L'Editoriale - Giovani e lavoro, il sogno infranto - Diritto di critica
In Italia ormai trovare un lavoro, soprattutto a tempo indeterminato, sta diventando un’utopia, un sogno condiviso e allo stesso tempo un’ansia angosciante per milioni di ragazzi. Accusati di essere un popolo di bamboccioni, i giovani italiani sono invece continuamente alle prese con contratti che scadono e con annunci di lavoro che tolgono ogni speranza a chi li legge. Sono spesso richiesti anni ed anni di esperienza lavorativa difficili da accumulare durante l’università (che nel frattempo è stata allungata di un anno), almeno tre lingue, la conoscenza del pacchetto Office. E poi possibilmente essere single. Impossibile non scoraggiarsi di fronte a certi requisiti che sembra possedere solo un supereroe.
L’estero come unica soluzione. Ai giovani avevano detto che lo studio li avrebbe premiati con un futuro sicuro. Eppure, sembra che un incredibile paradosso si stia radicando nel nostro Paese: più si hanno titoli di studio e qualifiche, più è difficile trovare un lavoro. Per avere un contratto a tempo indeterminato ed una buona posizione, si punta ai concorsi pubblici, luogo prediletto dai “raccomandati”. Ma i concorsi vengono banditi sempre più raramente a causa della mancanza di soldi della pubblica amministrazione. Troppi titoli di studio, poca esperienza lavorativa e l’età avanzata (26/27 anni), non rendono competitivo un candidato che decide di puntare al settore privato. Per molti allora si inizia a prospettare un’unica soluzione, andare all’estero.
Parola d’ordine: ridimensionare le proprie aspirazioni. Chi sono i giovani disoccupati “volontari”? Persone che non sono alla ricerca di un lavoro qualsiasi ma di un lavoro che soddisfi almeno la metà delle proprie aspettative. Non è facile accettare un lavoro qualsiasi dopo tanti sacrifici ed investimenti. Ma l’Italia non è il posto per questo tipo di persone. È un paese dove, per trovare lavoro, è imposto un ridimensionamento delle proprie aspirazioni ed ambizioni. A volte però non è sufficiente neanche questo. Spaventano infatti i dipendenti particolarmente qualificati, sono difficili da controllare.
Meglio un lavoro oggi o una laurea domani? Cosa consigliare allora ai ragazzi che devono scegliere tra liceo ed istituto tecnico, università o lavoro? Difficile rispondere a questa domanda se si considera che non è neanche chiaro se in Italia i laureati siano troppi o troppo pochi. In questa confusione generale e con la scusa della crisi non manca poi chi se ne approfitta facendo lavorare in modo del tutto gratuito e senza prospettive future chi cerca disperatamente e ad ogni condizione di scrivere qualcosa sul proprio curriculum.
Alla fine, inevitabilmente, l’entusiasmo che ha sempre spinto ad andare avanti, ad affrontare gli ostacoli, a non abbattersi di fronte alle delusioni, si scontra con una realtà così contorta e negativa che è difficile da comprendere fino in fondo soprattutto da parte di chi tutto questo non lo ha attraversato. Dicono che per raggiungere i propri sogni ci si debba credere, si debba sempre inseguirli senza mai arrendersi, accompagnando a tanta volontà altrettanto lavoro. Ma in Italia basta tutto questo? I ragazzi italiani non sono assolutamente dei bamboccioni sono solo persone che vorrebbero di più o meglio, o semplicemente ciò che meritano.
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Purtroppo questo articolo è fin troppo vero. Sono laureata da sei mesi in Lettere Moderne, e non voglio fare l’insegnante (anche se lo volessi, la mia laurea non mi abilita all’insegnamento… da non credersi). Nonostante quello che si può pensare, ho studiato e mi sono impegnata per sei anni (l’anno “di più” è stato causato da un trasferimento in un’altra città), mi sono applicata fino allo sfinimento. Lo ribadisco perchè non sempre (e non tutte) le lauree 3+2 sono facili e per tutti. Ho dato il meglio che ho potuto, mi sono divertita anche, ho imparato quel -poco- di filologia che il mio piano di studi sbandierava nel titolo.
