungo il confine con l’Italia”. È questa l’ultima provocazione di Giuliano Bignasca, il Senatur elvetico. Ufficialmente non contro gli italiani, ma contro tutti quei magrebini che potrebbero sbarcare a Lampedusa e raggiungere la Svizzera attraverso la Penisola. Ma la bizzarra proposta sta provocando non pochi mal di pancia nel Carroccio: gli svizzeri non si fidano del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, incapace di gestire l’emergenza. In fondo per gli svizzeri anche i padani sono terroni.

“Per frenare il flusso dei profughi dalla vicina penisola alla Svizzera bisognerà costruire un muro di cemento alto quattro metri lungo tutta la frontiera con l’Italia”, spiega Bignasca. Si tratta sicuramente di una provocazione elettorale visto che il 10 aprile si vota a Lugano e dintorni. Ma è anche vero che gli svizzeri sono preoccupati per la situazione libica e temono realmente un grande esodo. Per questo, l’amministrazione ticinese ha dato ordine di innalzare il livello di guardia ai valichi di frontiera.

Dall’altra parte del confine qualcuno è un po’ indispettito. “Quella di Bignasca è sicuramente una provocazione”, commenta il sindaco leghista di Varese Attilio Fontana. Non credo ci sarà bisogno di rovinare le nostre belle valli costruendo un muro per fermare gli immigrati. Se lasceranno lavorare Maroni come si deve potremo stare tutti tranquilli anche su questo fronte”. Ma a non credere al ministro degli Interni italiano sono proprio gli svizzeri, soprattutto i leghisti d’oltreconfine. Secondo la Lega ticinese, il governo Berlusconi non fa abbastanza per fermare l’immigrazione clandestina. Uno strano contrappasso per l’Italia e la Lega Nord. “Gheddafi deve fermare i clandestini”, tuonava Maroni un paio di anni fa quando a Lampedusa si riaccendeva il problema degli sbarchi. Un trattato di amicizia e tanti soldi. Così il dittatore libico ha fermato (finché ha potuto, violando ripetutamente i diritti umani) l’emorragia di migranti che, dopo aver attraversato il deserto giungevano sulle coste del Mediterraneo, in attesa di fare il “grande passo” verso l’Europa. Ora la storia si ripete, ma stavolta è l’Italia a giocare il ruolo dell’ “inaffidabile” paese da cui proverrebbero “orde” di migranti.

Tuttavia, il problema non riguarda solo gli extracomunitari. La provocazione di Bignasca è solo l’ultimo di una serie atteggiamenti anti-italiani nel Canton Ticino. Sul finire del 2010, i lavoratori comaschi e varesotti, che ogni mattina attraversano il confine per motivi di lavoro, sono stati raffigurati come topi sul manifesto elettorale di un partito di estrema destra. Inaffidabili e sporchi, i padani rubano il lavoro agli svizzeri. È questo il messaggio che serpeggia tra i ticinesi. Sembrano tornati quei tempi quando sulle porte dei bar e dei ristoranti si poteva leggere: “Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”. E l’atteggiamento xenofobo non appartiene esclusivamente alla “narrazione” della Lega ticinese. Anche i partiti di centro-sinistra esprimono la loro preoccupazione per la corsa al ribasso dei salari dovuta proprio al continuo approdo nel Canton Ticino di manodopera italiana. Si tratta di 45mila lavoratori che si accontentano di stipendi inferiori ai 3mila franchi mensili (poco più di 2.300 euro), un livello considerato appena sufficiente per vivere nel Paese dei cantoni.

Ma c’è di più. Con l’entrata della Svizzera nell’area Shengen, i partiti di destra denunciano l’aumento di reati (furti e rapine, in primo luogo) nelle zone frontaliere. Sembrerebbe che molti delinquenti riescano a farla franca attraversando rapidamente il confine con l’Italia, dove i controlli sarebbero più blandi.

Padani, tusini, algerini, egiziani e libici: tutti terroni. Così anche il nord padano diventa sud. Un contrappasso dantesco che non farà certo piacere a Bossi e Maroni. Una lezione di umiltà per tutti.

Comments

  1. michele

    non mi meraviglio della boutade del leghista svizzero all’estero negli anni 60 i bergamaschi venivano definiti terroni del nord; serviva l’interprete per capirli!!!!!!!

    • Erica Balduzzi

      servirebbe l’interprete per capire qualunque dialetto, sia esso di nord, di centro o di sud :)
      Ciò che mi fa particolarmente specie, però, è il fatto che di fronte ad una crisi umanitaria come quella che si sta consumando nel Nord Africa l’unica voce che si leva dalla Svizzera – che pure è un paese occidentale e civile – è quella che esprime preoccupazione per una presunta invasione di magrebini: l’Italia sbaglierà in molte cose, ma sta cmq accogliendo la fiumana di gente in arrivo e dall’Italia si sono levate voci in sostegno della popolazione libica o nordafricana in generale. Sono molto critica nei confronti del mio Paese, ma di fronte a episodi come questo mi viene da pensare che in Europa non siano poi tutti così santi rispetto alla scalcagnata e tanto derisa Italia… La Svizzera ha fatto veramente una figura meschina.

  2. Lucio

    Michele, è vero !
    Nello stesso periodo nei Grigioni, sensibili al vento xenofobo di un certo Schwarzenbach, molti proprietari di locali pubblici,appesero cartelli con scritto: Vietato l’ingresso ai frontalieri italiani e ai cani.

  3. ronfolo

    la chiamano globalizazione . di che? costoro sono irreversibilmente dei perdenti come i nosti trogloditi che si definiscono popolo padano, hahahahahahahehehehehehhihihihih sono dei barbari che starnazzano…