Casinò, nobel e colore. Lo show berlusconiano a Lampedusa tra promesse e claque - Diritto di critica
“A Lampedusa il nobel per la Pace”. In una giornata ventosa e soleggiata, Silvio Berlusconi atterra sull’isola martoriata e promette che il governo si impegnerà per questo riconoscimento. Parole che rimbombano dagli altoparlanti tra le strade della cittadina mentre la gente applaude. Una bacchetta magica che risolve tutto, dalla munnizza di Napoli alle macerie dell’Aquila.
“Questa città ha bisogno di colore e di verde. Ho invitato il sindaco ad adoperarsi in questo senso ed io farò altrettanto con un’opera di rimboschimento dell’isola”. Berlusconi è incontenibile e sfoggia il suo migliore repertorio, dimenticandosi che l’isola è quasi completamente priva di vegetazione per il clima molto più simile a quello africano che a quello continentale. E ancora: “Avanzerò una proposta all’Europa per rendere Lampedusa una zona franca. E qui realizzeremo un casinò”. Insomma, trasformare l’isola in una Montecarlo del sud. “Voglio eliminare l’incuria e il disordine che vige su quest’isola”, spiega. Come se per rilanciare il turismo di Lampedusa ci sia bisogno di tutto questo. Infatti, il turismo non ha mai risentito della mancanza di infrastrutture e del degrado. In molti scelgono Lampedusa proprio per il suo aspetto “mediterraneo” e per il sua apparenza selvaggia. Solo l’arrivo dei migranti ha bloccato quello dei turisti. Ma Berlusconi non lo sa, non c’era mai stato. Lui preferisce Villa Certosa.
In conclusione il Cavaliere annuncia: “Ho comprato una casa a Cala Francese, si chiama Due Palme. Anche io diventerò lampedusano”. Secondo il premier, con questo acquisto ha “garantito” la sua presenza e “la possibilità che loro (i lampedusani) riversino su questa casa lo scontento: potranno anche imbrattarla”. Il copione si ripete, come all’Aquila dove il premier avrebbe acquistato una casa per seguire da vicino i lavori di ricostruzione. Ma in Abruzzo non lo vedono da molti mesi.
E i migranti che affollano l’isola? Niente paura: “Lampedusa sarà svuotata in 48-60 ore”. Per il resto non c’è nulla da aggiungere. Un progetto concreto per il futuro non c’è. Non ce ne è bisogno: è sufficiente la bacchetta magica. Tutta apparenza, poca sostanza. D’altronde, come diceva il filosofo George Berkeley, se un albero cade nella foresta siberiana non fa rumore, perché nessuno lo sente. Per questo, mentre andava in onda l’ennesimo show con tanto di supporter organizzati (mentre chi esprimeva dissenso veniva minacciato), a Roma riprende il dibattito parlamentare sul processo breve. Se non fosse per il rumorosissimo Ignazio…
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+++ E’ nato l’Osservatorio indipendente sulla crisi del Nord Africa e a Lampedusa, gestito dai giornalisti di Diritto di Critica in partnership con Caritas-Europa. Ecco la pagina Facebook: http://www.facebook.com/pages/Peoples-Uprising-in-Northern-Africa-What-does-Caritas-do/193732627332379
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