Pochi laureati e pure disoccupati - Diritto di critica
Altro che No Tav e Articolo 18. Il vero problema italiano riguarda la disoccupazione tra i giovani laureati. Il 19% di chi ha ottenuto il diploma triennale e il 20% tra gli “specialisti” è senza un lavoro. E la politica sa dare una sola risposta: “vi dovete adattare ad impieghi meno prestigiosi”.
Solo un giovane su cinque con la laurea. Lo ripeteva spesso l’ex ministro della Gioventù, Giorgia Meloni: “non tutti possono fare i medici o gli avvocati, bisogna riscoprire alcune professioni”. Giusto, giustissimo. Un discorso, però, che non tiene conto di un dato che fa veramente paura: l’Italia ha un numero di laureati di gran lunga inferiore agli altri paesi occidentali. I giovani del nostro Paese tra 25 e 34 anni in possesso di un diploma universitario sono circa il 20%, mentre la media dei paesi Ocse è del 37%. Se in Germania i laureati rappresentano il 27% della popolazione giovanile, negli Usa, in Francia e in Gran Bretagna sono, rispettivamente il 41%, il 43% e il 45%. Il Giappone detiene il record assoluto: il 56%.
Un’Italia senza classe dirigente. Allora come si può dire ad un giovane laureato di adattarsi a lavori non qualificati o ad un adolescente di scegliere una scuola tecnica o un istituto professionale quando a mancare sono proprio quelle risorse umane ricche di competenze che un tempo venivano definite come classe dirigente? Ma in Italia, si sa, la competenza conta quanto una moneta da 5 centesimi; poco.
Un destino da paese del terzo mondo. Un paese serio dovrebbe affrontare il problema con la stessa serietà e decisione con la quale il governo sta affrontando la crisi del debito, invece di invitare i laureati a fare i camerieri o gli artigiani. Risolvere il problema del debito è fondamentale per le future generazioni, ma non basta. Se non si affronta la questione della disoccupazione giovanile, in particolar modo, quella qualificata, avremo le finanze a posto ma vivremo in un paese da terzo mondo, senza più un capitale umano in grado di produrre innovazione e sviluppo. Altro che No Tav e Articolo 18.