Usa-Messico, il muro virtuale anti-immigrati costa troppo - Diritto di critica
Obama rinuncia ai super-droni per blindare il confine con il Messico. L’operazione, lanciata nel 2005 da Bush, costa troppo e non funziona: videocamere, radar, sensori elettronici, aerei senza pilota in perlustrazione perenne sul deserto dell’Arizona, non bastano a ridurre il flusso di clandestini in fuga dalla miseria. Ma per il contribuente americano, significano 1 miliardo di dollari per 80 km di confine (che ne misura in tutto 3200…).
Il confine che separa Stati Uniti d’America e Messico è lungo circa 3200 km, attraversa uno dei deserti più aridi del pianeta ed è tra i più sorvegliati del mondo. Già alla fine degli anni novanta il controllo del territorio aveva raggiunto livelli sorprendenti: nella sola Arizona erano dislocati 18 mila agenti, 15mila nel distretto di Yuma e 3mila in quello di Tucson, tra uomini dell’Immigrazione, marines, poliziotti, squadre del Blm (Bureau of landing management) e Texas Rangers. I fili spinati e i visori notturni circondano le grandi città di Nogales, El Paso, Douglas, San Diego e Calexico, nelle strade le pattuglie sono triplicate rispetto al 1990. Ma ancora non bastava. Anche in queste condizioni, il flusso di clandestini resta elevato: tra il 2003 e il 2004 sono state arrestate ed espulse 660mila persone, e almeno altrettante sono riuscite a passare. I morti per ipertermia e sete sono stati, nel solo 2004, 325, vittime di una tratta di esseri umani simile a quella del Sinai, della Libia o dell’Afghanistan.
Per questo, l’amministrazione neocon di Bush aveva inaugurato la barriera virtuale anti immigrati, firmando un accordo da 7 miliardi di dollari con la Boeing. Il progetto prevedevauna la dislocazione, in 5 anni, di un complesso sistema di rilevazione dei movimenti nel deserto, grazie agli “0scar” (sensori nascosti nel terreno, simili alla celebre statuetta d’oro, che rilevano i movimenti nel raggio di 200m) alle videocamere e alle foto dei droni senza pilota. Il tutto si sarebbe affiancato alle truppe già presenti in loco, ad un muro (come quello di Gaza, forse più alto) di 600 km e fili spinati per altri 800 km. In onore dello scontro delle civiltà.
Ma la Boeing, già nei primi test in Arizona, aveva fallito: la conformazione del terreno rendeva impossibile l’utilizzo delle tecnologie proposte, e la loro installazione si rivelava fin da subito costosa e lenta. Nel Texas i proprietari delle terre che il muro avrebbe dovuto attraversare hanno opposto una strenua resistenza, ingaggiando una battaglia legale contro il loro ex-governatore con gli speroni: non accettavano il sequestro coatto, pur se indennizzato. E i costi sono lievitati, insieme ai ritardi.
Ad oggi, la barriera virtuale copre appena 80 km di confine. La spesa fatturata dalla Boeing a Washington è di un miliardo di dollari, qualcosa come 12,5 milioni di dollari per ogni chilometro. L’amministrazione Bush ha lasciato correre: quella Obama anche, perchè abbassare le difese al sud avrebbe dato ulteriori motivi di spaccatura con i repubblicani, proprio nei due anni in cui il presidente puntava alla riforma sanitaria. E, a onor del vero, anche i democratici hanno appoggiato la costruzione del muro, nonostante le condanne unanimi dei “civil patrols”, volontari civili armati che si erigono a vigilantes della loro terra.
Dopo aver perso il Senato, Obama lavora oggi attraverso gli uffici federali e gli organi di spesa. Così ha buon gioco a chiudere un progetto fallimentare e troppo costoso. I repubblicani si sono trovati stretti tra le loro stesse promesse di taglio alla spesa pubblica federale (considerata eccessiva e ingombrante) e il senso patriottico e “purista”, molto Wasp, che li anima.
Per ora il muro virtuale cade, ma al confine si continua a morire: duemila clandestini morti nel tentativo di raggiungere l’America delle meraviglie, tra il 1998 e 2004, e altrettante negli anni successivi. Il muro più antico e spartano, il deserto, non cade mai.
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Quindi secondo lei, caro Valent, quei soldi dovrebbero essere impiegati per organizzare bus navette per trasportare comodamente i clandestini nel cuore dell’America, a giudicare dal tono polemico del suo articolo!!! Ma li accolga a casa sua invece no?
Ben fanno gli Stati Uniti a proteggersi da una vera e propria colonizzazione indiscriminata, cosa che noi non facciamo, per certe tradizioni di “accoglienza” che di fatto sovvertono tutta la nostra società, anche quei caratteri più spiccatamente “democratici”, poiché questa gente in grandissima parte non ha, e non vuole avere per se e per i propri discendenti, alcuna cultura democratica. -
complimenti per aver aperto su questo problema questo spazio d’attenzione.
Il silenzio della cosiddetta stampa libera è agghiacciante così come gli avvenimenti raccontati;ci sono tanti muri dimenticati come in cisgiordania,gaza,sinai, che non entrano nell’allarme democratico delle cosiddette democrazie.Spero che vengano abbattuti al più presto ma non per l’antieconomicità di gestione ma per un rigurgito di dignità umana e civile dell’occidente in preda a una devastante degenerazione culturale più che economica.
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