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Diritto di critica | September 1, 2024

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Permesso di soggiorno: la formula dei ‘punti premio’ non risparmia i migranti - Diritto di critica

Permesso di soggiorno: la formula dei ‘punti premio’ non risparmia i migranti

L’ultimo colpo di coda della Lega, il provvedimento a cui aveva lavorato l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni già dal 2009, ora è diventato realtà, anche se entrerà in vigore tra 120 giorni. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.263 di venerdì 11 novembre 2011, il ‘regolamento che disciplina l’accordo di integrazione tra lo straniero e lo Stato, stipulato al momento della presentazione della domanda del permesso di soggiorno’, sarà effettivo il 10 marzo 2012 e non è retroattivo, ovvero non vale per i migranti già presenti sul territorio italiano. A quasi un anno di distanza dal decreto governativo che prevedeva la conoscenza dell’italiano come requisito necessario per ottenere il rilascio del permesso per soggiornanti di lungo periodo, l’ex maggioranza assesta un colpo a effetto, sulla cui efficacia sono in molti a dubitare.

Il cittadino straniero stipula, di fatto, un accordo con lo Stato articolato per crediti, impegnandosi a: acquisire un livello adeguato di conoscenza della lingua parlata; acquisire una sufficiente conoscenza dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica e dell’organizzazione e funzionamento delle istituzioni pubbliche in Italia; acquisire una sufficiente conoscenza della vita civile nel nostro paese, con particolare riferimento ai settori della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro e agli obblighi fiscali; garantire l’adempimento dell’obbligo di istruzione da parte dei figli minori. Per ciò che riguarda il primo punto (livello A2 della lingua parlata), la domanda sembra non inquadrare le reali abilità comunicative degli stranieri, visto che per il Censis (rapporto 2010) circa l’85% dei migranti è già in possesso di una sufficiente conoscenza dell’italiano, per lo più della lingua parlata. I problemi, per gli stranieri, sorgono quando è necessario scrivere in un italiano corretto, una difficoltà maggiore soprattutto per coloro che sono abituati a lingue che non prevedono i caratteri latini.

Lo Stato, secondo l’accordo, assicura allo straniero entro 3 mesi la partecipazione ad una sessione di ‘formazione civica e di informazione sulla vita civile’ in Italia, un mini-corso gratuito della durata variabile tra le 5 e le 10 ore, svolto nella propria lingua d’origine, e se non è possibile in una lingua a scelta tra l’inglese, francese, spagnolo, arabo, cinese, albanese, russo e filippino. Resta da chiarire quali saranno gli istituti che organizzeranno i corsi, della durata di un giorno, e se saranno necessari finanziamenti. L’accordo per il rilascio del permesso di soggiorno, della durata biennale, è rivolto agli stranieri maggiori di 16 anni che arrivano per la prima volta in Italia. All’atto della firma saranno assegnati allo straniero in totale 16 punti. Altri crediti potranno essere accumulati grazie alle conoscenze linguistiche, ai titoli di studio, ma anche grazie a comportamenti virtuosi che andranno verso l’integrazione nella società italiana, come la scelta del medico di base, la registrazione del contratto d’affitto, le attività imprenditoriali o di volontariato avviate.

I punti si potranno anche perdere in caso di condanne penali (anche di primo grado), sanzioni pecuniarie (di almeno 10mila euro), misure di sicurezza personali, illeciti amministrativi e tributari. La mancata partecipazione, per esempio, alla sessione di studio sulla formazione civica, comporterà un decurtamento di ben 15 punti sul totale dei 16 assegnati. Un mese prima dalla scadenza dell’accordo biennale, lo Sportello Unico per l’Immigrazione avvia la verifica, chiedendo allo straniero di presentare tutti i documenti necessari per l’attribuzione di punti o, se questa non ci fosse, lo sottopone a un test. Nel caso in cui il migrante abbia conseguito un ‘permesso di soggiorno a punti’ superiore a 30, l’accordo s’intende rispettato. Con un punteggio compreso tra 1 e 29, invece, scatterà una proroga, con lo straniero che si impegnerà a raggiungere quota 30 entro un anno. In caso contrario, se i crediti fossero pari o inferiori a 0, scatterebbe l’espulsione immediata.

Comments

  1. Pino

    Se queste regole fossero applicate a tutti coloro che sono italiani da molte generazioni probabilmente la maggior parte fallirebbe.

    • Vale

      Ineccepibile, se non per un punto: gli italiani “da molte generazioni”, così come i francesi “da molte generazioni” e così via il diritto di residenza ce l’hanno già, finchè non vogliono andare in un altro Paese…e non trovo motivi per cui dovrebbero essere costretti a riguadagnarselo.

      Se una persona vuole emigrare ( legalmente o meno ) non può lamentarsi delle regole che trova nel Paese in cui va, soprattutto se si parla di regole in gran parte condivisibili ( l’ignoranza della lingua limita indiscutibilmente l’integrazione aiutando la ghettizzazione, fra le tante cose ).
      Vogliamo parlare dell’America, grande patria della libertà ? Vediamo come si fa ad andare ( e risiedere ) là ?
      Purtroppo entrare in Italia è semplice per tanti, per motivi di vicinanza geografica e “approccio soft” delle istituzioni…regolamentare tutto questo è indispensabile e vitale. Regolamentarlo BENE ( per tutti, non solo per l’Italia ) altrettanto.
      Da altre parti sparano alle gambe o mollano i cani…noi fortunatamente siamo qualche gradino sopra ( non perfetti, ci mancherebbe, ma chi lo è ? ).

