Eritrei in Libia, un volo italiano salva 57 profughi africani - Diritto di critica
Qualcosa si è finalmente mosso. Dopo settimane di appelli per accendere l’attenzione internazionale su uno dei risvolti più drammatici della rivolta libica – la situazione precaria delle migliaia di profughi africani, in particolare del Corno d’Africa, bloccati in Libia dopo i respingimenti italiani e scambiati nel corso delle proteste per mercenari al soldi di Gheddafi – l’Italia “è scesa in campo”: 57 i profughi eritrei, tra cui 27 minori, sono atterrati ieri sera a Crotone da Tripoli. Un C130 dell’Aeronautica militare italiana ha portato in salvo 21 nuclei familiari, alcuni dei quali con figli neonati: un’evacuazione umanitaria coordinata dall’ambasciata italiana a Tripoli, dal Consiglio Italiano per i Rifugiati, dall’Agenzia Habeshia e dal vescovo cattolico della capitale libica Giovanni Martinelli. I rifugiati hanno tutti richiesto l’asilo politico e sono muniti di un lasciapassare rilasciato dall’ambasciata italiana a Tripoli e dal CIR: le operazioni di accoglienza e identificazione, coordinate dal dirigente dell’Ufficio stranieri della questura Maria Antonia Spartà, si sono perciò svolte in modo molto rapido, tanto più che ad accompagnare i 57 profughi c’erano anche due funzionari della Farnesina con casacche dell’Unità di Crisi italiana in Libia. Il gruppo giunto ieri sera fa parte di una comunità di 2.000 eritrei che vivono a Tripoli sotto la protezione di Martinelli, i cui buoni rapporti con Gheddafi permettono di garantire l’incolumità a queste persone. Ma la situazione continua a restare precaria e sono molti i profughi che invece non hanno alcuna protezione.
Le condizione degli africani in Libia, infatti, sono precipitate nelle scorse settimane. Più di una volta in passato don Mussie Zerai aveva chiesto un aiuto da parte della comunità internazionale per combattere la piaga di queste persone in fuga dai loro paesi e rimaste stranded, praticamente arenate senza permesso di soggiorno né diritti garantiti nella Libia di Gheddafi, dove erano state respinte a seguito del tristemente famoso Trattato di Amicizia tra Italia e Libia. Lo scoppiare delle rivolte e la scelta di Gheddafi di inviare mercenari africani per reprimere le proteste nelle strade e nelle piazze hanno scatenato una campagna di persecuzione nei confronti degli africani residenti in Libia: attaccati nelle proprie case dai ribelli che vedono in loro soldati prezzolati del regime, oppure cercati dai mercenari stessi per ingrossare le loro fila, da più parti è stato chiesto per loro un piano di evacuazione umanitaria. Fino a ieri, le richieste di Don Mussie Zerai e dell’arcivescovo Giovanni martinelli non avevano avuto riscontri da parte della comunità internazionale e dell’Unione Europea.
«Questo atto umanitario da parte dell’Italia crea un importante precedente – ha affermato Don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia – perché adesso anche gli altri stati dell’Unione Europea sanno che organizzare l’evacuazione di questi profughi è possibile». Alla solidarietà italiana ed europea aveva già fatto riferimento anche il presidente del CIR Savino Pezzotta settimana scorsa, mentre domani scenderanno in piazza dei Santi Apostoli a Roma i rifugiati eritrei in Italia per spingere l’Europa a seguire l’esempio del nostro paese. «Adesso – continua Zerai – chiediamo che l’Europa metta a disposizione le quote necessarie per poter procedere con l’evacuazione tempestiva e il trasferimento di tutti gli altri profughi bloccati in Libia».
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