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Diritto di critica | April 21, 2024

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Italians - In Svizzera eravamo poco più che animali - Diritto di critica

Italians – In Svizzera eravamo poco più che animali

di Emanuela De Marchi e Veronica Fermani

Disprezzati, maltrattati, emarginati a due passi da casa: bastava svoltare l’angolo, oltrepassare il confine per non essere più considerati esseri umani. Animali, al punto che picchiarne uno non era poi così grave; irrispettosi delle regole, rumorosi e non vestiti in modo adeguato: erano questi i tratti distintivi dell’essere italiano là, nel cuore della Confederazione Elvetica. Stereotipi, pregiudizi lanciati addosso come macigni, pesanti oggi come ieri, appellativi di una cultura che non sempre comprende le proprie potenzialità e le proprie mancanze.

“Per un italiano che approda in Svizzera è un reato anche portare troppe valigie”

(Corriere della Sera 06/03/1971)

 

Sin dai tempi più antichi: Svizzera terra di libertà religiosa per i protestanti che sfuggivano alle persecuzioni della Controriforma. Svizzera terra di accoglienza per i rifugiati politici, tra i quali Ugo Foscolo. Svizzera terra di lavoro per mercanti e banchieri; per gli operai provenienti dal Nord Italia, impiegati nello scavo dei trafori alpini, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Erano tanti, troppi per essere tollerati. Nell’estate del 1986 vennero distrutte case, botteghe, osterie di italiani e ticinesi accusati, talvolta ingiustamente, dei più cruenti fatti di cronaca. Migliaia di lavoratori dovettero lasciare AusserSihi, il quartiere operaio di Zurigo: la fuga si consumò nell’arco di una notte, accesa dall’esplodere della violenza xenofoba che costrinse le vittime a tornare in patria.

Hanno lavorato in condizioni disumane, come nel caso della costruzione del traforo del Sempione dove vennero impiegati per lo più operai siciliani e calabresi. Erano loro gli unici ritenuti adatti a sopportare le altissime temperature della galleria, che potevano arrivare fino a 50 gradi. Sfruttati e retribuiti con stipendi bassissimi, i lavoratori italiani erano sottoposti a turni di lavoro massacranti: otto ore senza pausa, giorno e notte, per chi lavorava dentro la galleria e dodici ore consecutive per chi lavorava fuori. Numerosi gli episodi di protesta. Alcuni finiti nel sangue, come nel caso degli operai di Gottardo, con l’esercito che sparò sulla folla uccidendo cinque italiani.

Dopo una pausa nel corso delle due guerre mondiali, i flussi migratori ripresero nel secondo dopoguerra. Nel 1950 gli italiani rappresentavano il gruppo nazionale più numeroso del Paese e solo nei primi anni novanta iniziarono a cedere il primato agli jugoslavi. La storia degli italiani in Svizzera in quegli anni è la storia di intere famiglie sventrate: mariti soli, costretti a lavorare duramente. Mogli pronte a lasciare tutto pur di raggiungerli, pur di aiutarli. Alloggi troppo cari, difficili da trovare per gli italiani considerati sporchi, rumorosi e criminali. Donne obbligate a stare nei dormitori delle fabbriche. Uomini accalcati nelle baracche dei cantieri. Ogni baracca ospitava 32 persone con un lavandino ogni 16. Impossibile pensare di rivedere i propri figli, di riabbracciarli in condizioni del genere. Eppure arrivavano: bambini clandestini provenienti dall’Italia, costretti a vivere di nascosto da tutti, impossibilitati persino ad affacciarsi alla finestra. Hanno perso la scuola, braccati tra le quattro mura che dovevano proteggerli. Hanno dovuto rinunciare ad un lavoro dignitoso, ad un’adeguata preparazione, riponendo nel cassetto qualsiasi sogno di riscatto. A tutto questo gli italiani erano spesso esposti a rischi elevati. Il 30 agosto 1965 un enorme blocco di ghiaccio si staccò travolgendo le baracche degli operai addetti alla diga di Mattmark. Morirono in 57, tutti italiani. Fu l’ennesima mattanza. I responsabili dell’incidente non sono mai stati puniti.

“Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”

(scritta comparsa su una finestra di un club a Saarbrucken nel 1958)

Violenze gratuite in tempi lontani: non è proprio così. Ancora oggi per diversi svizzeri, soprattutto per i più anziani, gli italiani riflettono il vecchio stereotipo: poveri, scuri, bassi, sporchi, maleducati e irrispettosi delle regole. La situazione è in parte migliorata grazie all’attenzione crescente verso nuovi flussi migratori provenienti da paesi lontani, portatori di culture e religioni inesplorate. Tutto sommato gli italiani sono i “meno diversi”. Una minaccia inferiore rispetto agli altri. Ma pur sempre una minaccia.

Comments

  1. mariano

    All’origine dei tumulti antiitaliani scoppiati il 26.7.1896 (e non 1986!) e durati diversi giorni nel quartiere operaio di Aussersihl, a Zurigo, ci fu una rissa in cui un alsaziano morì accoltellato da un muratore italiano. Come già avvenuto durante la rivolta del Käfigturm, a Berna nel 1893, la collera popolare si scatenò dapprima contro gli italiani per poi rivolgersi contro le autorità dopo l’intervento della polizia e dell’esercito per sedare i disordini. La sommossa fu una protesta spontanea dei ceti inferiori, priva di rivendicazioni concrete, e può essere considerata l’espressione di una crisi legata alla modernizzazione. Gli emigrati italiani, soprattutto lavoratori stagionali e muratori, ebbero un ruolo di capro espiatorio su cui si concentrarono le conseguenze negative provocate dai rivolgimenti economici e sociali dell’epoca.

