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Diritto di critica | April 25, 2024

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Toto-nomi per il dopo-Polverini, ma Renata ancora non si è dimessa

Il Pd ora cerca un candidato. Dopo le dimissioni di Renata Polverini, i democratici sanno bene che non sarà facile espugnare la Pisana, nonostante gli scandali che hanno investito il Pdl laziale.

Il Pd pronto a rinunciare alla Regione per l’alleanza con l’Udc. Mentre Roma guarda a sinistra, le province tendono a destra, rendendo comunque la vittoria del Pd tutt’altro che scontata. Nonostante esista un “candidato naturale” come Enrico Gasbarra (ex presidente della provincia di Roma e ex vice di Veltroni al Campidoglio) il Pd punterà molto probabilmente su un volto nuovo, un uomo dell’Udc, in cambio dell’alleanza con il partito di Casini, sia a Roma che in Regione. Secondo il Giornale, questa persona potrebbe essere l’attuale ministro per la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi, già fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

Tajani o Storace? Il Pdl – orfano della Polverini e in preda a faide interne – è alla ricerca di quella figura che possa rendere la possibile sconfitta meno amara. Due nomi su tutti: Andrea Augello, senatore Pdl e autore delle più importanti manovre elettorali del partito a Roma, e Antonio Tajani, commissario europeo per l’industria e candidato da Berlusconi a Roma, nella difficile (e non realizzata) impresa di strappare la Capitale al centro-sinistra nel 2001 contro Walter Veltroni. Tuttavia, non è escluso che il centro-destra opti per Francesco Storace, che ha già governato la Regione Lazio tra scandali e veleni.

“Un giorno in più o in meno…”. Intanto, nonostante gli annunci, la Polverini non ha ancora presentato le proprie dimissioni al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, “tanto un giorno in più o in meno cambia poco, fatevene una ragione”. Gli elettori se ne faranno anche una ragione ma la Polverini proprio ieri ha riunito e presieduto la Giunta nella quale, secondo l’assessore alla Casa, Teodoro Er Pecora Buontempo, “non è successo nulla, solo ordinaria amministrazione”. Ma dal Pd arriva la denuncia: “Oggi [ieri – ndr] la Polverini sta procedendo ancora alle nomine di dirigenti esterni di provenienza Ugl. Una presidente dimissionaria non può fare nomine e rinnovare contratti esterni solo per garantire uno stipendio ai suoi amici”.

La pensione di Fiorito. Ma non basta. I tagli previsti dalla Polverini entreranno in vigore solo dalla prossima legislatura. Questo significa che Fiorito potrà andare in pensione già a 50 anni con poco meno di 4mila euro al mese, grazie ad una riforma approvata dal Consiglio uscente con i voti delle liste di maggioranza: Pdl, Udc, Lista Polverini, Lista Storace.

Twitter: @PaoloRibichini

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