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Diritto di critica | April 19, 2024

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La Turchia neo-ottomana e autoritaria. Anche per colpa dell'Europa

Erdogan ordina gli arresti di alcuni giornalisti di opposizione e annuncia un giro di vite contro i “traditori”. Ankara rinuncia al sogno europeo e per la Ue rischia di diventare un problema

Ci son voluti 27 arresti per far svegliare l’Unione europea. Perché finora Bruxelles è rimasta a guardare una Turchia che sprofonda verso l’autoritarismo, sempre più lontana dall’Europa, sempre più islamica, sempre più neo-ottomana. Non è bastata la repressione di Gezi Park per risvegliare la vocazione democratica dei governi del vecchio continente. Si è dovuti arrivare all’arresto di 27 giornalisti e all’annuncio di una vera e propria purga nelle istituzioni per destarsi dal torpore. Si è levata la timida voce di Federica Mogherini, nelle vesti di ministro degli Esteri europeo: “I raid della polizia turca e gli arresti dei giornalisti e dei rappresentanti dei media vanno contro i valori europei e gli standard a cui la Turchia aspira di fare parte”. Più duri gli Usa che, per bocca del portavoce del Dipartimento di Stato, hanno dichiarato che “La libertà di stampa, processi giusti e un sistema giudiziario indipendente sono elementi chiave in ogni democrazia”, e chiedono “Come alleati e amici della Turchia, alle autorità di Ankara di assicurare che le loro azioni non violino questi valori chiave e le fondamenta democratiche del paese”. Secca la risposta di Erdogan: “L’Europa si faccia gli affari suoi”.

Uno scontro interno alla destra islamica. L’azione di forza di Erdogan nasce da uno scontro interno al Paese tra l’attuale presidente e  Fethullah Gulen, leader dell’opposizione, già predicatore islamico di stampo moderato e ex alleato del partito presidenziale AKP. Insomma, si tratta di un duplice conflitto tutto interno alla destra turca e alla realtà islamica moderata, dopo che i due – insieme – sono riusciti a scardinare il sistema laico e talvolta laicista imposto dai militari.

Da europeista… Negli anni duemila Erdogan è stato uno dei principali sostenitori del processo di occidentalizzazione e democratizzazione del Paese. È stato nominato due volte premier dopo aver vinto le elezioni e, quando la carica di Presidente è divenuta elettiva a suffragio universale (2014), si è candidato, ed è divenuto leader indiscusso della Turchia. Nel primo governo guidato da Erdogan la spinta europeista era decisamente forte. Tuttavia l’adesione alla Ue è stata fortemente rallentata da Francia e Germania e in parte anche dalla destra cattolica italiana. Parigi e Berlino temevano che l’ingresso nella Ue di un Paese di quasi 75 milioni di abitanti avrebbe comportato un nuovo assetto geopolitico dell’Europa, modificando equilibri che si sono formati in Europa negli ultimi 60 anni. La destra cattolica italiana, invece, ha cercato di bloccare il processo di adesione nel timore che l’ingresso di 75 milioni di abitanti, molti dei quali islamici, avrebbe trasformato la Ue in un gruppo di popoli così eterogeneo da cancellare le radici “giudaico-cristiane” del Continente, dimenticandosi che la presenza islamica in Europa esiste da secoli. Albania, Bosnia, Macedonia hanno una popolazione a maggioranza islamica, mentre paesi come la Francia e la Germania, grazie a recenti processi migratori, contano un numero considerevole di cittadini di religione islamica.

…a neo ottomano. Così Erdogan, di fronte alle resistenze e ai tentennamenti europei, decide di intraprendere un altro percorso. Concentra il potere su di sé e riaccende lo spirito islamico nella popolazione, sopito dal pugno dei militari che hanno da sempre rappresentato il baluardo a difesa della laicità dello Stato. In politica estera, poi, la Turchia oggi guarda molto meno ad occidente e molto più verso sud. Ankara vuole ora giocare un nuovo e vecchio ruolo nel Mediterraneo e in Medioriente. Alcuni analisti lo chiamano neo Ottomanesimo, cioè il tentativo della Turchia di tornare ad essere leader del mondo islamico sunnita, dopo il crollo del vecchio Impero ottomano un secolo fa.

Ma l’Europa ha bisogno della Turchia. Così, la Turchia si allontana dall’Europa. L’obiettivo sfumato di entrare nella Ue era garanzia di democraticità e laicità della Turchia stessa. Ora l’Europa si ritrova senza più un amico importante in un’area cruciale. È ancora un alleato strategico ma i suoi obiettivi geopolitici divergono da quelli europei, come ha dimostrato Erdogan appoggiando – anche se non apertamente – i miliziani dell’Isis al confine siriano in funzione anti-curda, anche con l’obiettivo di divenire nazione leader e unico importante interlocutore del mondo islamico. Ma oggi l’Europa ha bisogno più che mai della Turchia. Non solo perché rappresenta un importante mercato in espansione, ma anche perché per la Turchia dovranno passare i gasdotti soprattutto ora che la Russia ha deciso di rinunciare ufficialmente alla realizzazione del South Stream.

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Comments

  1. Ariele Iacopo Maggi

    La destra cattolica Italiana non sa neanche dove sia la Turchia. Il puttanaio recente di Erdogan (il burattinaio della crisi siriana, il maschilista sfrenato, il dittatore) è la prova provata che è stato folle pensare ad una Turchia europea. I turchi hanno provato ad occidentalizzarsi (da giovani turchi in poi) ma le radici sono quelle, quelle dei popoli che non hanno scoperto il liberalismo europeo. In molti hanno l’hanno capito, basti pensare a James Sheehan che imposta tutta la sua teoria della differenza tra stato civile e stato bellico sulla differenza tra stati come Russia e Turchia (bellici) e le nazioni liberali dell’europa occidentale (civili).