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Diritto di critica | April 27, 2024

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L'Italia, il Paese dei giornalisti minacciati

Duecentododici giornalisti minacciati solo nel 2012, quasi 1.200 dal 2006 ad oggi. Questo l’agghiacciante dato del Terzo Rapporto Annuale di Ossigeno per l’Informazione consegnato venerdì scorso al Presidente della Camera Gianfranco Fini. Presenti, per l’occasione, il direttore di Ossigeno Informazione Alberto Spampinato, fratello del giornalista Giovanni ucciso nel 1972 dalla mafia, e Paolo Butturini, segretario di Assostampa Romana.

Quello che emerge è un Paese dove l’informazione è un caso più unico che raro all’interno dell’Unione Europea: la nostra è un’informazione solo parzialmente libera e questo conferma il dato del 2009 di Freedom House. In Italia ci sono 110mila giornalisti, di questi oltre 24mila sono precari (ma il dato è in continua crescita, è difficile stabilire un numero preciso) e, da quanto si apprende, uno su sei negli ultimi dieci anni è stato intimidito, minacciato, querelato. Proprio la querela, spesso, è apparsa un vero e proprio mezzo di intimidazione, soprattutto quando dall’altra parte c’era un “senza garanzie”. Nelle scorse settimane vi abbiamo raccontato le storie di Antonio Mazzeo e di Vincenzo Barbagallo, giornalisti che, per aver svolto il loro lavoro di documentazione e racconto, sono stati querelati (il primo dal Comune, il secondo dai Vigili Urbani). Nel Rapporto di Ossigeno per l’Informazione ci sono anche i loro nomi.

Agli occhi del mondo siamo un Paese democratico in cui, però, viene attuata una censura subdola grazie alla violenza, agli abusi facili, alle leggi arretrate. Persino il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, ha avvertito, parlando espressamente del nostro Paese, che la diffusione incontrastata delle intimidazioni verso i giornalisti è una forma, inammissibile, di censura «camuffata» e che dovrebbe essere combattuta, da parte delle autorità, in modo molto più attivo. E neanche il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha potuto tacere su questi dati allarmanti: «Queste cifre non possono non destare allarme».

Scorrendo l’elenco dei giornalisti sul sito di Ossigeno per l’Informazione, si legge che i metodi per intimidire i giornalisti, in particolare i cronisti, sono tanti: dalla macchina incendiata, alla lettera o telefonata anonima, fino alle buste con proiettili. Ma nell’era social, anche Facebook diventa un’arma potentissima: ed ecco che allora un giornalista può trovarsi oggetto di un gruppo in cui lo si insulta pesantemente o lo si minaccia in modo inequivocabile.

La speranza è quella che né le parole di Muiznieks né quelle di Grasso rimangano inascoltate e, soprattutto, senza effetto. Si parla sempre, ogni giorno, di “cambiare il Paese”, di “eliminare il marcio”, di “rottamare il vecchio”. Ecco, l’informazione censurata e i giornalisti minacciati sono “il vecchio”: un sistema criminale e dittatoriale che non ha nulla a che fare con la democrazia di cui siamo sostenitori. Niente più di un’informazione veramente libera può contribuire in modo consistente a quella trasformazione radicale del Paese che da anni cerchiamo ed invochiamo.