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Diritto di critica | April 26, 2024

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Sanitopoli, a Del Turco 9 anni, ma è giallo

Ottaviano Del Turco è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di carcere con l’accusa di corruzione. Vedremo tra un mese i dettagli della sentenza di primo grado: oggi i dubbi ci sono e son tanti. Giustizialisti e garantisti si accapigliano a processare l’ex governatore abruzzese, lui si difende proclamandosi innocente. I fatti? La deposizione-confessione del corruttore Angelini, ma dei soldi non v’è traccia.

“Un teorema deciso a priori”. Per l’ex governatore dell’Abruzzo non ci sono dubbi, la sua condanna era stata decisa fin dal primo giorno. “Fu decisa al Rotary Club di Pescara”, giura: purtroppo la donna che avrebbe potuto testimoniarlo è morta. In mano ai pm e alla difesa di Del Turco – imputato insieme ad altri 25 dirigenti della sanità regionale e politici, nonché due società – ci sono alcuni fatti e molte congetture. Un fatto inconfutabile è la deposizione confessione di Angelini, imprenditore e proprietario della casa di cura privata Villa dei Pini.

Angelini ha confessato ai pm di aver versato tangenti a Ottaviano del Turco (“gli portavo a casa buste da 250mila, 500mila, a volte 750mila euro più volte nella stessa settimana”, si legge nella deposizione) per impedire che gli ispettori regionali andassero a fondo nei conti della sua clinica. In effetti, già nel 2003 Villa dei Pini era già “tecnicamente fallita”, come ha testimoniato De Benedetti in aula: da quella data al 2008, solo le bustarelle avrebbero consentito ad Angelini di ricevere i fondi pubblici, gonfiati da cartelle cliniche e archivi ricoveri falsati.

Ma qui entrano le ombre. La Guardia di Finanza ha battuto a tappeto i conti di Del Turco senza trovar traccia di movimenti sospetti di denaro, peraltro tutti tracciabili. Per l’accusa, il denaro rimaneva sotto forma di contanti: ma non è stato fisicamente identificato, nemmeno nei beni acquistati. Inoltre, la stessa Procura di Pescara ha dovuto nel tempo far marcia indietro rispetto alle accuse iniziali, configuranti il reato di concussione: all’inizio, insomma, si accusava Del Turco di aver estorto denaro ad Angelini minacciandolo di inviargli gli ispettori e di farlo chiudere. Poi l’accusa è passata a corruzione, in base alla deposizione di Angelini (al contempo imputato, per cui i pm hanno chiesto 3 anni di carcere, e vittima, costituitosi parte civile per un danno da 15 milioni di euro).

Come Tortora? Del Turco si difende parlando di una congiura della “cricca di Pescara”, una lobby di poteri forti che si sarebbe così vendicata su di lui per averli sfidati. E fa il parallelo con Enzo Tortora, ormai esempio celebre di malagiustizia: “mi hanno dato gli stessi anni di Tortora, anche lui fu vittima di un teorema“. Vedremo il dispositivo della sentenza: per il momento, il ricorso in appello è scontato.

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