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Diritto di critica | April 25, 2024

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Val di Susa, gli ultimi eroi sono gli operai - Diritto di critica

Una rete di metallo che ogni giorno viene tagliata e poi riparata. Da un lato, quello indicato come sbagliato, i ribelli senza nome, sciarpe sul viso, spranghe. Dall’altro, divise nere e scudi di plastica, fumogeni, manganelli. Se la battaglia per la Tav si riducesse a questo, in ValSusa, avrebbero ragione i tg nazionali: pochi facinorosi disturbano un’opera giusta e democratica. 

Ma non c’è solo questo ai piedi della montagna Ambin. 

C’è una comunità montana che protesta da 22 anni in tutte le sedi possibili, dalle strade valsusine a Torino a Roma. C’è una dozzina di sindaci, da Chiomonte a Roncone, da Susa a Chianocco, che continuano a contestare il progetto, checchè ne dica il partito. Mettono sul piatto i numeri, le analisi di impatto ambientale mai realizzate, gli appelli al governo cui non è mai stata data risposta.

Soprattutto c’è un cantiere vuoto, partito teoricamente un mese fa ma pieno soltanto di reti metalliche e sbarramenti. C’è un’azienda, la Italcoge, che ha vinto l’appalto perfetto: installare il cantiere Tav e mantenerlo operativo. I suoi guadagni crescono al crescere dei disordini, visto che ogni ripristino del perimetro viene messo in conto allo Stato. Ci sono gli operai della Italcoge, che hanno visto andare a fuoco due camion, e restano lì a lavorare: hanno parlato con i No Tav, preso in mano i loro volantini, subito gli insulti e gli sputi dei più incazzati. E stanno ancora lì, e ti chiedi se è per convinzione o per fame, e se proprio non riuscivano a trovare un altro lavoro. Problema che non sfiora i dirigenti Italcoge, i progettisti, gli ingegneri: sul campo ce ne sono solo un paio, gli altri guardano la vicenda da Torino dietro uno schermo. 

Questi operai sono le ultime vittime della Val Susa. Presi in mezzo dalla paga, dai lacrimogeni della polizia e dagli sputi dei violenti insediati tra le file No Tav.

Pier Paolo Pasolini, nel 1968, scriveva queste parole al vetriolo agli studenti di Valle Giulia “Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti / io simpatizzavo coi poliziotti / Perché i poliziotti sono figli di poveri /Vengono da periferie, contadine o urbane che siano (…) si è così avuto un frammento / di lotta di classe: e voi amici (benché dalla parte della ragione) / eravate i ricchi. / Mentre i poliziotti (che erano dalla parte / del torto) erano i poveri.”

Non ai poliziotti, oggi, va la simpatia per il “povero”: ha un posto fisso – anche se difficile da mantenere – uno stipendio certo. Agli operai sì, però. Perché se il progresso del Paese si continua a fondare sul ricatto di pochi ricchi sul bisogno di molti precari, e la contestazione giusta finisce per colpire la vittima e non il persecutore, allora sono loro gli eroi della Val Susa. Sono quelli che riparano una recinzione ingiusta dopo gli assalti giusti: son quelli che, presi in mezzo, resistono per sopravvivere.

Comments

  1. paolo santone

    Non sono per niente d’accordo. In questo modo si giustifica chiunque faccia qualunque cosa per lavoro. Anche le SS eseguivano ordini, ei kapò si accanivano contro gli altri prigionieri forse per la loro sopravvivenza, ma non erano comunque eroi. Non si può giustificare tutto col mito del lavoro, il vero eroe è chi accetta uno stato di difficoltà per non fare qualcosa di contrario ai suoi principi.

    • Equiparare il lavoro di un operaio a quello delle SS e dei kapò nei campi di concentramento nazisti, tanto per buttare lì una risposta…è un paragone che si commenta da solo. Che sciocchezza.

      • Sil

        Credo che Paolo intendesse semplicemente esemplificare – sebbene in modo estremo – un concetto. Nessuno ritiene che il lavoro degli operai italcoge sia assimilabile a quello delle SS, perché il livello di gravità dei due casi non è comparabile.
        L’aspetto condivisibile – e bisogna fare attenzione a bollare i concetti come sciocchezze – è la presa di distanza dal pensiero secondo cui il lavoro è buono e giusto in quanto tale.
        In realtà ogni lavoro – per quanto legalmente riconosciuto – ha un suo impatto sulla società che può essere più o meno positivo o negativo.
        Io non posso pensare che un infermiere e il commesso di un’armeria (supponiamoli entrambi bravi nel loro mestiere) abbiano la stessa valenza nei confronti del bene comune.
        E l’operaio che lavora a mettere in sicurezza un versante franoso svolge un compito enormemente più meritevole di chi erige e rappezza il recinto di una caserma.
        In ultimo, non ha senso parlare di eroi; ciascuno degli operai del fortino ha una sua storia personale, una sua etica, una sua coscienza e valuta giorno per giorno il suo operato.
        Ma chi si impegna per una società migliore non può non rilevare con sgomento che il lavoro sta diventando sempre meno uno strumento di promozione umana all’interno della collettività e sempre più una leva di ricatto tenuta in mano da chi ha il potere economico e politico.
        Questo è lo scandalo contro cui battersi.
        Meno eroi e più Cittadini consapevoli.
        Di questo ha bisogno l’Italia. E vent’anni di movimento No Tav hanno fatto tanto in questa direzione.

    • ferraioli domenico

      se sputare su un operaio servisse a fermare la tav andrebbe bene ma a sputare su un operaio è come se scoperta la moglie a letto con l’amante il marito si tagliasse gli attributi.
      vai a sputare su berlusconi bersani tremonti napolitano stronzo!!!! sono quelii iche vogliono la Tav un operaio edile và là dove c’è un lavoro e non decide lui quale opere costruire o meno.solo i vigliacchi se la prendono con chi lavora.
      Eppure io sono contro la Tav.

  2. Loredana

    “C’è un’azienda, la Italcoge, che ha vinto l’appalto perfetto”
    Scusate ma che appalto avrebbe vinto l’italcoge?
    Come?
    Quando?
    Su quali presupposti?
    Con quale certificato antimafia?
    http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=3604388

  3. barbara

    Sono perfettamente d’accordo con Paolo, ci sono indagini per mafia dal 1988 chi lavora per loro E’ COMPLICE.
    Fino a quando la foglia di fico dello stipendio sarà considerato atto di nobiltà E NON ASSERVIMENTO ALLA MAFIA?

    E le evidenze di Loredana meriterebbero un approfondimento serio invece che una benedizione dei moderni “eroi”.