  2. Emilia

    Hitler avrà preso spunto da loro a questo punto =(

  3. mb

    C´e´ poco da scherzare purtroppo… io vivo in Austria da un anno circa (nella capitale) e leggere di questi eventi, pur passati, in Svizzera non mi sconvolge minimamente. Ancora oggi qui, in una delle città più all’avanguardia in Europa, l’italiano è considerato chiassoso, maleducato, mafioso, sporco… dovreste vedere come lo sono gli Austriaci invece! incredibili. Tanto pulite le città quanto sporche le case all’interno, ho visto situazioni e UFFICI invivibili per qualsiasi italiano, ristoranti, cucine, pietanze inaccettabili per i nostri NAS. Poi veniamo sempre discriminati al lavoro (come del resto altre tipologie di immigrati), e qui licenziano che è un piacere, anche se lavori seriamente, anche se hai bisogno di lavorare. Lo fanno volentieri, se sei italiano e biascichi male il tedesco (come chiunque farebbe dopo solo un anno). Schnell! Bisogna capire tutto al volo qui, non c’è tempo da perdere con chi non sa la lingua e vorrebbe impararla. Signori questa gente non ha cuore, per citare una mia ex-collega cubana che lavorava qui con me – ohne Herz. Ma presto me ne torno nel mio Paese. Ci sarà la crisi, quello che volete, ma almeno se devo crollare lo farò cercando di migliorare la vita della mia gente. Evviva l’Italia. Siamo sempre così pessimisti, così rassegnati… svegliamoci, siamo noi i migliori!
    I nostri episodi di razzismo al confronto di quello che vedo qua sono ridicoli (non lo dico per sminuire la gravità dei nostri, ma ragazzi….andiamo questa è un’altra storia, e non ne parla nessuno). Chi avrà la fortuna di intraprendere una conversazione sulla libertà di stampa con qualcuno di queste parti, noterà il volgare astio e disprezzo di questa gente nei confronti della nostra cultura, mentre la loro è nutrita ogni giorno da stronzate colossali come notizie false o insabbiate (ultimo esempio, il terzo caso in 5 anni di gravi molestie su prole segregata anche per 40 anni, i giornali ne hanno parlato per DUE giorni e marginalmente, poi la notizia è sparita). Ogni giorno salta fuori qualche caso di corruzione anche qui, solo che da ste parti a livello di soldi trattano ‘bricioline’ al confronto dell’Italia e quindi i veri mafiosi siamo sempre noi. Non fatemi dire altro perchè potrei scrivere un libro ormai. Italia sto tornando!!!

  4. Anonimo

    Io vivo in svizzera dal 1963 purtroppo è la verità qella descritta nell`articolo di testo, mi ricordo che mio papà fece domanda per portare la famiglia in svizzera (si prima si faceva domanda) gli dissero che se avrebbe trovato un appartamento di tre stanze avrebbe potuto portare la famiglia.Quando ebbe trovato l`appartamento venne una commissione di tre persone a controllare e decisero  che avrebbe potuto portare solo la moglie e due dei suoi tre figli. E si cari amici questa come la chiamate voi?
    Dopo due anni era tutta la famiglia quì.
    Ma mi consola il fatto che adesso noi ITALIANI siamo i migliori, per quale motivo?
    Per il semplice fatto che quelli che sono arrivati  negli ultimi decenni (dalla ex Jugoslavia)non sono lavoratori, come erano gli Italiani che si spaccavano la schiena per 9 ore e mezza al giorno.Questi vogliono solo soldi facili visto che la prima ondata erano quelli che chiedevano asilo politico per la guerra che era in corso e ricevevano una quota mensile, anno capito che si poteva vivere bene e ti pagavano, così portavano parenti e amici e vivevano in dieco quindici  in un appartamento di tre o quattro stanze se prendevano Fr.1000.- a persona fate un po i calcoli.C`era sempre uno che comandava e divideva.
    (Loro hanno quasi tutti il passaporto Svizzero (comprato) si perchè in svizzera il passaporto si può coprare.)Ma gli Italiani saranno il 30% che ha il passaporto svizzero.Loro non si piegano a nulla non accettano nessun compromesso sanno dove andare a richiedere informazioni per ottenere quello che vogliono, altro che mafia Italiana.  Adesso gli svizzeri cominciano a capire il valore degli ITALIANI  e cosa sono stati capace di fare in tutti questi anni.
    Potrei scrivere per ore ma non mi va.

    Però una domanda la devo fare,  l`Italia cosa ha fatto per noi italiani all`estero?
    Risposta NIENTE
    In italia siamo gli svizzeri in svizzera  siamo gli italiani, domanda?
    Cosa siamo???????????

    Ci ha abbandonati al nostro destino, che per fortuna essendo italiani
    (e ne sono fiero non è retorica)
    c`è la siamo sbricata da soli con la nostra caparbietà e la nostra ironia e il saper fare credetemi se noi italiani non saremmo così creativi in tutto e per tutto non so dove saremmo.
    Forza ITALIA (non intendo quel partito che ci levò il gusto di gridare…..  )
    Auguri di buon anno a tutti voi.

  5. Valentina Tacchi

    io vivo in italia quindi  ti capisco mi dispiace molto :(