Prigionieri in Iran, i volti, le storie, le sofferenze - Diritto di critica
Ci sono persone che non compariranno mai nei servizi dei telegiornali nostrani. Blogger, attivisti, giornalisti, cittadini a vario titolo impegnati nella quotidiana lotta contro il regime iraniano. Persone che non si voltano dall’altra parte, non delegano, non sperano che qualcuno agisca al posto loro, che muoia o venga incarcerato e condannato per conto terzi.
Sul sito Rahana.org è possibile conoscerli uno per uno, intuire il loro coraggio e le sofferenze patite in carcere. Diritto di Critica inizia oggi una serie di focus sui giornalisti/blogger attualmente detenuti in Iran di cui si ha notizia. Uno per uno, vi racconteremo le loro storie, vi mostreremo i loro volti e cercheremo di tenere accesa una luce sulle loro vicende.
Il primo della “lista”, sul sito Rahana.org è il giornalista Nader Karimi Jouni (nella foto). Un passato da direttore responsabile di testate economiche come “The world of Industry” e “Daily Politics”, Nader porta ancora i segni della guerra tra Iraq e Iran degli anni Settanta. Incarcerato per aver criticato il regime, nel 2008 Nader è stato rinchiuso nella prigione di Evin dove un anno dopo è stato posto in stato di isolamento. Accusato di spionaggio e contatti con Israele, Nader è stato torturato e costretto – prassi tipica in Iran per sensibilizzare le masse – ad una confessione pubblica in televisione.
In una lettera il giornalista ha denunciato di aver subito oltre 200 ore di interrogatorio e di aver firmato una confessione estorta con la forza e violenze psicologiche. I suoi incontri con personale israeliano riconducibile al Mossad, invece, sarebbero stati finalizzati alla scrittura di un libro sulle relazioni tra l’Iran e lo Stato ebraico. Per l’accusa di spionaggio, Nader è stato condannato a dieci anni di carcere. Dopo aver fatto ricorso contro la sentenza, la condanna è stata dimezzata a cinque anni. Ad oggi Nader è confinato in isolamento.