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Diritto di critica | April 30, 2024

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Fiat abbandona Confindustria, preludio di una fuga dall'Italia? - Diritto di critica

Fiat abbandona Confindustria, preludio di una fuga dall’Italia?

Tornare indietro per andare avanti. Sembra questa la tendenza del sistema industriale italiano. Tornare indietro a quando gli operai potevano essere licenziati, tornare indietro a contratti aziendali. Tornare indietro a quando la gente scendeva in piazza per rivendicare un briciolo di dignità sul posto di lavoro. Questa è l’Italia che Sergio Marchionne, ad di Fiat, vuole per mantenere gli stabilimenti nel nostro Paese. Il prezzo della globalizzazione di fronte ad azionisti desiderosi di profitti.

Marchionne vs. Marcegaglia. Ma Confindustria, associazione guidata per vari anni dal patron di Fiat Gianni Agnelli sceglie di non seguire la linea del Lingotto. Emma Marcegaglia, il 21 settembre scorso, ha deciso di trovare un accordo con le tre principali sigle sindacali che non consenta di derogare ai contratti nazionali in tema di licenziamenti. Così ieri è arrivata la lettera di Marchionne: “La Fiat lascia Confindustria”.

Alla Fiat non piace l’accordo. Pur apprezzando il precedente accordo di giugno tra Cgil, Cisl e Uil e Confindustria sia la manovra del governo che assicura maggiore flessibilità, l’ad di Fiat ritiene che le misure, nonostante le aspettative, non siano sufficienti per rilanciare l’economia ed in particolar modo per aumentare la produttività e ridurre il costo del lavoro. “Dopo anni di immobilismo – scrive Marchionne – negli ultimi mesi sono state prese due importanti decisioni con l´obiettivo di creare le condizioni per il rilancio del sistema economico». Ma la scelta dei sindacati e di Confindustria di precisare, il 21 settembre scorso, che derogheranno ai contratti nazionali solo sulle materie che non riguardano i licenziamenti senza giusta causa, “limita fortemente la flessibilità gestionale” della Fiat.

La replica. “Le motivazioni portate dalla Fiat non stanno in piedi. Rispettiamo ma non condividiamo la scelta anche sotto il profilo tecnico giuridico” dichiara la Marcegaglia ieri durante un convegno. E il vicepresidente Bombassei, dice sarcastico “Spiace per l´uscita da Confindustria del vicepresidente John Elkann che avrebbe potuto dare un contributo importante. Sfortunatamente lo abbiamo visto poco”.

La Fiat fuori dall’Italia? Ma che dietro la scelta di Marchionne ci sia ben altro non sono pochi a sostenerlo. L’uscita da Confindustria potrebbe essere il preludio per una fuga dall’Italia. Per frenare preoccupazioni e soprattutto voci, il Lingotto ha subito confermato una parte del piano Fabbrica Italia che era rimasto in sospeso. A Mirafiori verrà realizzato un suv con marchio Jeep. Se Torino rimarrà uno dei tre pilastri sui quali si baserà la produzione internazionale della Fiat, è stato posticipato di un anno l’avvio della produzione del nuovo modello, da fine 2012 a fine 2013. Questo significa che ci sarà un anno in più di cassa integrazione.

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Comments

  1. Fabio

    In un paese allo sbando come l’Italia non può esserci più spazio per alcune regole, come quella sui licenziamenti. Poi le aziende se ne vanno…e vi chiedete pure perché?
    La Slovacchia (che da oggi ha un RATING più alto dell’Italia) vive con operai pagati 300€ al mese, con flat-tax-rate del 19%, con un mercato dinamico e perlopiù meritocratico da pari diritti di lavoratore e datore. Ovvero preavviso di 2 mesi e a casa se non servi più.
    Ma mi spiegate come una azienda come la FIAT o migliaia di altre dovrebbe pagare i dipendenti se lo stato Italia fa oramai cagare e non gli consente margini di profitto per essere competitiva in ambito internazionale? Io sono un DATORE DI LAVORO e guadagno MENO dei miei dipendenti, per pagarli!!! eppure mi sbatto il triplo. Vi pare giusto che non ne possa licenziare uno, se non rende abbastanza, ma che debba mantenerlo a spese mie?
    Forse il problema non è la FIAT né Marchionne (che fa l’amministratore delegato di una azienda, e lo fa bene facendo ovviamente i SUOI interessi) ma è un problema globale in primis ECONOMICO. Finché non si troverà una soluzione c’è poco da fare. E nessuno pare averla ancora nemmeno teorizzata.