      Per l’ottima osservazione che fanno molti -> “tanti italiani sono delinquenti”
      io rispondo che se di delinquenti ne abbiamo abbastanza, non abbisognamo di importarne dal primo, secondo, terzo o quarto mondo.

      Se una persona vuol venire in Italia per lavorare e cercare una seconda vita fatta di onestà è bellissimo e penso che conoscere la lingua e le leggi sia indispensabile.
      Se uno viene in Italia per delinquere beh…non penso serva dire che non è un cittadino che vorremmo come vicino

      • Cas-pietro

        cas-pietro;

        risposta a vale:

        in tanto trovo che e giusto adeguarsi ai regole del paese che ce ospita pero non trova che e tropo eccessivo legare la vita dello straniero ai punti, e non trova che la burocrazia italiana pesante e al posto di togliere il peso eccessivo la facciamo piu pesante,come se questo immigrato che viene in Italia viene per divertirsi il povero vieni per lavorare e migliorare la sua vita magari anche della sua famiglia,al posto di praticare la politica come se fa nei paese che giudicano la stella di vita ,cito i paese scandinave e non la statuetta della libertà (usa) che e solo un simbolo apparente di uno stato militare ma neanche lo dragone rosso,che sanno mettere le legge che regolano la vita dello straniero dal giorno d’arrivo fino alla cittadinanza ;esempio l’alloggio comunale…………..

        e per finire di tutto questo voglio dirte che l’immigrazione e vista con due punti di vista (e non ce la via di mezzo) per i razzisti e un problema e per i normale e una risorsa sceglie da che parte voi stare?

        ha parla un immigrato che risiede in Italia con tutta la sua famiglia onesto ,paga le tasse come i cittadini normale,non succhia sangue alle casse comunale anche se certe volte ne ha veramente bisogno

        • Vale

          Per quel che mi riguarda posso assicurarti che non è proprio così, o perlomeno non è così per tutti.
          Personalmente sono in grado di distinguere tra straniero e straniero, e credo fermamente che l’immigrazione sia un problema relativamente ai delinquenti che entrano in Italia ( ricordiamo l’ondata di albanesi degli anni ’90 che pure nella mia piccola cittadina hanno creato disagi per quasi 10 anni fra accoltellamenti e risse fra loro e con gli italiani ) e quando c’è un ingresso incontrollato di stranieri in un’economia ferma/stagnante, in un Paese in cui il lavoro non c’è nemmeno per i residenti.
          Resta anche un problema quando imprenditori italiani e stranieri approfittano della situazione di irregolarità per sfruttare gli immigrati, pagandoli 1/3 del minimo legale  o facendoli lavorare troppe ore o in situazioni pericolose senza adottare le giuste misure di sicurezza o acquisto di DPI, rovinando di fatto l’economia.

          I problemi non sono legati solamente all’immigrato, ma alle implicazioni che causa in tutto il ciclo socio-economico, e non parlo mai con razzismo in quel che scrivo sopra ma solo di casistiche reali non rare.
          Andiamo a vedere a Prato cosa succede ? Non si parla solo di immigrazione di africani e balcanici, ma anche di cinesi…non dimentichiamo questi capannoni in cui vengono fatti vivere in condizioni disumane gli uomini e centri massaggi in cui tante ragazze vengono fatte prostituire per 4 soldi.

          In Italia, come ho già scritto ieri, è facile entrare…forse troppo.
          Per questo motivo è purtroppo necessario legiferare in maniera piuttosto restrittiva relativamente alla permanenza di chi entra in Italia ( legalmente o illegalmente ).
          Non ci sono alternative: chi entra in Italia illegalmente e senza documenti è un potenziale pericolo per svariati motivi che tutti conosciamo, compresa la potenziale condizione di “delinquente che scappa” per non andare a sfociare in tesi terroristiche un po’ troppo spinte ed esagerate.
          L’identificazione corretta e puntuale è indispensabile, per non creare “signori nessuno” che possano muoversi agevolmente nelle svariate situazioni.

          Non va bene essere fermati e schedati ? Ripeto, basta stare a casa propria…un immigrato che entra in Italia – una volta completato l’iter burocratico – ha diritto gratuitamente alla sanità ( per noi è sacrosanto e normale, andiamo a vedere in altri Paesi come funziona ? ) e all’istruzione.
          Prenderà un alloggio a prezzo estremamente contenuto, avrà agevolazioni ( o gratuità ) su alcuni servizi e borse di studio per i figli fin quando il suo reddito sarà basso.
          Avrà la possibilità di vivere in un Paese in cui non rischia di essere ammazzato per strada e dove non sarà schiavo di una dittatura, dove potrà esprimere la sua opinione e far parte di manifestazioni popolari.
          Non morirà di fame nè di freddo, a meno che non si rifiuti di rivolgersi a Caritas e associazioni similari.

          Se ho sbagliato qualcosa per cortesia correggetemi.

  2. Stefano

    Beh, ma anche all´estero (io sto in Germania da qualche mese) è pieno di immigrati che non conoscono la lingua locale… solo che non li chiamiamo immigrati, perché vengono dall´Unione Europea, e occupano posti di lavoro di alto livello, perchè tanto parlano inglese… Con questi come la mettiamo? Due pesi e due misure?

  3. Lotus_drive

    concordo pienamente con Pino…

    qsta del permesso di soggiorno a punti è l’ ultima cag**a che il governo Berlusconi ha voluto lasciarci! Proprio un bel ricordino.