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Diritto di critica | April 25, 2024

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Strage di Firenze, parla la comunità senegalese: “Penalizzati perché più visibili, ma nessun razzismo” - Diritto di critica

Strage di Firenze, parla la comunità senegalese: “Penalizzati perché più visibili, ma nessun razzismo”

“Spesso gli immigrati senegalesi sono più penalizzati, perché più visibili degli altri. Ma nessun razzismo generalizzato: le buone volontà esistono a tutti i livelli della classe politica. Anche se le leggi non aiutano”. Abdou Saliou, mediatore culturale dell’assessorato alle Politiche sociali della Provincia di Cagliari, presidente Anolf (Associazione nazionale oltre le frontiere) e responsabile dell’ufficio per gli immigrati del patronato Inas – Cisl, dopo gli ultimi fatti di Firenze spiega le difficoltà e  i punti di forza della comunità senegalese, una delle più radicate oltre che numerose in Sardegna con oltre tremila immigrati nella sola città di Cagliari. Una comunità molto solidale: “Fa parte del nostro dna – assicura Abdou Saliou -, abbiamo una rete di solidarietà interna: quando qualcuno ha bisogno, cerchiamo di fare il possibile per aiutarlo”.

Tra le difficoltà maggiori, “soprattutto l’eterno confronto con le forze dell’ordine e con la polizia municipale – spiega Saliou-: ci sono persone che hanno partita Iva, iscrizione alla Camera di Commercio, una propria attività, ma solo sulla carta: infatti, non possono lavorare perché manca la disponibilità del suolo pubblico. Nessuno, per carità, deve infrangere le norme, ma bisogna anche dare un segnale per risolvere il problema”. Inoltre, c’è la questione lavorativa, aggravata dalla crisi economica, soprattutto per “la crescente disoccupazione, la difficoltà nei contratti, la ricerca di alloggio, tutti problemi comuni alle altre nazionalità, ma che nel nostro caso vengono amplificati perché siamo tanti e più visibili”. Inoltre, c’è la realtà “sempre più evidente delle seconde generazioni: bisogna puntare allo studio e alla formazione professionale per permettere ai ragazzi che arrivano dal Senegal di ottenere titoli ed entrare nel mondo del lavoro”.

Riguardo gli ultimi fatti di Firenze, difficile trovare le parole adatte: “È vergognoso, nessuno può riconoscersi nel tricolore e compiere gesti di questo tipo”. Ciò nonostante, “le buone volontà, cioè persone civili che credono e lavorano per l’integrazione, ci sono a tutti i livelli della classe politica”. Fermo restando che in Italia “ci sono delle leggi che non aiutano a fare passi in avanti, dalla Bossi-Fini al pacchetto sicurezza, al reato di clandestinità”. Così, anche in Sardegna, che pur “si distingue per l’accoglienza e per l’ospitalità delle persone”, c’è ancora molto da fare: “Occorre superare l’assistenzialismo, aiutare le persone a camminare da sole; inoltre, bisogna superare la politica emergenziale, iniziando a promuovere interventi più strutturati, che diano più concretezza alle singole iniziative”. La preoccupazione maggiore è per i 580 profughi arrivati nell’Isola dalla Libia, tra cui molti senegalesi: “Come sono accolti? Cosa faranno dopo il percorso? Occorre fare il punto della situazione – continua Saliou -: molti di loro hanno delle difficoltà, perché affidati dalla Protezione civile a singole cooperative, che non sempre fanno ciò che dovrebbero”.