Caro Severgnini, siamo nei guai

In un attento articolo pubblicato ieri sul Corsera, Beppe Severgnini ha analizzato le reazioni di stupore circolate sui socialnetwork e dedicate al Comandante della Capitaneria di Porto di Livorno, De Falco. “Come altri quella notte – scrive Severgnini a proposito del disastro alla nave Costa “Concordia” – (De Falco, ndr) ha fatto tutto ciò che poteva in circostanze drammatiche. Lo stesso, purtroppo, non si può dire del comandante Schettino e di altri ufficiali di bordo. Se la normalità è diventata eroica, in Italia siamo nei guai”.

E allora, caro Severgnini, siamo davvero nei guai. Ma non c’è da stupirsene. Se è verissimo che “milioni di connazionali – spesso per pochi soldi – fanno il proprio dovere: da nord a sud, di giorno e di notte, in terra nell’aria e per mare”, è altrettanto vero che quelle stesse persone non sono più abituate a percepire il Paese reale, quello degli onesti, ma sono stati educati – attraverso uno stillicidio continuo di messaggi e proclami politici – ad accettare l’inaccettabile, ad ammirare il furbo, a giustificare fatti e misfatti su cui prima non si transigeva. Un cambiamento di percezione da parte dell’opinione pubblica che è stato interpretato al meglio da una politica attenta: fino a quindici anni fa per un’inchiesta il parlamentare di turno si dimetteva, adesso resta in carica e riceve la solidarietà dei colleghi. Siamo diventati il Paese della “nipote di Mubarak”, vittime di una classe politica autoreferenziale, dove il leader di turno ha conquistato il potere per sedersi sullo scranno e far approvare – una dopo l’altra e con alterne fortune – leggi capaci di sottrarlo alle proprie responsabilità. Così come per anni ci siamo abituati e assuefatti – per citarne un’altra – alla cantilena dei “soliti noti” che pagano le tasse, un cliché che dà per scontata l’esistenza di tanti altri furbi, lestofanti e parassiti che vivacchiano e sbevazzano “alla facciaccia” dei primi (come diceva Totò). 

In un contesto simile, caro Severgnini, i “milioni di connazionali [che] – spesso per pochi soldi – fanno il proprio dovere: da nord a sud, di giorno e di notte, in terra nell’aria e per mare” si sentono sempre più soli, magari anche un po’ ingenui rispetto ai furbi tanto osannati e quasi sempre un gradino avanti agli onesti. Ed è per questo che la serietà, la fermezza e un atteggiamento che non scende a compromessi fanno notizia, sollevano le coscienze, danno una speranza a quella parte migliore e sempre troppo ignorata del Paese.

Twitter@emilioftorsello

Di Emilio Fabio Torsello

Giornalista professionista, 30 anni, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 2006. Mi occupo di tematiche inerenti la legalità, la cronaca giudiziaria (imparando dal "maestro" Roberto Martinelli), l’immigrazione e la politica. Collaboro con il mensile Narcomafie, con alcune testate del Gruppo Sole 24 Ore e in particolare con Il Sole 24 Ore del lunedì e Il Sole 24 Ore "Roma", con Il Fatto quotidiano e con Roma Sette (Avvenire). In passato ho lavorato (stage) presso la redazione Ansa di Bruxelles e ho collaborato con la redazione aquilana dell'AGI e con il portale del sole 24 Ore, Salute24. Sono l'autore del blog EF's Blog, sulla piattaforma Wordpress