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Diritto di critica | September 1, 2024

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Lampedusa, la faticosa convivenza tra turismo e migrazioni - Diritto di critica

Lampedusa, la faticosa convivenza tra turismo e migrazioni

Due mondi che si incontrano. Lì sorge Lampedusa, luogo di sbarchi e migranti, luogo di vacanze e divertimento. Due realtà che talvolta si scontrano. “Picchiateli! Sono solo bestie, inutile parlarci, conoscono solo le botte”, urla una donna bionda con un chiaro accento lombardo. È lunedì 29 agosto e 600 migranti rinchiusi nel Cie di Contrada Imbriacola decidono di fuggire. Dove? Non si può scappare da un’isola che assomiglia ad Alcatraz. Hanno paura. Hanno paura di essere rimpatriati. Qualcuno da Tunisi li ha contattati. “Attenti! Vi dicono che vi porteranno a Palermo, ma poi l’aereo finisce in Tunisia”. Il sogno si infrange e le lacrime bagnano i volti. “Roma, Roma!” gridano dal molo Favaloro. Poi alcuni di loro si tuffano i mare ed iniziano a nuotare.

“In Tunisia stanno meglio che da noi”, insiste il marito della signora bionda. “Vengono qui solo per far fortuna”. Inutile spiegare che gli italiani facevano lo stesso 40-50 anni fa quando navigavano verso gli Usa o fino in Argentina. “E poi chissà quante malattie portano. Quest’isola nemmeno ha l’ospedale”, insiste la bionda, mentre con gli occhi cerca l’approvazione della gente che gli è intorno. Qualcuno è d’accordo, qualcuno no. “Io non sono razzista, ma gentili con le bestie no. Gli diamo anche da mangiare e da dormire, ma cosa vogliono di più?”, conclude volgendo lo sguardo alla polizia in tenuta anti-sommossa.

La tensione è sempre più palpabile tra i lampedusani. Hanno paura che questa fuga possa spaventare i turisti. Un ragazzino che lavora come meccanico nell’azienda del padre chiede se abbiamo deciso di lasciare l’isola per paura dei migranti. La domanda suona strana, ma forse troppo strana non è, visti i commenti che abbiamo registrato al porto. La paura per il diverso, la paura dell’uomo nero è insita nell’uomo soprattutto in quello che risponde: “Non sono razzista, però…”. I giovani del paese sono in fibrillazione. “Non dovevano uscire di lì”, sostiene un giovane lampedusano. “Ora la polizia li prenderà a mazzate…spero che li prenderanno a mazzate, ci distruggono il turismo”. Tra grida e concitazione i giovani prendono i loro motorini e iniziano la caccia al migrante per tutta l’isola. Un modo per aiutare le forze dell’ordine. C’è fretta, bisogna far presto. Si deve tornare il prima possibile alla “normalità”, quella un po’ artefatta dell’isola tutta spiagge, mare e divertimento.

Complice la sconfitta di Gheddafi in Libia, a Lampedusa quest’estate gli sbarchi sono stati pochi. Arrivano soprattutto dalla Tunisia. “Berlusconi ha salvato l’isola”, spiega don Pino Brignone, anziano proprietario del noto Bar dell’Amicizia. “Ci ha promesso tre navi che portano via i clandestini e ha mantenuto i patti: avete visto immigrati in questi giorni?”. In realtà sì, ma certamente la loro presenza è praticamente impercettibile. Giungono nel porto e vengono immediatamente portati via nel centro d’identificazione ed espulsione. Se non fosse per la presenza massiccia di militari e polizia non ci si accorgerebbe di nulla. Niente a che vedere con lo scorso marzo, quando l’isola si riempi di 8mila migranti proprio perché il governo scelse di non permettere i trasferimenti verso la Sicilia. Poi arrivò Berlusconi e, con la solita bacchetta magica, trovò la soluzione ad un problema creato dal suo stesso governo, su pressione della Lega. “A marzo è stato un vero disastro”, racconta una donna che affitta alcune casette per le vacanze. “Tutta la collina dietro al molo era piena di persone in condizioni igieniche disperate. Noi della parrocchia abbiamo cercato di dargli una mano: abbiamo raccolto vestiti, cibo e anche giochi per i bambini. Grazie al parroco abbiamo dato loro la possibilità di lavarsi. È stata un’emozione vedere sui loro volti la gratitudine per questo gesto”, spiega con la voce rotta dall’emozione. “Penso a mio figlio: un giorno lui potrebbe andar via da qui e non vorrei mai che venisse trattato male”, conclude mentre qualche lacrima riga il suo viso.

Vedi anche: Lampedusa, l’isola che non c’è

Comments

  1. Robertodajava,.

    … sono stato a Lampedusa in Giugno. Ho trovato molta comprensione tra i turisti nei confronti di una situazione non certo facile.Un po meno tra i residenti, pero credo che alla fine a conti fatti, tutto questo danno non l’hanno subito.Contro una occupazione estremamente stagionale, di poche settimane, concentrate in due mesi, gia da inizio anno, tra medici, giornalisti, osservatori, vagabondi,curiosi,l’isola e’ abbastanza frequentata ed oggi, in qualsiasi parte del mondo facilmente localizzata.Sono tempi che richiedono pazienza da parte di tutti.Finiranno, Poi le teste di cocco esistono dovunque e non e’ facile metterle a tacere perche’ al posto del cervello hanno acqua. Pero’ vorrei dire all’autore del video,..cosa si dovrebbe fare in alternativa? Consentirgli di passeggiare per il corso all’ora dell’aperitivo potrebbe bastare? Le forze dell’ordine le ho viste all’opera con molta professionalita’ ,.. certo, e’ un po come nascondere la cosa sotto i tappedi, ..se dura poco,..e’ un’operazione valida e giustificata se e’ adottata come soluzione, .. non mi pare una soluzione valida o conveniente.

  2. sanguedoce

    Ma via, Don Pino, cosa mi dice? Berlusconi con la bacchetta magica? ma mi faccia il piacere