Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | April 27, 2024

Scroll to top

Top

Le mani della Russia sulla Grecia

La Grecia deve rimanere in Europa. E la questione non è solo economica. Nella crisi ellenica si sta innestando una problematicità legata ad aspetti geopolitici. Atene, bistrattata da Bruxelles, potrebbe decidere di abbracciare la strada di Mosca. E a tremare non sono solo gli interessi “atlantici” e americani. L’Europa stessa è preoccupata perché la Grecia rappresenta uno snodo fondamentale per l’approvvigionamento energetico del vecchio continente.

Il partito “russo” di Grecia. Oltre ai violenti xenofobi di Alba Dorata, in Grecia si stanno ritagliando un posto di tutto rispetto i Greci Indipendenti, partito nato da una costola di Nuova Democrazia, che oggi può vantare già 20 deputati in parlamento. Se i primi si limitano a chiedere l’uscita dall’euro e la cacciata di tutti gli immigrati clandestini, i secondi ragionano in grande. Secondo i Greci Indipendenti, il problema non è solo l’euro, ma la stessa troika di Bruxelles che sta “trattando la Grecia come se fosse una colonia”. E avvertono l’Europa: “Nel mondo c’è un amico su cui noi greci possiamo sempre contare: la Russia”. Ad Atene, infatti, il cosiddetto “partito russo” si sta allargando a macchia d’olio anche grazie all’appoggio della Chiesa ortodossa e alla comunità dei greci russi del Mar Nero e dei greci in Russia.

Anche Cipro guarda a Mosca. La Russia è sempre più presente nel Mediterraneo orientale. Putin sa che il suo punto di forza è la debolezza europea relativa all’approvvigionamento energetico da est. Mosca, quindi, punta – anche se non è chiaro quanto sia in grado di farlo – ad accerchiare la Turchia e creare tra Ankara e la Ue un “muro”. D’altronde la Russia è già presente in maniera massiccia nella piccola Cipro, già protettorato greco. Sull’isola i politici si aspettano molto da Mosca. Sono 10 i miliardi che servono per ricapitalizzare le banche nazionali e Putin potrebbe presto versarne la metà. “I russi sono buoni amici, vogliono occuparsi di noi”, spiega il presidente cipriota Demetris Christofias che rassicura la Ue aggiungendo che è possibile “associare gli aiuti russi con quelli europei, senza problema”. Ma Bruxelles è piuttosto preoccupata perché conosce l’inclinazione politica di Christofias: ex comunista, ha studiato a Mosca – quando questa era la capitale dell’Urss –, ed è di religione ortodossa. Tre elementi che forse generano più di un sospetto.

A rischio gli equilibri dell’Europa orientale. Insomma, si tratta di un pericolo che la Ue non può correre. Non c’è infatti solo il problema energetico, ma anche la rinascita del nazionalismo che potrebbe risvegliare vecchi rancori mai sopiti. In primo luogo nei confronti dei serbi, degli albanesi (nodo cruciale sono le vecchie rivendicazioni sull’Epiro e sulla Macedonia) e probabilmente anche nei confronti della Turchia. Un nazionalismo che potrebbe ridestare anche quello dei vicini e rimettere in discussione un delicato equilibrio che oggi ancora regge e che va da Zagabria fino ad Istanbul.