    • gds

      Ciao,

      Io sono d’accordo con te Fabio. Gli italiani devono sapere che hanno diritti, ma anche il dovere… per avere un paese economicamente buono, competitivo. Quello che ha chiesto Marchione non è piu di quello che si fa in altri paesi europei, anzi che, andate a vedere come si fa in Germania o qui in Belgio….
      Poi, il governo, dovrebbe anche fare di meglio.

      La dolce vita si fa in vacanze…

  2. Pausania

    Il laureato honoris causa in Ingegneria Meccanica Bombassei (Una laurea in Italia non si nega a nessuno, soprattutto honoris causa) potrà anche fare il sarcastico quanto vuole (L’occhietto del sarcastico cel’ha eccome…ma forse solo quello, punto), ma una Italia senza FIAT è pronta per il nord-africa.

    P.s. Noi non siamo l’UK che può permettersi di perdere tutte le aziende automobilistiche nazionali grazie all’ompero finanziario.

  3. Francesco

    Leggendo l’articolo saltano subito in mente molte domande.
    Ma in Francia come fanno ancora ad esistere industrie? i sindacati li sono molto meno morbidi e i diritti dei lavoratori molto ben consolidati.
    In Germania come fa ad esistere ancora l’industria automobilistica? Vale lo stesso discorso della Francia.
    Detto onestamente, è palese che la FIAT non possa andare via dall’Italia, per il semplice motivo che le macchine FIAT le comprano solo gli italiani . All’esterno se ne vedono veramente poche. Se venisse a mancare anche quella minima percentuale di autarchia, il marchio FIAT sarebbe destinato a sparire.
    La verita è che la FIAT è un’azienda che e stata in simbiosi con lo stato italiano per molti anni e ha un mangment degno di un azienda publica. A questo punto verrebbe da chiedersi se la famiglia Agnelli vuole continuare a mettere i suoi soldi nel marchio FIAT oppure se intende spostarli sui marchi americani che sono molto più conosciuti nel mondo e decretare la fine del marchio di famiglia.
    Delresto se si ha occasione di girare il mondo si vede che la Cina è piena di Woltvagen l’IRAN è impestato dalle Pegiot il Messico è pieno di Woltvagen, più o meno tutte le grosse industrie automobilistiche europee hanno saputo trasformarsi in costruttori mondiali, decentrando la produzione. La FIAT e rimasto un fenomeno provinciale europeo. Ma sarà colpa della mano d’opera? sara colpa del non poter lincenziare un operaio dall’oggi al domani (perche con la giusta causa è già possibile licenziare un lavoratore dipendente)? o forse è colpa delle teste pensanti che hanno preferito occuparsi di finanza anziche di prodotto?
    Faccio notare che gli Stati Uniti, dove si possono licenziare gli operai da un giorno all’altro, hanno ceduto parte della loro industria automobilistica alla FIAT che arriva da questo paese finanziariamente poco dinamico, che però ha la quarta riserva aurea MONDIALE dopo Stati Uniti, Canada e BCE.
    Un ultima cosa…del fatto che il costo dell’energia in Italia sia molto più alto rispetto agli altri paesi dell’unione, e che questo si riperquota su tutta la filiera di produzione industriale non ne parla mai nessuno. Forse perchè è molto più facile mettere le categorie di lavoratori l’una contro l’altra anziche decidere e pianificare qulcosa.

    Credo che i problemi che affliggono il nostro paese sono altri…

  4. MARIO

    ..eh si,Marchionne piacerebbe al banana..è UN GRAN PEZZO DI FUGA.