Ed ora faccio la segretaria, un paio di giorni a settimana, in una società informatica, in cui non mi trovo bene, mi sento a disagio, mi sento sotto pressione perchè costretta a mansioni che non conosco (contabilità) e che nessuno si prende la briga di insegnarmi, che sto imparando “sul campo”, ma che non mi interessano e non mi realizzano (non a caso ho scelto Lettere…).
Altri due giorni a settimana mi impegno in uno stage (stage, quindi totalmente gratuito) in una casa editrice, in cui mi trattano benissimo, ma che non può assumermi per mancanza di entroiti.
Ho 25 anni, conosco l’inglese, ho un talento naturale per la scrittura (inutile schierarsi dietro false modestie, la Natura mi ha dato un dono, anche se, a pensarci bene, poteva sforzarsi un pò di più e darmi attitudine per la matematica…), e quello che mi chiedo tutte le mattine, quando mi sveglio alle 6:30 per arrampicarmi sui mezzi e sperare di arrivare al lavoro tra uno sciopero ed un ritardo, è chi me lo ha fatto fare. Chi mi ha fatto studiare per tutti questi anni per poi continuare a mancare CV ai supermercati per fare la cassiera… e sentirmi rispondere che non ho le qualifiche adatte, perchè non ho esperienza.Il consiglio che, giustamente, la Dott. De Marchi non dà, mi sento di darlo io: fate una scuola professionale, andate a lavorare nei campi, o dedicatevi ad una laurea scientifica. Con la letteratura non si va da nessuna parte.
In sei mesi ho perso qualsiasi fiducia in me stessa, qualsiasi forza nelle mie capacità, qualsiasi prospettiva: è a questo che mi è servito studiare uno stemma codicum, la grammatica generativa, la pragmatica del linguaggio e la filologia?… Tutte cose che mi fanno sorridere di piacere al ricordo, ma che non mi danno altro che frustrazione.Scusate a lunghezza, questo lunedì mi sono alzata più demoralizzata del solito.
Buona settimana!
Valeria G. -
Articolo molto vero, vorrei rispondere a Valeria…
Ho 27 anni il 7 giugno, sono diplomata in elettronica e telecomunicazioni e non ho potuto fare un corso di laurea perchè c’era bisogno di lavorare in casa, vivo da sola e la mia famiglia si è frantumata dopo che mio padre è stato ucciso quando avevo 15 anni, non ho il dono della scrittura e letteratura come te ma imparo alla velocità della luce un qualsiasi programma informatico, costruisco siti web dal nulla senza conoscere una riga di programmazione, creo, studio per conto mio e una cosa che mi riesce bene è riparare computer, fare assistenza tecnica… bhe, non lamentarti per i tuoi anni di studio, mentre tu studiavi, io sono quasi tua coetanea, ho lavorato, ho fatto la cameriera, ho fatto assistenza informatica, ho lavorato come segretaria, ho fatto la gelataia… ma sono disoccupata, perchè? perchè il precariato ci sta uccidendo!!! Gli accordi dei sindacati presi negli anni precedenti sono la maschera di un governo gestito male, la sinistra ha fatto dei grossi danni come la destra, oggi esulto perchè vince la sinistra ma ho paura perchè non riesco a trovare lavoro, ho fatto troppi lavori diversi e quindi troppo difficile da gestire… ho mandato persino curriculum per andare a fare pulizie, non mi vogliono neanche li… tu un lavoro ce l’hai anche se non ti gratifica, comincia con il tenertelo stretto!!! L’importante ora è fare in modo che questo governo cambi e che ci sia finalmente qualcosa di buono per noi… andare all’estero? Lo farei volentieri se il mio curriculum li valesse qualcosa…
Buona fortuna!!!-
Esulti perche’ vince la sinistra? E per quale motivo? Pensi ANCORA che esista una destra e una sinistra? Sulle tematiche piu’ importanti sono tutti d’accordo. SVEGLIA. L’unica alternativa rimasta e’ il MOVIMENTO CINQUE STELLE (che non e’ di Grillo ma IL TUO e di chiunque vi partecipa). Unici a non prendere rimborsi elettorali e a RIDURSI lo stipendio. La tua sinistra lo fa? Pensaci.
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L’alternativa è il SUICIDIO.
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E tu gli daresti la TUA vita a questa gente? IO NO.
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