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Diritto di critica | July 27, 2024

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Vite migranti - «Noi, straniere laureate, non ci accontentiamo di essere badanti» - Diritto di critica

Vite migranti – «Noi, straniere laureate, non ci accontentiamo di essere badanti»

“Così, insegniamo alle immigrate a credere in loro stesse”. Arlen Haideé Aquino, venezuelana, lavora come mediatrice della Provincia di Cagliari ed è presidente dell’associazione Arcoiris, impegnata a supportare le donne immigrate nell’integrazione. Badanti, colf, babysitter: sono gli unici lavori concessi a straniere, spesso laureate ma costrette a ripartire da zero, perché i loro titoli non vengono riconosciuti. Così, l’associazione, in questi giorni ha attivato il corso di “Empowerment” femminile, ovvero “potere decisionale”: una serie di incontri in cui le immigrate, supportate da uno psicologo, acquistano consapevolezza delle loro competenze, spesso non valorizzate.

Un percorso che aiuta ad orientarsi e ad aumentare l’autostima: si parte dalla descrizione delle esperienze pregresse per arrivare alla definizione di un progetto professionale futuro, attraverso discussioni di gruppo, autovalutazione, lezioni di “locus of control”, ovvero capacità di scegliere.

Laureata in scienze dell’educazione, con una specializzazione in ritardo mentale, Arlen arriva a Cagliari venti anni fa da Caracas, per sposarsi con Mariano, conosciuto a Cuba, in occasione di un convegno internazionale. La laurea venezuelana in Italia non conta niente: Arlen deve ripartire dalla terza media. Iniziano anni di gavetta: corsi di italiano e di formazione, qualche piccolo contratto come insegnante di spagnolo. Nel 2000 arriva una prima importante opportunità: un corso import/ export per stranieri, organizzato dal comune di Quartu: “Lì ho conosciuto tante donne, laureate come me – racconta Arlen -, che non riuscivano a trovare lavoro”. Così, inizia a dedicarsi ad aiutare le immigrate, spesso più penalizzate nel lavoro rispetto agli uomini: nel 2001 nasce Arcoiris, rivolta alle donne, alle mamme e ai bambini. Grazie all’associazione, parte anche il progetto “Pandemia”: un centro d’ascolto destinato alle donne vittime di violenza.

Il curriculum di Arlen si arricchisce: nel 2002, vince una borsa di studio per partecipare al corso “No Racism”, organizzato dalla facoltà di Scienze politiche di Cagliari: all’interno del progetto, segue un tirocinio sulla cooperazione internazionale (fondato sulla collaborazione tra l’Università del capoluogo sardo e quelle dell’America Latina).  Nello stesso anno, vince il concorso come mediatrice linguistica alla Provincia, e nel frattempo, continua l’attività con Arcoiris: formazione, corsi di italiano e di avviamento all’impresa, informazione sui servizi presenti nel territorio, rivolti alle donne, spesso schiacciate da responsabilità lavorative e familiari.

Un occhio di riguardo è dedicato all’impegno per il riconoscimento dei titoli stranieri, “una mancanza soprattutto italiana – sottolinea Arlen -. In altri paesi gli studi precedenti vengono riconosciuti maggiormente”. Così, la maggior parte delle immigrate accetta di svolgere lavori umili, spesso a tempo pieno, per poter mantenere i propri figli: “Molte di loro sono medici, ingegneri, ma non hanno la possibilità di scegliere”. E, per ora, non si intravede alcun cambiamento: “Anche l’attuale flusso migratorio prevede le stesse limitazioni lavorative per le straniere”.

Comments

  1. Gabriele G.

    Ma questa vi sembra una notizia?

    • Diritto di critica non è un “giornale”, è una rivista in attesa di autorizzazione dal tribunale.
      Questo articolo fa parte della rubrica “Vite migranti”, che raccoglie testimonianze, storie e informazioni sull’omonimo argomento.

      Buona serata

    • Certo che è una notizia. Quanti non la considerano una notizia sono gli stessi che chiamano i migranti non PERSONE ma clandestini

  2. guevara

    forse per gabriele non è una notizia perche non è di particolare importanza, ma certo che
    per noi donne immigrante ma non ignorante è una notizia perche racconta la storia di molte.
    A me particolarmente mi ha fatto piacere leggere questa notizia perche veddo che c’e
    speranza, e perche ho capito che non solo la prima nemeno la ultima che fa questo
    sacrificio per amore!